Mar Rosso, ecco i danni ai porti italiani: cosa sta succedendo? Le due navi Martinengo e Fasan per la missione Ue

Vertice a palazzo Chigi sulla crisi di Trieste, Gioia Tauro, La Spezia e Genova

Mar Rosso, ecco i danni ai porti italiani: cosa sta succedendo? Le due navi Martinengo e Fasan per la missione Ue
di Francesco Bechis e Gabriele Rosana
5 Minuti di Lettura
Lunedì 15 Gennaio 2024, 22:27 - Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 12:21

«Il danno economico e gia iniziato per i nostri porti, soprattutto quelli del Sud, ma anche quello di Genova». Lo dice il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. E nel governo la linea è condivisa: partecipare a una missione navale nel Mar Rosso contro gli Houthi, a patto di muoversi passo passo insieme all’Unione europea. I timori anche: se i missili sparati dallo Yemen dai miliziani filo-iraniani continueranno a terrorizzare i mercantili che transitano nel Canale di Suez, l’Italia e i suoi porti nel Mediterraneo pagheranno un prezzo altissimo. Quattro in particolare: Genova, Gioia Tauro, La Spezia e Trieste.

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È un quadro inquietante quello abbozzato nei rapporti riservati del governo.

Finiti sul tavolo di un vertice ieri pomeriggio a Palazzo Chigi fra Tajani, Guido Crosetto e il sottosegretario con delega all’intelligence Alfredo Mantovano. Sono ore di grande apprensione.

@ilmessaggero.it Gli Usa e la Gran Bretagna hanno lanciato attacchi contro postazioni Houthi in Yemen dopo che i miliziani hanno sfidato il monito a non proseguire i loro raid nel Mar Rosso. Ma cosa sta succedendo? Chi sono gli Houthi e perché rischiano di paralizzare il commercio mondiale? #ilmessaggero #houthi #yemen #marrosso #israele #gaza #palestina #guerra #perte ♬ Powerful songs like action movie music - Tansa

 
I TIMORI
L’ultimo attacco degli Houthi, che ieri hanno colpito con un missile il mercantile di una compagnia americana quotata in borsa, racconta uno scenario in evoluzione. Non è ancora una guerra, ma ci assomiglia. «Le navi che oggi attraversano il Canale di Suez sono circa 250 rispetto alle 400 di prima del peggioramento della situazione nel Mar Rosso», sottolinea Tajani. Se la crisi dovesse durare «le compagnie di navigazione potrebbero rinunciare a entrare nel Mediterraneo optando per i porti in Nord-Europa» spiegano i report dell’esecutivo. Un riassetto delle rotte commerciali in direzione di Rotterdam che avrà un impatto devastante sui porti italiani, «riducendone la centralità del Mediterraneo nella rotta commerciale che collega l’Asia all’Europa e agli Stati Uniti». L’allerta suona anche a Bruxelles: «Ci sono crescenti preoccupazioni sui rischi al ribasso provocati da quanto sta accadendo nel Mar Rosso», ha detto ieri il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni arrivando all’Eurogruppo. L’Italia farà la sua parte. Come? All’interno di una missione navale rigorosamente concordata con l’Ue, è la linea impartita direttamente dalla premier Giorgia Meloni. Nessuno può permettersi «scatti in avanti», il refrain ai vertici del governo, anche perché potrebbero innescare un durissimo scontro con le opposizioni in Parlamento. 


Lunedì l’Ue concorderà una tabella di marcia al Consiglio Affari esteri, abbozzata oggi al Cops, la riunione degli ambasciatori Ue. «Vedremo se l’Europa riuscirà a costruire un’operazione a tutela di se stessa e dei propri commerci: potrà mandare navi che possono difendere se stesse e le navi che scorteranno e respingere gli attacchi degli Houthi - ha detto ieri Crosetto da Bruno Vespa a “Cinque minuti” - noi non possiamo fare l’attacco preventivo, per la Costituzione e per legge». A Palazzo Chigi ha intanto preso forma la linea italiana. Una missione europea ex-novo nel Mar Rosso richiederebbe una modifica al decreto missioni e un voto in aula che però non si può avere prima di luglio. Troppo tardi. Più probabile un compromesso a cui si arriverà lunedì a Bruxelles. E cioè spostare gran parte delle navi militari di Atalanta, la missione Ue anti-pirateria al largo della Somalia, e inviarle nel Mar Rosso con nuove regole di ingaggio: difendere i mercantili e rispondere al fuoco solo se attaccate dagli Houthi. È considerata questa la via più rapida per mobilitare forze nell’area: l’Italia, che da febbraio guiderà Atalanta, metterà a disposizione le due fregate Martinengo e Fasan, dotate di sistemi anti-missile Aster-15 e Aster-30. Una seconda opzione prevede di ampliare la missione Ue Agenor nello stretto di Hormuz. Ma è a guida francese e l’idea non suscita entusiasmo a Palazzo Chigi. 


In ogni caso Roma sarà in campo. E non è escluso che il comando della missione possa nascere proprio nella Capitale. A convincere Meloni e il governo, si diceva, le stime da capogiro sul conto economico che la crisi del Mar Rosso presenterà all’Italia. Nel 2023 tra quelle acque e il Canale di Suez è passato il 40 per cento dell’interscambio marittimo italiano: 154 miliardi di euro. Ma c’è di più: «La rotta atlantica per i porti italiani alternativa al Mar Rosso richiede tempi di transito superiori di circa 14 giorni rispetto alle rotte tradizionali», si legge nei rapporti del governo, «i giorni di ritardo inciderebbero sulla ri-programmazione dell’impiego delle navi e quindi sugli arrivi e le partenze anche da e per i porti italiani». Per l’Ue le conseguenze «potrebbero materializzarsi nelle prossime settimane», ha ammonito ieri Gentiloni. 
 

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