Estorsioni con metodo mafioso attraverso Facebook, 15 arresti della polizia a Latina: colpito il clan Ciarelli

Commercianti e imprenditori vittime del clan: nessuna denuncia per paura di ritorsioni

Estorsioni con metodo mafioso attraverso Facebook, 15 arresti della polizia a Latina: colpito il clan Ciarelli
di Marco Cusumano
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Mercoledì 15 Giugno 2022, 07:36 - Ultimo aggiornamento: 19:42

Minacce ed estorsioni anche attraverso Facebook. La polizia ha eseguito 15 arresti in esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

I membri del clan Ciarelli sono accusati a vario titolo di estorsione, truffa, violenza privata, danneggiamento e lesioni, reati aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolazione mafiosa.

L’attività - spiega la Questura in una nota - è stata eseguita dalla Squadra Mobile di Latina, con la partecipazione di 4 equipaggi del reparto Prevenzione Crimine di Roma, il supporto di unità cinofile antidroga ed anti esplosivo e del reparto Volo di Partica di Mare, in collaborazione con le Squadra Mobili di Perugia, Teramo, Siracusa e Lecce, oltre che del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria - Nucleo Regionale Lazio e dei reparti penitenziari degli altri istituti interessati.

L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, si è sviluppata a seguito degli approfondimenti svolti in merito alle dichiarazioni rese in diversi interrogatori da alcuni collaboratori di giustizia con riguardo le attività illecite svolte da appartenenti alla famiglia Ciarelli.

In particolare questi ultimi indicavano una pletora di imprenditori, commercianti ed altri cittadini quali vittime di usura ed estorsione da parte dei Ciarelli.

I NOMI

Custodia cautelare in carcere nei confronti di: Manuel Agresti, Matteo Ciaravino, Carmine Ciarelli, Ferdinando Ciarelli "Macù", Ferdinando Ciarelli "Furt", Antoniogiorgio Ciarelli, Pasquale Ciarelli, Roberto Ciarelli, Gianluca Di Silvio, Costantino Di Silvio "Patatone", Francesco Iannarilli, Rosaria Di Silvio, Maria Grazia Di Silvio, Valentina Travali.

Arresti domiciliari per Ferdinando Ciarelli (classe 1998)

PENTITI

Ancora una volta è stato fondamentale il ruolo del pentiti che hanno fornito importanti indicazioni in merito alle attività illecite.

La polizia, oltre a intercettazioni e appostamenti, ha raccolto diverse dichiarazioni rese dalle vittime delle estorsioni e delle violenze che hanno consentito di ottenere i riscontri rispetto alle dichiarazioni dei pentiti.

Le indagini - spiega la Questura in una nota - hanno evidenziato in termini di gravità indiziaria come i 10 episodi estorsivi per cui si procede abbiano mostrato l’utilizzo di condotte tipicamente assimilabili alle mafie tradizionalmente intese, ovvero: la prospettazioni di ritorsioni alle vittime in chiave plurale, la spendita del nome dei Ciarelli quale segno di appartenenza ad un gruppo criminale per amplificare l’efficacia delle azioni intimidatorie e violente, il riferimento a problemi giudiziari nonché alle spese relative ai processi degli appartenenti al gruppo per coartare la volontà delle vittime e l’affermazione del potere di riscossione del pizzo in quanto derivante dal controllo del territorio.

NESSUNA DENUNCIA DELLE VITTIME

In molti degli episodi ricostruiti in termini di gravità indiziaria nel corso delle indagini, le vittime non hanno denunciato i fatti subiti per timore di ritorsioni, lasciando emergere un diffuso stato di assoggettamento ed omertà, determinandosi addirittura a mutare in alcuni le proprie abitudini di vita.

Nello specifico, è stato riscontrato come componenti della famiglia Ciarelli gestiscano, attualmente, una forma di protezione dei detenuti in carcere, pretendendo per tale servizio la corresponsione di un somma di denaro che assicura le vittime da violenze, minacce e ritorsioni.

Le vicende denunciate, inoltre, hanno evidenziato in termini di gravità indiziaria come lo stato detentivo non abbia indebolito la capacità intimidatoria della famiglia Ciarelli, la quale avrebbe continuato fino alla scorso anno, a formulare richieste estorsive nei confronti, di imprenditori, commercianti, semplici cittadini, alcuni dei quali persone offese nel processo Caronte, utilizzando il social Network Facebook, attraverso l’account “Puro Sangue Ciarelli”, per raggiugere le persone che si trovano sul territorio pontino.

IL CONTROLLO DELLA MOVIDA

La capacità di intimidazione che il clan Ciarelli è risultato in termini di gravità indiziaria esercitare ancora oggi, nella città di Latina è emersa attraverso azioni criminali che i giovani rampolli di famiglia, spendendo il nome del sodalizio e dei suoi esponenti di vertice, avrebbero posto in essere fino alla scorsa estate nella zona della cosiddetta Movida, nel centro storico di Latina, e in alcuni stabilimenti balneari sul lungomare di Terracina, laddove addetti alla sicurezza venivano fisicamente aggrediti, per avere impedito l’accesso al locale o la consumazione gratuita di cibi o bevande. 

LA CASA DI UN AVVOCATO

La polizia ha inoltre accertato l'occupazione da parte di alcuni membri della famiglia Ciarelli di un immobile di proprietà di un avvocato di Latina "senza più versare nel tempo alcun pagamento di affitto, ma trasformando al contrario l’appartamento nella base logistica di una piccola attività di spaccio di cocaina che veniva portata avanti per mantenere i familiari detenuti".

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