Emanuela Orlandi, ecco chi ha rivendicato il rapimento: è una donna romana di 59 anni

La sua identità è stata svelata nell’ambito delle indagini legate al furto della bara di Kety Skerl, un’adolescente uccisa nel 1984, avvenuto al Verano nel 2022

Emanuela Orlandi, ecco chi ha rivendicato il rapimento: è una donna romana di 59 anni
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Venerdì 28 Luglio 2023, 10:40 - Ultimo aggiornamento: 14:51

Finto accento anglofono e un testo scritto a penna. Per quarant’anni chi ha letto uno dei messaggi di rivendicazione del rapimento di Emanuela Orlandi è stato solo una voce, oggi ha un volto e un nome. Si tratta di una donna di Roma Nord di 59 anni, ma nel 1983 - anno della scomparsa di Emanuela - era una diciannovenne.

Le indagini

La sua identità è stata svelata nell’ambito delle indagini legate al furto della bara di Kety Skerl, un’adolescente uccisa nel 1984, avvenuto al Verano nel 2022.

Il pm Erminio Amelio ha sentito diversi testimoni e tra questi c’è anche Marco Accetti, fotografo e regista, già condannato per l’omicidio preterintenzionale del dodicenne Jose Garramon, avvenuto nel dicembre 1983. Lo stesso Accetti nel 2013 ha dichiarato di essere in possesso del flauto di Emanuela Orlandi, strumento che poi si è rivelato molto simile ma non lo stesso della quindicenne cittadina vaticana svanita nel nulla il 22 giugno 1983. Il pubblico ministero ha convocato più volte il supertestimone e reo confesso Accetti, che in passato si è autoaccusato della sparizione della ragazza senza tuttavia essere ritenuto credibile dai magistrati. Nei suoi attuali verbali si menzionerebbe il nome di una donna che, all’inizio di dicembre 1983, registrò su un’audiocassetta un messaggio di rivendicazione del sequestro. L’audio, insieme a un testo scritto a penna, fu inviato da Boston (Massachusetts) al giornalista americano Richard Roth, corrispondente da Roma per la Cbs. È una delle quattro rivendicazioni pervenute dagli Stati Uniti che, all’epoca, furono ritenute autentiche a seguito di una comparazione grafica con le precedenti lettere del cosiddetto “Amerikano”.

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Rivendicazione

La registrazione spedita da Boston e arrivata in Italia il 6 dicembre 1983 è riconducibile a una donna di 59 anni, romana, che è già stata convocata dai magistrati. E davanti agli inquirenti ha ammesso il proprio ruolo nella vicenda, limitatamente alla realizzazione del comunicato di rivendicazione nel quale si reiterava la richiesta – già altrove avanzata – di uno scambio tra Emanuela Orlandi e Ali Agca, autore, il 13 maggio 1981, dell’attentato a Papa Wojtyla. «Sono stata coinvolta nella realizzazione del comunicato quasi per gioco, ignorando i complessi retroscena del caso», ha raccontato.

 

Avrebbe quindi registrato il messaggio, con un finto accento inglese, a Roma e consegnato il nastro a qualcuno che lo avrebbe poi inviato negli Stati Uniti. Fino a oggi l’unica certezza sulle voci dei presunti sequestratori era che uno dei telefonisti fosse proprio Fassoni Accetti: ciò all’esito di un confronto tra le caratteristiche della sua voce e di quella di «Mario», lo sconosciuto che chiamò casa Orlandi subito dopo la scomparsa. Oltre che della relazione tecnica elaborata da Marco Perino, consulente fonico della famiglia e di Netflix per la realizzazione della serie televisiva “Vatican girl”. A quanto risulta in quello stesso periodo, tra l’estate e l’autunno del 1983, la giovanissima moglie di Accetti, compagna di scuola della sorella, si trovava in vacanza proprio a Boston, come da lei stessa dichiarato.

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