GERMANIA

Filippo Turetta, la procura tedesca: «Sarà consegnato all'Italia in alcuni giorni». Gip: Giulia ha lottato 25 minuti prima di arrendersi

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Filippo Turetta, la notte in cella e l'estradizione (entro 10 giorni). Il gip: «Deve restare in carcere, può uccidere altre donne»

Procura tedesca: "Turetta sarà consegnato in alcuni giorni"

Anche se la richiesta italiana di consegna di Filippo Turetta non è ancora arrivata in Germania, la Procura generale competente, quella di Naumburg, si aspetta che Filippo Turetta venga consegnato all'Italia «in alcuni giorni».

Tribunale di Halle: "Per ora nessuna udienza su Turetta"

Un portavoce del Tribunale di prima istanza di Halle ha dichiarato di non essere a conoscenza di alcuna calendarizzazione dell'ulteriore della nuova udienza in cui Filippo Turetta dovrebbe confermare il proprio assenso ad essere consegnato all'Italia nonostante l'aggravamento del titolo di accusa a suo carico. Il vice-portavoce dell'Amtsgericht della città della Sassonia Anhalt, Thomas Puls, sempre parlando a giornalisti inoltre ha detto di non saper prevedere quali saranno i tempi di una consegna del giovane all'Italia.

Trasmessa richiesta estradizione

È stata trasmessa in Germania la richiesta delle autorità italiane di consegnare al nostro Paese Filippo Turetta. A quanto si apprende il Ministero della Giustizia ha infatti terminato tutte le attività per il momento di sua competenza nella trasmissione in Germania del mandato di arresto europeo.

La prima notte di Turetta in carcere

Filippo Turetta ha trascorso la sua prima notte di custodia cautelare nel carcere di Halle, e anche la seconda, e tutte quelle che saranno necessarie e decise per l'accusa di omicidio volontario, prima della sua consegna ai carabinieri di Venezia per il rimpatrio: «È molto provato e preoccupato, è stato trovato in grande sofferenza, scosso», riferisce l'avvocato tedesco Dimiter Krasse al difensore italiano Emanuele Compagno. 

 

 

Studenti contro minuto di silenzio: «Facciamo rumore»

Centinaia di studenti riversati nei cortili dei licei romani fanno «rumore» per Giulia e per ogni vittima di femminicidio. Al Manara, al Morgagni, all'Orazio e al Tasso, così come al Farnesina, al Virgilio, al Talete e al Mamiani, e in molti altri licei gli studenti si oppongono al minuto di silenzio del ministro Valditara. «Nelle aule, nei corridoi, diciamo no a un silenzio assordante. Bruciamo tutto. Fate rumore con ciò che potete». L'appello degli studenti. Con chiavi, megafoni, applausi, fischi e colpi sui banchi, gli studenti della Capitale si stanno mobilitando contro la «società patriarcale. Per Giulia, per tutte, bruciate tutto. Siamo il grido di chi non c'è più. Mai più vittime»

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Giulia ha lottato 25 minuti prima di arrendersi

Giulia Cecchettin ha lottato per quasi 25 minuti prima di arrendersi al suo carnefice. Lo si legge nell'ordinanza di custodia del Gip di Venezia, che ripercorre gli orari della doppia aggressione di sabato 11 novembre, di cui è accusato l'ex fidanzato Filippo Turetta, ora in carcere in Germania. Le grida d'aiuto di Giulia, e l'invocazione «così mi fai male» vengono udite - si legge nelle carte - da un vicino di casa alle 23.15, nel parcheggio a 150 metri da casa Cecchettin. Quando l'azione omicida si è già spostata invece nella zona industriale di Fossò, e si vede Turetta che carica il corpo in auto, l'orario è quello delle 23.40.

