L'arsenale di Hamas, officine segrete nei tunnel e missili d’importazione: sfruttata la tecnologia offerta dall’Iran

Per le armi prodotte in casa i terroristi sfruttano la tecnologia offerta dall’Iran

Hamas, officine segrete nei tunnel e missili d’importazione: il ricco arsenale
di Mauro Evangelisti
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Martedì 10 Ottobre 2023, 22:50 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 10:50

La fetta di terra più sigillata e controllata al mondo in realtà era un colabrodo da cui sono passate non solo le armi, ma anche tecnologia e componenti che hanno consentito ad Hamas di produrre missili e razzi, con know-how iraniano, in tale quantità da far sì, in questi primi tre giorni dall’inizio della guerra, di lanciarne almeno 4-5mila. E secondo molti analisti l’arsenale dentro Gaza non è stato prosciugato. Anzi, visto che la preparazione dell’operazione è stata lunga e meticolosa, probabilmente Hamas e le altre organizzazioni hanno fatto ampie scorte. Questo alimenta le incognite: cosa potrà succedere quando inizierà l’avanzata via terra dell’esercito israeliano?

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LA LEVA

«Hamas si aspettava questa mossa - spiega il professor Raffaele Marchetti, prorettore con Delega all’internazionalizzazione della Luiss di Roma - e dunque è probabile che abbia sviluppato una sofisticata strategia di difesa.

Militare e politica. Militare perché ha predisposto una serie di trappole per colpire l’esercito israeliano quando proverà a entrare. Ma c’è anche la trappola politica: se Israele invade, con inevitabili perdite di vite umane tra i palestinesi, potrebbe indurre altri soggetti a entrare in partita, pensiamo a Hezbollah o alla Cisgiordania. Potrebbero mobilitarsi altri nemici di Israele a Nord. Entrando a Gaza, l’esercito israeliano concentrerà forze a Gaza e dunque sarà più vulnerabile a Nord. Per questo potrebbe non essere così importante per Hamas avere un arsenale sterminato: ciò che serviva era la leva iniziale che rendesse inevitabile la dura reazione di Israele in modo da raggiungere, dal punto di vista di Hamas, l’obiettivo politico della mobilitazione più ampia».

Come mai i controlli di Israele non hanno funzionato? Prima di tutto, va sempre tenuto conto che a sud la Striscia di Gaza confina con l’Egitto, su un lato c’è il mare, ma soprattutto gioca un ruolo importante una sofisticata e complessa rete di tunnel da cui storicamente passa il materiale. I tunnel saranno usati anche per contrastare la prevista avanzata israeliana da terra. Per questo gli esperti militari si aspettano che Hamas e le altre organizzazioni possano avere ancora un ampio arsenale, anche un numero pari ai missili già usati, oltre a una dotazione molto ampia di artiglieria leggera. Già nove anni fa, il Daily Mail mostrò le foto in cui i militanti delle Brigate Izz al-Din al-Qassam, braccio armato di Hamas, marciavano a Gaza con una vasta dotazione di armi, a partire da razzi e missili prodotti nelle officine presenti nella Striscia. E poi mortai, fucili d’assalto, lanciarazzi, mitragliatrici. Se è vero che la preparazione del piano di assalto armato, preceduto da un diluvio di missili, è durata almeno un anno, c’è stato il tempo per accumulare scorte. Con l’aiuto e i finanziamenti dell’Iran, come raccontava l’altro giorno una ricostruzione del Washington Post.

CANALI

Sintesi del professor Raffaele Marchetti, coautore del libro “Manuale di politica estera italiana”: «I canali di accesso delle armi sono i famosi tunnel. Ogni tanto gli israeliani ne demoliscono qualcuno, ma poi i palestinesi ne costruiscono altri. Passano tutti i tipi di materiale proibito che siano armi pronte o componenti da assemblare in loco con istruttori adeguati. Il fatto che i terroristi sabato siano riusciti a passare così facilmente il confine meridionale mi fa venire anche qualche sospetto che alla fine non sia così ben sorvegliato. Ma il vero punto debole sono i tunnel che passano nella parte meridionale di Gaza e arrivano dall’Egitto. Credo meno alle forniture via mare. L’intelligence israeliana ha sottovalutato ciò che stava succedendo a Gaza». Tanto da non comprendere che all’interno era aumentata la produzione di armi. «C’è stato un abbassamento della guardia, dell’attenzione, che ha permesso ai palestinesi di sviluppare questo tipo di tecnologia. Hamas è divenuta più sofisticata sia come strategia, sia come produzione di materiale, e probabilmente hanno avuto aiuto da consiglieri esterni. Bisogna guardare all’Iran». Secondo il Washington Post negli ultimi anni Hamas ha beneficiato non solo di enormi flussi di denaro da Teheran, ma anche del sostegno per la produzione di razzi e droni con sistema di guida avanzati. Al Jazeera - network che fa capo al Qatar - ipotizza in queste ore l’uso di ordigni devastanti da parte di Israele, i bunker busters, che entrano in profondità, proprio per demolire i tunnel.

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