Ha negato ogni responsabilità sul lancio dell'acido contro le due nipoti. «No, non sono stata io, non avevo io tra le mani la bottiglietta contenente la sostanza che ha ferito le due ragazze. Anzi, la bottiglietta in mano ce l'avevano loro», ha ripetuto l'altra sera Francesca Pirro, la 20enne fermata dalla Procura con accuse gravissime per il raid in corso Amedeo di Savoia, nella notte tra domenica e lunedì scorsi. Una difesa estrema, disperata, la sua, che però non convince investigatori e inquirenti.
Una versione, soprattutto, che sembrerebbe collidere sia con le dichiarazioni fornite dalle due vittime, sia con alcuni elementi di ricostruzione acquisiti grazie ai fotogrammi di alcuni impianti di videosorveglianza stradale presenti sulla scena del crimine. E su questa base è giunta la determinazione del procuratore aggiunto Raffaello Falcone e del sostituto Giulia D'Alessandro, titolare delle indagini, che hanno firmato il decreto di fermo nei confronti dell'indagata, accusata di deturpazione del viso e violenza privata. Era stata lei stessa a presentarsi in Questura, martedì sera, accompagnata dal difensore, il penalista Bernardo Scarfò.
L'interrogatorio
Un lunghissimo interrogatorio, iniziato alle 11,30 e terminato poco prima delle otto di sera.
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I social
A fare da sfondo a questa brutta storia c'è uno scenario di rancori, rapporti torbidi e forse anche abusi sessuali: un contesto che, inevitabilmente, dovrà essere affrontato dagli inquirenti per fare completa luce sull'incredibile sbocco di violenza maturato tra le componenti di un nucleo familiare residente alla Sanità. Vecchi rancori mai sopiti e, a quanto pare, riesplosi a Natale, ma soprattutto poi degenerati negli ultimi mesi sui social: in particolare a causa di un video costellato di offese pubblicato su TikTok, fino a sfociare prima in un violento litigio delle nipoti con la zia, e poi nell'aggressione con l'acido. Una storia maturata in un contesto familiare definito degradato e promiscuo.
Tornando all'inchiesta, matura negli inquirenti che l'assalto messo a segno domenica notte sia stato un vero e proprio raid, premeditato e preceduto con tanto di pedinamento degli obiettivi. Ma sebbene il quadro accusatorio appaia già abbastanza definito, restano ancora alcuni punti oscuri sui quali bisogna indagare. Il primo è quello degli eventuali complici. Quante persone erano presenti nel momento in cui Francesca ha bloccato il motorino ed è scesa per aggredire le due nipoti?
Sin dal primo momento le vittime avrebbero indicato la presenza di più persone. Forse addirittura sei, a bordo di due scooteroni guidati da persone di sesso maschile. È vera questa circostanza? Ed ancora: quali possono essere state le cause scatenanti - a fronte di dissidi e dissapori che duravano da mesi - per una simile folle violenza? E chi era veramente l'obiettivo della punizione, la nipote 17enne o sua sorella 24enne?
In carcere
Al termine dell'interrogatorio per la ventenne indagata si sono aperte le porte del carcere di Pozzuoli. Nemmeno mentre le veniva comunicata la decisione dei pm Francesca ha ceduto alle emozioni. Ed anzi, quasi in segno di sfida verso magistrati e poliziotti, ha esclamato: «Adesso fate quello che dovete fare: fate bene le indagini!».