Gip: palese volontà di uccidere

Contro Filippo Turetta, arrestato per omicidio volontario aggravato dal legame affettivo e sequestro di persona, c'è un «grave quadro indiziario» da cui emerge una volontà omicidiaria «resa palese dalle modalità dell'aggressione». È uno dei passaggi dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Venezia Benedetta Vicolo. Un'aggressione «avvenuta a più riprese»: prima le coltellate nel parcheggio in via Aldo Moro a Vigonovo, a circa 150 metri da casa, dove è stato trovato «un coltello da cucina, della lunghezza di 21 centimetri, privo del manico», poi la rincorsa, la spinta e la caduta di testa sull'asfalto della zona industriale di Fossò. Un orrore durato dalle 23.18 - quando un testimone la sente urlare nel parcheggio - a pochi minuti prima delle 23.50 quando Filippo, con il corpo senza vita dell'ex fidanzata, è già lungo la via Provinciale Nord da dove inizia la sua fuga finita in Germania. Un viaggio a due per più di cento chilometri fino al Pian delle More a Piancavallo (Pordenone) dove il 22enne si disfa del corpo, trovato «nascosto in un anfratto roccioso a circa una decina di metri di profondità rispetto alla strada». Giulia è morta dissanguata per i colpi inferti in più riprese con il coltello, al collo, al volto e alle braccia, e per il colpo alla testa. Filippo l'ha accoltellata vicino casa, le ha impedito di muoversi nel tratto dal parcheggio alla strada industriale, le ha messo del nastro adesivo sulla bocca per non farla gridare, e nell'area industriale di Fossò l'ha spinta con violenza a terra, una frattura che insieme alle coltellate è stata letale. Poi, «consapevole della gravità delle sue azioni» è scappato per oltre mille chilometri. Per il gip l'unica misura possibile è il carcere: «in ragione della pericolosità sociale dell'indagato, evincibile dall'inaudita gravità e manifesta disumanità del fatto commesso ai danni della giovane donna con cui aveva vissuto una relazione sentimentale».

In 22 minuti le aggressioni e l'agonia

Sono da collocare in circa 22 minuti, tra le 23.18 e le 23.40 dell'11 novembre le due aggressioni che hanno portato alla morte di Giulia Cecchettin per mano di Filippo Turetta, tra la casa della ragazza e quella la zona industriale di Fossò (Venezia).

La ricostruzione è contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare del Gip di Venezia emessa ieri, e trasmessa per l'emissione del mandato di arresto europeo nei confronti di Turetta, per i resti di omicidio aggravato dalla relazione affettiva e sequestro di persona. Il primo episodio viene ricostruito dal racconto di un testimone, il secondo dalle telecamere di sorveglianza della zona.

Il delitto minuto per minuto

I due ex fidanzati alle 22.45 sono ancora al centro commerciale a Marghera, alle 23.18 un testimone riferisce l'aggressione nel parcheggio sotto casa e le urla. Grida che probabilmente allarmano il giovane che, per gli inquirenti, potrebbe aver usato del nastro adesivo per tapparle la bocca. Alle 23.29 la Fiat Punto attraversa la zona industriale di Fossò, due minuti dopo viene catturata da una telecamera in una delle strade dell'area ricca di stabilimenti: le immagine del sistema di videosorveglianza di due ditte vengono sequestrate e quelle di 'Dior' permettono di accertare quanto accaduto. Le lancette indicano le ore 23.40 quando una persona fugge lungo via I strada della zona industriale, in direzione viale dell'Industria, e viene inseguita da un'altra «più veloce, che la raggiunge e la scaraventa a terra». Per la spinta la sagoma «cade violentemente a terra, all'altezza del marciapiede, e dopo pochi istanti non dà segno di muoversi». Dalle immagini della ditta (ore 23.40 e 39 secondi) si vede «che il soggetto che insegue è vistosamente più alto del soggetto inseguito» dato compatibile per Giulia (circa 1,60) e Filippo (188 centimetri d'altezza). Alle 23.50 l'auto di Filippo transita, con il corpo di Giulia nel bagagliaio, verso 'Varco Nord Uscità via Provinciale Nord. Neppure dieci minuti nell'area in cui la 22enne perde la vita in pochi attimi, poi l'ex fidanzato si dirige verso Noale quindi 43 minuti dopo la mezzanotte è già a Zero Branco, in provincia di Treviso. Solo dopo più di cento chilometri si disferà del corpo dell'ex fidanzata, in provincia di Pordenone, fino alla fuga di oltre mille chilometri che si è conclusa in Germania.

