Giuliana, supercampionessa di marcia: «Abusata a 10 anni da uno zio, la mia vita distrutta»

Giuliana Salce, la supercampionessa di marcia: «Abusata a 10 anni da uno zio, la mia vita distrutta»
di Monica Riccio
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Martedì 12 Novembre 2019, 09:53 - Ultimo aggiornamento: 13:32

Uno, nessuno e centomila. Comincia in stile pirandelliano "Tacco e punta, Giuliana, tacco e punta!" il libro del giornalista Massimiliano Morelli dedicato ad una delle leggende della atletica leggera femminile, Giuliana Salce, campionessa mondiale e detentrice di record nazionali e internazionali nella marcia, presentato nei giorni scorsi a Orvieto al Palazzo del Capitano del Popolo. La signora della marcia, atleta, mamma, regina della marcia ieri e operatrice ecologica oggi, si è raccontata a tutto tondo in un incontro organizzato dall'Associazione Cantiere Orvieto, ospite della campionessa orvietana di marcia Valeria Pedetti e difronte a tanti ragazzi delle scuole medie e superiori, accanto a un paio di scarpe da donna rosse.

Sessantaquattro anni, originaria di Ostia Antica, atleta inserita nella Hall of Fame - I migliori atleti italiani di sempre della Federazione Italiana della Atletica Leggera, protagonista di una, dieci, cento vite, Giuliana Salce ha ripercorso la propria difficilissima storia attraverso un dialogo a due con Morelli che ne ha raccontato i tanti alti e i tanti, tantissimi bassi. Nata in una famiglia di umili origini, padre operaio, madre negoziante, ultima di quattro sorelle, Giuliana viene abusata dallo zio all'età di dieci anni; la sua vita non sarà mai più la stessa. «Mi ha distrutto, rovinato la vita, non se ne poteva parlare allora, si diceva i panni sporchi si lavano in famiglia». Sposata, tradita da un uomo che definisce uguale allo zio, per tre volte si separa e per tre volte torna con lui, il suo allenatore, il padre dei due figli, Francesca («la figlia della atletica» e Barnaba «il figlio della sofferenza»).

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Giuliana nel frattempo rivoluziona il mondo della marcia. É forte, imbattibile, medaglia d'oro ai campionati del mondo di atletica leggera indoor di Parigi 1985, batte 17 volte il record del mondo. Poi si ferma perché nel 1987 denuncia per illecito sportivo nientemeno che la Fidal. Per un decennio resta ferma, soffre, sbaglia, cade, si rialza, conosce la povertà, («a mio figlio dicevo che quei pacchi alimentari ce li mandava una radio invece era la Caritas») continua a scontrarsi con la bulimia, la sconfigge, e ne esce forte, viva. Negli anni 2000 le viene proposto di cimentarsi con il ciclismo e Giuliana entra nella Nazionale master. Dopo qualche anno, le viene proposto di doparsi, resiste, poi cade («nascondevo le fiale nella scatola della pasta di acciughe»). Poi butta la bici da seimila euro e nel 2004 alla morte di Marco Pantani, scoppia, si autodenuncia e denuncia, perde gli sponsor, e ripiomba in un calvario. Da qui il ritorno a Ostia Antica nella sua casa natale dove oggi vive, con il secondo marito, una vita finalmente normale. Oggi è tornata a allenarsi «ma stavolta lo faccio per me». Una vita, quella di Giuliana Salce, sapientemente tracciata da Massimiliano Morelli, con una eleganza e una sobrietà che non ti aspetti da un cronista di vite, e che invece stupisce ad ogni pagina per tatto e sensibilità.


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