Putin e le morti misteriose dei nemici: da Anton a Yushenkov, il destino di giornalisti, politici e oligarchi

Una serie di morti misteriose, negli ultimi vent'anni, hanno visto protagonisti tutti coloro che hanno osato criticare o contestare lo Zar

Putin e le morti misteriose dei nemici: da Anton a Yushenkov, il destino di giornalisti, politici e oligarchi
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 28 Dicembre 2022, 16:59 - Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 14:03

Per i nemici di Putin una lunga scia di sangue. Una serie di morti misteriose, negli ultimi vent'anni, hanno visto protagonisti tutti coloro che hanno osato criticare o contestare lo Zar. L'ultimo episodio, domenica scosa, in India. Pavel Antov era un parlamentare del partito Russia Unita. A giugno aveva criticato la guerra decisa da Putin in Ucraina. Domenica è morto: è precipitato dal terzo piano di un hotel di Rayagada, nello Stato indiano dell'Odisha. Le autorità locali hanno ipotizzato per Antov il sucidio causato dallaa depressione per la scomparsa, due giorni prima, «apparentemente per un attacco cardiaco», dell'amico Vladimir Budanov, anche lui russo, che faceva parte del gruppo di quattro turisti arrivati all'hotel qualche giorno prima per la festa organizzata per il 66esimo compleanno di Antov. Una ipotesi che non ha convinto.

I precedenti e i sospetti

Il sito Business Insider ha messo in fila tutti i precedenti, a partire dal 2003, quando morì un politico russo, Sergei Yushenkov. Aveva 53 anni. Esponente di  Russia Liberale, aveva indagato su misteriosi attentati dinamitardi e sulla gestione della crisi degli ostaggi del teatro di Mosca.

Il 17 aprile 2003 è stato ucciso a colpi di pistola davanti alla sua abitazione.

Un anno dopo tocca a Paul Klebnikov, responsabile dell'edizione russa di Forbes che stava indagando sulla dilagante corruzione nel Paese. Aveva 41 anni quando, uscendo dal suo ufficio, fu avvicinato da alcune persone su un'automobile: gli spararono a bruciapelo.

 

I giornalisti e gli oligarchi

Nell'ottobre del 2006 muore uno dei simboli del giornalismo coraggioso che ha sfidato Putin: la quarantottenne Anna Politkovsaya. Aveva scritto il libro "La Russia di Putin" accusando lo Zar di trasformare il Paese in uno stato di polizia. Anche lei fu uccisa a colpi di arma da fuoco da dei sicari. Un mese dopo, una nuova vittima: il dissidente ed ex agente del Kgb Alexander Litvinenko morì per avvelenamento da radiazioni del polonio-210 tre mesi dopo avere mangiato e bevuto in alcuni locali di Londra.

Nel 2009 muore un'altra giornalista, che in alcune occasioni aveva collaborato con la Politkovsaya. Aveva documentato una serie di violazione dei diritti umani in Cecenia: Natalia Estemirova, 51 anni, viene rapita a Grozny. Il suo cadavere sarà ritrovato in un bosco, con segni di ferite da colpi di arma da fuoco.

Nel marzo del 2013 è la volta dell'oligarca Boris Berezovsky, in esilio nel Regno Unito dopo la sua rottura con Putin: è stato trovato morto nella sua casa di Ascot, le cause non sono mai state chiarite.

All'ex deputato Boris Nemtsov, protagonista di una conferenza stampa sulla corruzione e gli abusi alle Olimpiadi di Sochi, spararono alle spalle nel febbraio del 2015. 

In un hotel di Washington la morte, nel novembre 2016, di Mikhail Lesin, ministro dell'Informazione russo, fondatore della rete televisiva Russia Today. Accusato di corruzione, stava valutando di collaborare con l'Fbi. Cause del decesso: "trauma da corpo contundente".

Più di recente - arriviamo all'agosto scorso - c'è il caso di Dan Rapoport,  uomo di affari russo che aveva condannato l'aggressione dell'Ucraina. Fu trovato morto in un condominio di Washington. Un mese dopo il presidente della Lukoil, Ravil Maganov, anche lui critico verso il conflitto, è morto cadendo dalla finestra di un ospedale di Mosca.  

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