 

 

 

L'aggressione in due fasi

Una nitida volontà di uccidere, un'aggressione «in due fasi», una morte per 'shock emorragicò. È morta così Giulia Cecchettin, 22 anni di Vigonovo (Venezia) uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta che l'ha «aggredita violentemente provocandone la caduta» nell'area industriale di Fossò - la studentessa batte la testa contro l'asfalto - ma anche per le «ulteriori ferite» - con la perdita di tanto sangue - «che determinavano, insieme ad altre lesioni, anche derivanti da ripetuti colpi da arma da taglio» il decesso. Il capo di imputazione dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Venezia Benedetta Vitolo contro Turetta è crudo, ma restituisce ogni fase di quanto accaduto la sera dell'11 novembre scorso quando, dopo una serata passata insieme a scegliere il vestito per l'imminente laurea, i due litigano nel parcheggio di via Aldo Moro, a circa 150 metri dalla casa della vittima. Qui la ragazza «viene aggredita con ripetuti calci mentre si trovava a terra, tanto da farle gridare 'mi fai malè invocando contestualmente aiuto» probabilmente accoltellata, quindi costretta a risalire in auto e a continuare quel viaggio fino alla zona industriale, circa 4 chilometri che si percorro in auto in sei minuti. Le indagini, ma anche gli orari delle telecamere restituiscono, minuto per minuto, l'accaduto e l'orrore.

 

Nastro adesivo per non far gridare Giulia

Il nastro adesivo, sequestrato dai carabinieri accanto alla vistosa traccia di sangue trovata nella zona industriale di Fossò, è stato «applicato» da Filippo Turetta «probabilmente per impedire di gridare» a Giulia Cecchettin. È uno degli elementi presenti nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Venezia nei confronti del 22enne. Per gli inquirenti Giulia accoltellata nel parcheggio a 150 metri da casa è stata poi costretta - «Giulia è stata privata della libertà di movimento» tanto che un testimone la sente urlare più volte - a restare accanto a Filippo nell'auto che si è diretta verso la zona industriale d Fossò dove la giovane studentessa è stata uccisa.

Alle 11 minuto di silenzio nelle scuole

Oggi alle ore 11 tutte le scuole italiane rispetteranno un minuto di silenzio in onore di Giulia Cecchettin e di tutte le donne abusate e vittime di violenze. Una circolare con un invito in tal senso è stata inviata dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara. Domani invece sarà presentato il piano Educare alle relazioni «un lavoro accurato all'insegna di un confronto ampio e di pluralismo di apporti», lo ha definito il ministro.

Il gip: Filippo può uccidere altre donne

Filippo Turetta, accusato dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, deve stare in carcere perché potrebbe uccidere altre donne. È uno dei passaggi dell'ordinanza con cui il gip di Venezia Benedetta Vitolo ha disposto l'arresto, poi diventato mandato europeo di cattura eseguito in Germania. «Turetta con questa aggressione a più riprese e di inaudita ferocia ai danni della giovane fidanzata, prossima alla laurea, ha dimostrato una totale incapacità di autocontrollo», si legge. Elementi idonei «a fondare un giudizio di estrema pericolosità e desta allarme» dato che «i femminicidi sono all'ordine del giorno». Il giovane appare «imprevedibile, perché dopo aver condotto una vita all'insegna di un'apparente normalità, ha improvvisamente posto in essere questo gesto folle e sconsiderato», si evidenzia nel provvedimento.

Giulia Cecchettin è stata accoltellata la prima volta da Filippo Turetta mentre si trovava alle 23.15 di sabato 11 novembre nel parcheggio davanti alla sua casa. Poi, dopo averla immobilizzata probabilmente con del nastro adesivo, ha spinto l'ex fidanzata in auto, ha raggiunto in pochi minuti la zona industriale di Fossò, e qui l'ha aggredita nuovamente, mentre lei tentava una fuga, uccidendola. Così - riportano i quotidiani - sono condensate nelle carte del gip che ha firmato la prima ordinaza per tentato omicidio - il corpo della 22enne non era ancora stato trovato - le fasi dell'omicidio di Giulia Cecchettin.

 

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