La legge Cartabia potrebbe salvare un esponente della famiglia Ciarelli arrestato nel giugno scorso nell'indagine della Squadra Mobile di Latina sulle estorsioni del gruppo criminale. Il più giovane degli imputati, Ferninando Ciarelli, classe 1998, ha una posizione diversa rispetto agli altri perché deve rispondere di un episodio avvenuto allo stabilimento balneare Rive di Traiano a Terracina, dal quale fu allontanato in seguito a una rissa.
Il giovane, in quella occasione, minacciò il personale dello stabilimento urlando frasi pesanti: «Tu non sai chi sono io, io sono Ferdinando Ciarelli, vado a prendere il fucile e gli sparo». E ancora: «Mi devi chiedere scusa in ginocchio, se non lo fai ti sparo con il fucile, la tua famiglia piangerà un morto!». Tutto questo, secondo la Procura, con l'aggravante mafiosa legata all'uso del nome Ciarelli per la sua forza intimidatoria.
Ieri l'avvocato difensore, Marco Nardecchia, ha chiesto il non luogo a procedere invocando la legge Cartabia.
Per questo motivo il giudice, ieri, ha indicato il termine del 19 gennaio come data entro la quale potrà essere presentata la denuncia da parte delle due parti offese. Se ciò non dovesse accadere, l'accusa sarà di fatto archiviata con un non luogo a procedere.
Nell'udienza di ieri, la prima per gli imputati che hanno scelto il rito ordinario, non c'è stata nessuna costituzione di parte civile: nessuna parte offesa e neanche le istituzioni hanno avanzato la richiesta. Si tornerà in aula il 28 marzo.