Islanda, domani lo sciopero delle donne per la parità di retribuzione: tra i partecipanti anche la prima ministra

Previste oltre 25.000 persone nel centro di Reykjavík, per quella che sarà la prima protesta di una giornata intera dopo 48 anni

Islanda, domani lo sciopero delle donne per la parità di retribuzione: tra i partecipanti anche la prima ministra
4 Minuti di Lettura
Lunedì 23 Ottobre 2023, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 13:08

Per la prima volta dopo 48 anni, decine di migliaia di donne e persone non binarie scenderanno in piazza in Islanda per scioperare contro il divario di retribuzione tra uomini e donne e contro le violenze sessuali di genere. Ad aderire, oltre a lavoratori dell'industria della pesca, insegnanti e infermiere, anche la prima ministra islandese, Katrín Jakobsdóttir, che ha detto di voler «mostrare solidarietà alle donne islandesi».

In Marocco la condizione femminile migliora ma solo per poche, restano alte le differenze di genere

Lo sciopero

Saranno decine di migliaie le donne e le persone non binarie che domani sciopereranno in Islanda contro il cosiddetto gender pay gap e contro le violenze sessuali di genere. Un'interruzione del lavoro retribuito e non retribuito, comprendente anche il lavoro domestico, che spesso spetta alla donne. «La violenza contro le donne e il lavoro sottopagato sono due facce della stessa medaglia e hanno effetto l’una sull’altra», ha detto al Guardian Drifa Snaedal, una delle organizzatrici della protesta. L'evento segnerà il primo sciopero di un'intera giornata delle donne dal 1975, quando il 90% delle donne islandesi scese in piazza rifiutandosi di lavorare per quello che venne chiamato "kvennafrí", il giorno libero delle donne.

Un momento importante per la storia del Paese, che diede il via ad una serie di riforme: cinque anni dopo, infatti, Vigdís Finnbogadóttir diventò la prima donna al mondo ad essere democraticamente eletta come capo di stato.

Quarantotto anni dopo, però, la richiesta di valorizzare il lavoro delle donne è rimasta insoddisfatta. Nonostante siano considerate dal Forum economico mondiale «leader globali in materia di uguaglianza di genere», in alcune professioni le donne islandesi guadagnano ancora il 21% in meno degli uomini e oltre il 40% delle donne ha subito episodi di violenza di genere. Secondo Freyja Steingrímsdóttir, una delle organizzatrici dello sciopero e direttrice delle comunicazioni della BSRB, la Federazione islandese dei lavoratori pubblici, «Si parla di noi, si parla dell'Islanda, come se fosse un paradiso per l'uguaglianza. Ma un paradiso dell’uguaglianza non dovrebbe avere un divario salariale del 21% e un 40% di donne che subiscono violenza sessuale o di genere nel corso della loro vita. Non è questo ciò per cui le donne di tutto il mondo si battono».

Nonostante ci siano stati altri scioperi dal 1975, quello di domani sarà il primo a durare una giornata intera. A partecipare, 40 organizzazioni diverse unite dallo slogan «Kallarðu þetta jafnrétti?», ovvero «Tu chiami questa uguaglianza?». Presenti almeno 25.000 persone nel centro di Reykjavík, oltre a molte altre sparse negli altri dieci eventi nel resto del Paese.

La presenza della prima ministra

Dopo aver annunciato la sua partecipazione, la prima ministra islandese Jakobsdóttir ha detto di «manifestare solidarietà alle donne islandesi», a cui da tempo dedica la sua attenzione politicamente ed economicamente.

Come anticipato, allo sciopero parteciperanno anche le persone non binarie:«Lo facciamo perché stiamo tutti combattendo lo stesso sistema, siamo tutti sotto l’influenza del patriarcato, quindi abbiamo pensato che avremmo dovuto unire le nostre lotte», ha detto Steingrímsdóttir.

© RIPRODUZIONE RISERVATA