Latina, servizi deviati e mafia: il pentito racconta i segreti del clan Ciarelli

Latina, servizi deviati e mafia: il pentito racconta i segreti del clan Ciarelli
di Marco Cusumano
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Sabato 18 Giugno 2022, 12:06

La mafia siciliana del clan Lo Piccolo, pezzi deviati dei servizi segreti, misteriosi personaggi ben inseriti negli ambienti giudiziari. Le parole del pentito Andrea Pradissitto, genero di Ferdinando Ciarelli Furt in quanto compagno della figlia Valentina, sono la vera bomba contenuta nell'inchiesta che ha portato ai 15 arresti della Squadra Mobile di Latina su richiesta della Dda di Roma.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, i fratelli Carmine e Ferdinando Ciarelli vantavano una caratura criminale di alto livello con contatti influenti ben oltre i confini della provincia di Latina. Dai verbali degli interrogatori del pentito Pradissitto emergono dettagli inquietanti. Il 5 luglio 2021 il collaboratore di giustizia descrive con queste parole la figura del suocero, Ferdinando Ciarelli detto Furt: «E' lui il vero fondatore e capo di questo clan, la persona più temuta e pericolosa sia ll'interno del clan che all'esterno. Lui aveva un'alleanza con una persona di nome Lorenzo, di cui in questo momento non ricordo il cognome, che era di Roma e aveva la possibilità di disporre di una clinica sulla Portuense, ma non so se la clinica fosse sua. Era molto legato a persone importanti a livello istituzionale di Roma - continua il pentito - tanto che mio suocero una volta venne fermato all'aeroporto di Roma ( non ricordo se Fiumicino o Ciampino) e lo trovarono con uno zainetto con 250.000 euro. Venne rilasciato la stessa sera, mio suocero aveva contattato questo Lorenzo per avere aiuto. Il fatto risale al 2004».


AFFARI ROMANI
Pradissitto sostiene che i prestiti usurari del suocero a Latina erano piccola cosa rispetto agli interessi romani: «I veri affari mio suocero li faceva con persone di Roma e in particolare questo Lorenzo, di solito lui non parlava di queste cose, si aprì con me solo quando stava per pronunciarsi la Cassazione nel processo Caronte. A mio suocero era stato promesso che io sarei stato assolto, Rosaria Ciarelli sorella di mio suocero insieme al marito ci disse che aveva un contatto certo per far annullare i processo in Cassazione». Il pentito racconta anche che tale «Lorenzo disse a mio suocero che le persone che erano con lui appartenevano ai Servizi ed erano gli amici che fino a quel momento lo avevano sempre protetto.

In effetti mio suocero non ha mai subito indagini. Mio suocero non accettò l'offerta e da quel momento sono iniziati i guai».


SOFFIATE E PROTEZIONE
L'offerta dunque sarebbe stata una sorta di protezione da parte di presunti appartenenti ai Servizi in cambio di informazioni sul territorio di Latina: Ferdinando Ciarelli sarebbe dovuto diventare il referente locale per fornire preziose indicazioni sulla criminalità organizzata. Sempre stando alle parole di Pradissitto, Ciarelli non accettò e da allora iniziarono i suoi problemi con la giustizia. «A mio suocero - racconta il pentito - furono sequestrati circa 10.000 euro su un conto presso un istituto bancario al centro L'Orologio. Un giorno, credo nel dicembre 2009, lo accompagnai in banca a parlare con il direttore: mio suocero gli disse che voleva tutti i soldi che stavano sul suo conto, sebbene fosse sequestrato. Il direttore gli diede una carta dicendogli che doveva prelevare 500 euro al giorno fino all'esaurimento del conto». Tutte dichiarazioni ovviamente da verificare, ma che tratteggiano un inquietante quadro di collusioni e contatti a livelli diversi, in alcuni casi anche molto in alto.


LA COSCA SICILIANA
C'è poi un retroscena inedito e clamoroso che emerge dagli interrogatori di Pradissitto: la mafia siciliana avrebbe aiutato il clan Ciarelli a difendersi dalle mire dei Casalesi. Secondo il pentito, Carmine Ciarelli chiese «l'intercessione della famiglia Lo Piccolo di Palermo per bloccare il tentativo dei Casalesi di occupare la città di Latina». Il clan inoltre diede ospitalità a Latina per circa un anno a due esponenti dei Lo Piccolo che in quel momento erano latitanti. «Credo fosse il 1994 o il 1995, per questo fatto la mafia siciliana rimase riconoscente alla famiglia Ciarelli e si impegnò a impedire l'ascesa dei Casalesi». Come entrarono in contatto i Ciarelli con la mafia siciliana? Chi erano i latitanti ospitati a Latina? I verbali sono pieni di omissis e forse molte risposte arriveranno da altre indagini in corso.
 

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