Trump, sondaggi fanno tremare Biden: il tycoon verso la nomination repubblicana

Ma l'ex presidente deve affrontare ben 91 accuse penali

Trump, sondaggi fanno tremare Biden: il tycoon verso la nomination repubblicana
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Domenica 3 Marzo 2024, 17:51 - Ultimo aggiornamento: 19:39

Donald Trump si avvicina alla nomination repubblicana dopo le vittorie riportate nei caucus in Missouri, Michigan e Idaho. «Sono avviato a razzo verso la nomination», ha affermato Trump, 77 anni, in un discorso in Virginia, dove migliaia di persone sono rimaste in coda ore per ascoltare l’ex presidente che ha parlato in vista del «super Tuesday» di martedì in cui voteranno per le primarie 15 Stati. L’ultima rivale rimasta è l’ex governatrice della Carolina del sud, Nikki Haley, ma ha molti meno delegati di Trump. Fino a ora Trump si è assicurato 247 delegati, mentre Haley ne ha solo 24.

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Sebbene le primarie e i caucus proseguiranno fino a giugno, è ampiamente previsto che Trump e Biden alla fine saranno i candidati presidenziali del 2024 dei rispettivi partiti, come lo sono stati nel 2020. Benché entrambi non godano di ampia popolarità. Biden, 81 anni, suscita perplessità diffuse riguardo alla sua età e alla sua lucidità, mentre molti elettori non condividono la sua gestione dell’economia e dell’arrivo dei migranti al confine tra Stati Uniti e Messico. Da parte sua Trump, 77 anni, solleva critica circa l’idoneità alla carica, in particolare perché deve affrontare 91 accuse penali. Ma nel complesso quasi la metà degli americani ritiene che le politiche di Joe Biden li abbiano danneggiati, la maggioranza ritiene che l’economia versi in pessime condizioni e il 48% voterebbe per Donald Trump il 4 novembre.

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Trump-Biden, il nuovo sondaggio

A otto mesi dalle elezioni e a pochi giorni dal discorso sullo Stato dell’Unione, che Biden terrà il 7 marzo, l’ultimo sondaggio del New York Times piomba come un macigno sul fine settimana del presidente a Camp David, mai così poco apprezzato da tre anni a questa parte.

Il sondaggio del quotidiano in collaborazione con Siena College lancia una serie di segnali allarmanti per il partito democratico e il suo leader. Primo, la difficoltà del presidente a raccogliere il voto di donne, afroamericani e ispanici, tradizionalmente elettori dem. Secondo, nonostante Biden stia correndo praticamente da solo in queste primarie sono tanti gli elettori del partito, soprattutto under 45, che ritengono il presidente ottantunenne non adatto alla candidatura e ad altri quattro anni alla Casa Bianca. Infine, la sua scarsa capacità di unire attorno a sé elettori e partito, laddove il rivale Trump ha una quasi totale presa sui repubblicani con il 97% di coloro che lo hanno votato quattro anni fa pronti a sostenerlo di nuovo e il 10% di chi aveva scritto il nome di Biden pronto a scegliere il tycoon. Numeri alla mano, il 48% degli americani voterebbe per l’ex presidente contro il 43% che si schiera con Biden, il cui operato è disapprovato «fortemente» dal 47%, la quota più alta in un sondaggio del New York Times dall’inizio del suo mandato. Non solo, secondo l’indagine effettuata qualche giorno fa, lo storico vantaggio che i democratici hanno rispetto all’elettorato nero e alla classe operaia si è eroso. Nel 2020, infatti, Biden ha conquistato il 72% di questa categoria, con un vantaggio del 50% su Trump, mentre al momento, almeno tra i lavoratori bianchi, c’è quasi un testa a testa tra i due rivali, il 47% del presidente contro il 41% del tycoon.

 

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Trump, i problemi giudiziari

Quanto ai guai giudiziari di Trump, la percentuale di coloro che ritengono che abbia commesso crimini federali è calata dal 58% di dicembre al 53% ed è comunque un dato positivo per il tycoon, perché quella percentuale di americani lo voterebbe pur credendo che abbia compiuto dei reati. Sulle principali questioni nazionali e internazionali al centro della campagna, il 49% degli elettori vuole un pugno più duro al confine con il Messico, contro il 43%, mentre per quanto riguarda la guerra a Gaza il 40% degli americani ha dichiarato di simpatizzare con Israele e di questi il 70% afferma di sostenere Trump. Un dato sorprendente se si considera quanto Biden si sia speso in favore di Israele dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Inaspettatamente, invece, del 24% degli americani che si schiera dalla parte dei palestinesi il 68% dice che voterebbe il presidente, nonostante le recenti proteste e il boicottaggio degli araboamericani alle primarie in Michigan.

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Trump-Biden, ci sono sovrastime?

Nel complesso, il sondaggio evidenzia che Trump mantiene il sostegno del 97% dei suoi sostenitori del 2020, mentre Biden ha al fianco solo dell’83% dei suoi ex elettori. Indicazioni che Michael Tyler, direttore delle comunicazioni Biden-Harris 2024 interpellato da Newsweek, invita a valutare con prudenza: «I sondaggi continuano a essere in disaccordo con il modo in cui votano gli americani. Sovrastimano costantemente Donald Trump e sottovalutano il presidente Biden. Che si tratti di elezioni speciali o delle primarie presidenziali, il comportamento effettivo degli elettori rivela molto di più di qualsiasi sondaggio e ci dice una cosa molto storia chiara: Joe Biden e i democratici continuano a ottenere risultati superiori alle aspettative, mentre Donald Trump e il suo partito sono deboli, a corto di soldi e profondamente divisi». Lo staff del presidente sta lavorando al discorso sullo stato dell’Unione, considerato la principale occasione per cambiare la percezione pubblica su Biden e rilanciare così la campagna elettorale. Tra le mosse che potrebbe annunciare prima del discorso del 7 marzo c’è un ordine esecutivo per arginare il flusso record di migranti al confine con il Messico. Un’iniziativa che gli consentirebbe di presentarsi in Congresso potendo rivendicare un’azione concreta.

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