Scoperta in Egitto la statua del faraone più potente: Ramses II "parla" dopo 3000 anni

Gli archeologi hanno scavato in un tempio nel sito di Heliopolis, la "città del sole" vicino al Cairo: trovati frammenti di ritratti di reali fino a 4000 anni fa

Scoperta in Egitto la statua del faraone più potente: Ramses II "parla" dopo 3000 anni
di Laura Larcan
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Sabato 25 Marzo 2023, 11:15 - Ultimo aggiornamento: 20:04

Ramses II, il sovrano più potente dell’antico Egitto, vissuto più di tremila anni fa, torna a “parlare”. Lo fa attraverso una statua riportata alla luce dagli interri di un tempio presso la città di Heliopolis, famoso sito archeologico incastonato nella porzione nord-orientale dell’odierna Cairo. E Ramses non è da solo. L’aspetto sorprendente della notizia è che gli archeologi hanno scoperto nel tempio una serie di statue di antichi reali egizi. Come una sorta di consesso degli dei. Una corte reale a presiedere il tempio. Un edificio sacro fondato dallo stesso Ramses II.

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Ramses II torna a parlare, la scoperta

La notizia, annunciata dalle autorità del Ministero del turismo e delle antichità d’Egitto, ha catalizzato l’attenzione mediatica internazionale.

Come riporta il DailyMail, le statue scoperte «raffigurano anche Ramses IX, Horemheb e Psamtik II, che regnò rispettivamente dal 1126 a.C. al 1108 a.C., dal 1323 a.C. al 1295 a.C. e dal 595 e 589 a.C. Le opere sono state trovate durante gli scavi del Tempio del Sole di Matariya a Heliopolis». Il faraone Ramses II è un personaggio carico di suggestione.

Noto anche come Ramses il Grande o Ozymandias, fu il terzo della XIX dinastia egizia e regnò per 66 anni, dal 1279 a.C. al 1213 a.C. Come riporta il Guardian, ha guidato diverse spedizioni militari e ha ampliato l’impero egiziano per estendersi dalla Siria a est fino alla Nubia (Sudan settentrionale) a sud. I suoi successori lo chiamarono il Grande Antenato. Persino la poesia moderna romantica lo celebra. Il sonetto “Ozymandias” di Percy Bysshe Shelley del 1818, che conteneva la frase “Guarda le mie opere, o potente, e disperati!», è stato scritto subito dopo che il British Museum ha acquisito un grande frammento di una statua di Ramses II del XIII secolo a.C. I riflettori degli archeologi ora sono puntati su Heliopolis, considerato dagli antichi egizi il luogo in cui viveva il dio del Sole.

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Non a caso il suo nome significa “città del sole” in greco antico: ospitava uno dei più grandi templi in Egitto, quasi il doppio del tempio di Karnak a Luxor. Come spiega il DailyMail, «i templi del sole furono costruiti tra il 1550 e il 1070 a.C. e furono dedicati al culto del dio del sole, Ra. I faraoni erano visti come la rappresentazione terrena di Ra, quindi erano responsabili del mantenimento di questi templi». Solitamente, i templi erano costruiti come un ampio cortile aperto circondato da stanze. Qui un obelisco di pietra ne diventava simbolo, evocando i raggi del sole. Avevano inoltre la caratteristica di ospitare un corteo di statue ad evocare le divinità adorate. Tutti giganti scolpiti in pietra o metallo, adornate spesso con pietre preziose e decorazioni. Lo scopo era quello di accrescerne l’effetto visivo al cospetto dei seguaci. Il potere divino sulla terra.

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