Pace tra Latina e Frosinone, cosa ne pensano lo scrittore e l'avvocato

Filippo Cosignani e Pierluigi Felli: "Rivalità finita, l'alleanza aiuterà a crescere". Ma sulla candidatura a Capitale della Cultura si dividono

Pace tra Latina e Frosinone, cosa ne pensano lo scrittore e l'avvocato
di Vittorio Buongiorno
3 Minuti di Lettura
Giovedì 26 Ottobre 2023, 13:14

C'era una volta Zappino, portiere del Frosinone, che si tolse la maglia dopo un derby vinto e mostro sprezzante la scritta "Pontino bastardo". Ma sono finiti anche gli anni goliardici quando i tifosi trovarono chissà dove la foto di un pastore barbuto che portava in sella a una vecchia moto 125 una pecora gigante. «Iami a Latina, sperimo che non ce riconosceno» diceva il pastore e la pecora rispondeva: «Sperimooo». Ci fecero un manifesto e tappezzarono i muri della città. Sono passati undici anni ma sembra un secolo.

Ora tutto viene visto con le lenti del disincanto. Sarà che il Frosinone è in serie A e il Latina in C, sarà che l'erba del vicino (ciociaro) è sempre più verde, ma nessuno ha voglia di cavalcare questa sfida. «Non sono neppure sicuro che lo avrebbe fatto Antonio Pennacchi se fosse ancora qui tra noi. Anzi, Ti posso dire che quando si pose il problema di unificare la Camera di commercio delle due province ne colse subito i lati positivi, credo che lo avrebbe fatto anche oggi». Filippo Cosignani, avvocato, amico dello scrittore e ideatore della lista "fasciocomunista" che si presentò alle comunali del 2011 (e andò malissimo).
«La verità è che il Lazio è fatto di Roma e delle altre province, quindi Latina e Frosinone che hanno convergenze su una marea di cose, fanno bene a fare di tutto per non essere più provincette, a espandersi come i supermercati. Pennacchi questa cosa l'aveva intuita».
Anche perché, rilancia Cosignani: «La rivalità con i ciociari non esiste storicamente, mica siamo San Benedetto e Ascoli, quelle si sono fatte la guerra. Trovatemi qualcuno che a Latina gliene frega qualcosa dei ciociari? Forse qualche tifoso, forse qualche politico invidioso, tutti gli altri non ci troverebbero niente di male a mettersi con chi fa meglio. Quindi c'è del buono nella candidatura e l'unione è un segnale, anzi, una mossa politica intelligente».
Anche lo scrittore Pierluigi Felli è sulla stessa lunghezza d'onda. «Personalmente non l'ho mai vissuta come una rivalità viste le mie origini ciociare, sono di Piglio, mai sentita sulla mia pelle. Ho rapporto buoni con Frosinone, la casa editrice per cui scrivo, la Pulp è di lì. Ma in generale penso che sia una rivalità che non ha fondamento storico, non è Pisa contro Livorno, è una rivalità nata peraltro negli anni Settanta solo ed esclusivamente per motivi calcistici. Non ha radici profonde. Al massimo più aiutarci a comprendere che le divisioni dei territori dopo l'Unità d'Italia. Lo stato pontificio finiva a Terracina e quindi non stupisce che oggi Gaeta di candidi per conto proprio, c'è una tradizione legata al Regno delle due Sicilie, ci sono ancora movimenti filo borbonici».
Felli però alla candidatura di Latina non ci crede. «Latina capitale cultura? Mi viene da ridere, la può promuovere chi non è vissuto a Latina, chi non ci vive, mancano le basi culturali per ambire a quel titolo». Né crede che possa funzionare come un elettroshock: «Non credo, è operazione esclusivamente politica».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA