Macerata, finisce al Tar lo scontro
tra Cosmari e Fondazione Bandini

Il Cosmari (foto Calavita)
di Nicola Paciarelli
2 Minuti di Lettura
Giovedì 4 Dicembre 2014, 11:32 - Ultimo aggiornamento: 12:26
MACERATA - Presto si giocherà un nuovo round dello scontro tra Fondazione Giustiniani Bandini e Cosmari. L'ente che gestisce la riserva naturale statale dell'Abbadia di Fiastra è pronto a fare ricorso al Tar contro il provvedimento che ha autorizzato la costruzione dell'impianto fotovoltaico e di quello per la filmatura delle ecoballe.



Il nuovo capannone per la filmatura, stando ai documenti ufficiali, si sarebbe dovuto realizzare solo dopo il rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale. Quanto al fotovoltaico, sempre leggendo le carte, la Fondazione aveva sospeso il suo parere negativo, in attesa della conclusione della procedura Autorizzazione integrata ambientale e con riserva di esprimere parere motivato, cosa che non è mai successa.



La complicata questione si inserisce nella vicenda del rinnovo dell'Aia e del rilascio della Valutazione di impatto ambientale, richieste dal Cosmari, procedure che hanno subito uno stop quando, il 30 maggio scorso, la Fondazione ha espresso parere negativo chiedendo di annullare l'iter, tanto che gli atti sono stati inviati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha risposto tre giorni fa.



Nella lettera arrivata da Roma il primo dicembre ci sono tre elementi importanti: il primo è che il Consiglio dei Ministri non può annullare quanto svolto finora, come chiesto dalla Fondazione, perché tale competenza è della Provincia, che ora dovrà ricominciare da capo l'iter; il secondo è che la Fondazione può chiedere al Cosmari l'ordine di ripristino della situazione precedente, ovvero potrebbe chiedere di abbattere i due nuovi impianti, inaugurati a fine luglio.



C'è poi il terzo elemento, segnalato dalla Fondazione ad agosto 2014, ovvero la mancata presenza alle riunioni della Conferenza dei servizi della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, che avrebbe dovuto esprimersi sulla realizzazione dei due nuovi impianti. E' proprio la Soprintendenza che, a ottobre 2014, scrive: “Qualsiasi intervento di modificazione dello stato di fatto necessita, prima della realizzazione delle opere, dell'autorizzazione paesaggistica che implica l'acquisizione del parere obbligatorio e vincolante della Soprintendenza. Con significativo imbarazzo e disagio - si legge - constatiamo che agli atti non è presente alcuna richiesta riguardante le opere in questione e la Soprintendenza non ha espresso alcun parere a riguardo”.