Emanuela Orlandi

Emanuela Orlandi

Il caso di Emanuela Orlandi. C'è una data e un luogo che è nella mente di molti: 22 giugno 1983, Roma. Nella città eterna, in quel giorno maledetto, la scomparsa della 15enne romana Emanuela Orlandi. Fino a poche ore prima del mistero, Emanuela era un’adolescente come tante altre: frequentava il secondo anno del liceo scientifico al Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, studiava pianoforte in una scuola di musica in piazza Sant'Apollinare e, come tante altre ragazze. Unica eccezione ad un’esistenza normale era la vita in Vaticano, dove Emanuela viveva con la famiglia. Il giorno della sua scomparsa Emanuela andò a lezione di musica piazza Sant'Apollinare: entrò a scuola alle 16 ed uscì alle 18.45, una decina di minuti prima del solito. L’ultimo contatto con la famiglia è stata una telefonata alla sorella maggiore fatta da una cabina telefonica: le dice che avrebbe fatto tardi perché l’autobus non passava e che un uomo l’aveva fermata per strada proponendole un lavoro di promozione ben retribuito durante una sfilata di moda. 

Scartate le possibilità che si trattasse di un rapimento a scopo di ricatto, il padre – commesso della Prefettura della casa pontificia – e gli inquirenti hanno cominciato a battere altre piste ritrovandosi nel mezzo di un macramè fittissimo e ben più ampio di piazza San Pietro, le cui trame hanno portato nel tempo alla banda della Magliana, all’attentato al pontefice Karol Wojtyla e ad altri intrighi internazionali.

A maggio del 1983, quindi un mese prima della sparizione di Emanuela Orlandi, si sono perse le tracce di un’altra 15enne, Mirella Gregori. In quell'anno e nel 1984 il movimento turco di estrema destra conosciuto come i «Lupi grigi» hanno sostenuto di avere in custodia entrambe le ragazze. A complicare le cose un’altra rivelazione del terrorista turco Ağca, certo che i due rapimenti fossero collegati e che anche la sparizione del giornalista russo Oleg Bitov fosse da inserire nel medesimo contesto. Però lo scrittore russo Bitov, sparito il 9 settembre del 1983 durante il Festival del cinema di Venezia, è ricomparso il 18 settembre del 1984 in Russia accusando del suo rapimento i servizi segreti britannici. Un fatto che ha contribuito a rendere meno attendibili le informazioni fornite da Ali Ağca, secondo il quale i rapimenti fossero stati usati da servizi segreti sovietici e bulgari per depistare le indagini dell’attentato a Giovanni Paolo II. Inoltre Emanuela e Mirella non si conoscevano e gli investigatori non sono riusciti a trovare punti in comune nelle loro vite, né in quelle delle rispettive famiglie. 

Grazie alle dichiarazioni di Sabrina Minardi, nel 1997 la prima inchiesta è stata chiusa, per essere poi riaperta nel 2008. La donna eracompagna del boss della banda della Magliana Enrico De Pedis. La Minardi, pure non sapendo molto della situazione, ha confermato alcune informazioni in mano agli inquirenti. Su tutte che Emanuela fosse stata segregata per alcuni giorni in un appartamento in via Antonio Pignatelli a Roma, aspetto già noto alla magistratura che però non ha sortito effetto.

Inoltre la Minardi ha confermato che Emanuela fosse morta e i resti fossero stati gettati da De Pedis nelle fondamenta di un palazzo in costruzione. Nel 2016 anche l’inchiesta bis è stata archiviata.

Una delle falle nelle indagini è la lentezza con cui le piste sono state seguite. Nel 2008 un amico di Emanuela è intervenuto al telefono durante la trasmissione tv Chi l’ha visto?, ribadendo che pochi giorni prima del rapimento era con la giovane, in compagnia di altri amici, e tutti hanno avuto la sensazione che qualcuno li stesse seguendo. Questa informazione era stata data anni prima agli inquirenti i quali, tuttavia, hanno ritenuto di passare oltre, nonostante anche la madre di Emanuela, Maria Pezzano Orlandi, avesse raccontato che un’automobile si fosse avvicinata alla giovane e che una persona all’interno dell’abitacolo l’avesse indicata agli altri passeggeri. Anche questo episodio, in linea con il precedente, è stato analizzato dagli investigatori soltanto di sponda. 

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