Il "patto della moda" per tutelare l'ambiente al G7

Il "patto della moda" per tutelare l'ambiente al G7
di Francesca Pierantozzi
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Sabato 24 Agosto 2019, 12:27 - Ultimo aggiornamento: 13:20


PARIGI Segno del tempo che fa a Biarritz, dove da oggi sono riuniti i grandi del G7, quest'anno non ci sarà nessuna dichiarazione finale comune al termine del vertice. Lo ha deciso il padrone di casa Emmanuel Macron per chiarire subito le cose: di posizioni comuni non se ne troveranno, al limite convergenze o spaccature evitate, come sul nucleare iraniano, la guerra in Siria, la carta sulla biodiversità. Il presidente francese si è voluto pragmatico, dicendo basta «ai comunicati che alla fine nessuno legge e che sono solo il risultato di interminabile cagnare burocratiche».

L'ORDINE DEL GIORNO
Prima di entrare nel vivo dei disaccordi, Macron punta almeno a mettere all'ordine del giorno del pianeta il tema che ha scelto come filo conduttore: la lotta alle disuguaglianze. Ieri è arrivato un primo annuncio per un partenariato di Biarritz, in cui il G7 si impegna «a eliminare le discriminazioni nei confronti delle donne» e a «battersi per nuovi diritti e migliori pratiche». Sull'ambiente, sempre ieri, sono arrivati a dargli manforte non i colleghi capi di stato e di governo ma i patron dei più grossi gruppi tessili e della moda del mondo, da Prada a H&M a Adidas al colosso del lusso Kering. Il settore - tra i più inquinanti del pianeta, responsabile del 20 per cento delle emissioni globali di acque reflue e del 10 per cento di anidride carbonica - ha deciso di mobilitarsi e ha presentato un patto della moda per ridurre del 30 per cento le emissioni di inquinanti entro il 2030. Il patto prevede di arrivare a zero emissioni di CO2 entro il 2050 anche se non si precisa come ognuno intenda raggiungere l'obiettivo. Di sicuro i grandi gruppi hanno escluso di salvare l'ambiente vietando le delocalizzazioni e producendo vestiti a chilometri zero o limitando la fast fashion e la moltiplicazione delle collezioni. «Tra il 2000 e il 2014 il consumo di vestiti nel modo è raddoppiato, bisognerebbe rivedere tutto il modello, produrre vestiti che durino più a lungo e che non emettano micro-plastiche quando sono lavati» ha notato Pierre Cannet di Wwf Francia.

Oggi si entrerà nel vivo delle discussioni, con una cena inaugurale quasi tutta dedicata all'emergenza in Amazzonia. Sugli altri argomenti, Macron ha cercato di preparare il campo a monte, in particolare sul nucleare iraniano. Ieri il presidente francese ha incontrato all'Eliseo il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif per evocare l'accordo sul nucleare (JCPOA) che Donald Trump ha bruscamente lasciato nel 2018. Il dossier sarà di nuovo sul tavolo nel fine settimana a Biarritz. Ma se il ministro Zarif ha dichiarato che ci sono «punti di accordo» con Macron, Donald Trump ha più volte fatto sapere al collega francese di non apprezzare il suo dinamismo sulla questione e gli ha rimproverato «di parlare troppo a nome degli Stati Uniti».

LA TASSA
Con Trump scintille sono prevedibili sulla tassa mondiale sui colossi del digitale (che la Francia ha deciso di applicare unilateralmente) e sulla guerra commerciale tra Usa e Cina, che rischia di aggravare i rischi di recessione, già di per sé alti. Senza contare la Brexit, con il premier britannico Boris Johnson corteggiato da Donald Trump, ben contento di un no deal che toglierebbe intralci europei alle relazioni commerciali. Una riunione europea è prevista per oggi pomeriggio con Macron, Merkel, il dimissionario Giuseppe Conte e il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk per testare ancora le possibilità di un accordo entro il 31 ottobre.
Il presidente francese è arrivato a Biarritz ieri sera. La città è blindata. Quasi tredicimila i gendarmi, poliziotti e militari che la sorvegliano. Accampati nel vicino paese basco i militanti altermondialisti. Il vertice si svolge all'Hotel du Palais, un sontuoso palazzo secondo impero. Un luogo consono a una riunione che per molti è ormai obsoleta. I Sette non sono più così Grandi: quando crearono il loro club rappresentavano il 70 per cento della ricchezza mondiale, oggi è scesa a meno del 40 per cento.
 

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