Gauguin, nei musei del mondo 13 quadri falsi. la denuncia di un collezionista: «L'artista non poteva più dipingere»

Gauguin, nei musei del mondo 13 quadri falsi. la denuncia di un collezionista: «L'artista non poteva più dipingere»
di Francesca Pierantozzi
4 Minuti di Lettura
Lunedì 10 Agosto 2020, 07:02 - Ultimo aggiornamento: 07:46
Artista maledetto e genio, padre del primitivismo, post-impressionista, pre-simbolista, colonialista e anticolonialista, razzista, femminista e stupratore, re dei mercati adorato da galleristi e collezionisti e oggi, per finire, anche falso. Gauguin passò la vita a fuggire la pace, e la pace continua a non trovarla. Questa volta è l'ultimo anno della sua vita e le sue ultime tele tredici per l'esattezza - dipinte tutte a Hiva Oa, nelle Isole Marchesi, in Polinesia, a creare la polemica. Sono esposte nei più importanti musei del mondo, a Washington, Boston, Praga, Gerusalemme o Zurigo, ma sarebbero tutte opera di un volgare falsario anzi, peggio, di un meschino imbroglio voluto e organizzato dal famoso mercante d'arte Ambroise Vollard, già amico di Cézanne, Van Gogh e più tardi di Matisse e Picasso. Questa almeno è la convinzione di Fabrice Fourmanoir, collezionista, artista e esperto d'arte, discepolo di Gauguin («come lui amo le donne, l'arte e la Polinesia»), oggi residente nel pueblo di Sayulita, in Messico. Nonostante le sue eccentricità e i toni vagamente megalomani, Fourmanoir ha guadagnato credibilità quando, lo scorso gennaio, il Getty Museum di Los Angeles è stato costretto a dargli ragione e a radiare dalla sua collezione L'idole marquisienne scultura satanica di una testa umana con corna, che il museo si era aggiudicato per 3 milioni di dollari nel 2002. Erano mesi che Fourmanoir si sgolava a dire che si trattava di un fake. Diceva che aveva recuperato una foto in cui la statuetta appariva in Polinesia ben prima dell'arrivo di Gauguin.



DECLASSAMENTI
«È la prima volta che l'opera d'arte di un grande artista viene declassata in questo modo» aveva commentato Fourmanoir, annunciando ben altri declassamenti in vista per Gauguin, anzi, di più: «il più grande scandalo della storia dell'arte». Per Fourmanoir, che è anche gallerista e che a Gauguin ha dedicato una vita di studi, pur se non sempre accademici, i dubbi non esistono: tutte le tele dipinte nell'anno della morte, il 1903, sono false. «Gauguin non era più in grado di dipingere, era troppo debole. Tutti quei quadri sono esposti in grandi musei, tra i quali la National Gallery of Art di Washington e il Museum of Fine Arts di Boston. Per fortuna non in Francia, dove gli esperti sono stati più prudenti» ha detto Fourmanoir al Journal du Dimanche. Qualche giorno fa era stato il Washington Post a dedicargli una pagina. E adesso anche gli esperti più ortodossi cominciano a dargli qualche credito, con molta prudenza. «È un ricercatore interessante e conosce molto bene l'arte nel Pacifico» ammette Sylvie Crussard, una delle più stimate esperte di Gauguin al mondo: «ma sulle ultime tele penso davvero che si sia un po' troppo lasciato trasportare dall'immaginazione». Tra i quadri incriminati, L'Invocation, oggi a Washington (gli esperti criticano una pennellata goffa e una donna senza grazia) e le Donne con un cavallo, in cui l'occhio avvertito vede una vegetazione sullo sfondo incompatibile con l'ultimo periodo alle Isole Marchesi. Fourmanoir racconta di aver avuto conferma a quello che l'occhio gli aveva già suggerito quando, nel 1992, trovò da un rigattiere polinesiano la bozza di una lettera di Gauguin: «In miseria, isolato e malato, il pittore aveva redatto una lista delle sue opere. Quando ho confrontato questo elenco con quello del mercante Ambroise Vollard, che si occupava del mercato delle tele di Gauguin e degli impressionisti, mi resi conto che c'era qualcosa che non andava. Ho continuato a fare ricerche fino ad arrivare alla conclusione che Vollard aveva organizzato la produzione di falsi Gauguin, nel momento in cui aveva capito che al pittore non restava molto da vivere». Se Gauguin morì in miseria, malato e solo, detestato in Francia e poi in Polinesia, le sue opere sono presto diventate capolavori per critici e mercanti e negli anni 90 le loro quotazioni sono esplose. «Il dubbio sta provocando un'ondata di panico nel mondo dell'arte» ammette Sylvie Crussard, che lavora a un catalogo ragionato di tutte le opere di Gauguin per il Wildenstein Plattner Institute di Parigi. A dicembre, Te Bourao II una delle sue ultime tele (ma non del 1903) è stata venduta a Parigi per 7 milioni di euro. E in piena polemica sull'opportunità di esporre ancora Gauguin nei musei, non per i dubbi sull'autenticità dei suoi dipinti, ma per la sua condotta morale. In Polinesia, il pittore non nascose mai le sue relazioni con giovani e giovanissime.

© RIPRODUZIONE RISERVATA