Coronavirus, il governo forza e riapre tutto: ok agli spostamenti dal 3/6

Coronavirus, il governo forza e riapre tutto: ok agli spostamenti dal 3
di Marco Conti
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Sabato 30 Maggio 2020, 07:09 - Ultimo aggiornamento: 20:49

«Ci siamo! Non servirà un altro dpcm». A metà pomeriggio di ieri Giuseppe Conte convoca una riunione con i capidelegazione per valutare insieme i dati che il ministro della Salute Roberto Speranza ha fatto arrivare sul tavolo di palazzo Chigi. I tanto attesi dati dell'Istituto Superiore di Sanità non segnalano situazioni critiche e l'indice di trasmissione del contagio (RT) è sotto il livello di allarme, ovvero sotto l'1, pressoché in tutte le regioni.

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IL TASSO
Alle otto di sera si collegano con palazzo Chigi i capidelegazione nonchè ministri Franceschini, Fraccaro, Lamorgese, Di Maio, Boccia, Bellanova e Speranza. Conte è soddisfatto. Le riaperture decise il 18 maggio non hanno compromesso la discesa dei contagi e dal 3 giugno si potrà quindi riaprire il Paese permettendo la circolazione tra regioni. Per il ministro della Salute «non ci sono ragioni per rivedere la programmata riapertura degli spostamenti». Il trend dei nuovi casi è in diminuzione e anche se alcuni territori hanno ancora una base numerica molto alta, il sistema sanitario è in grado di provvedere e reagire.

Tornare a muoversi liberamente sull'intero Paese, dopo tre mesi di blocco, non è però esente da rischi. Il ministro Speranza, illustrando i dati del monitoraggio divisi per province, lo dice e insiste molto sulla necessità di essere pronti a possibili nuove chiusure qualora dovessero emergere nuovi focolai, magari in zone sinora poco sfiorate dal virus. D'altra parte, in alcune regioni il numero di casi è ancora elevato anche se sotto controllo, mentre in altre è da tempo molto contenuto il numero dei contagi. Speranza racconta i dati del monitoraggio specie laddove si raccomanda cautela «nel momento in cui dovesse aumentare, per frequenza ed entità, il movimento di persone sul territorio nazionale».

Il lockdown in Italia ha permesso di controllare l'infezione e ora la ripresa della circolazione non deve far abbassare la guardia. Si riapre, quindi, senza ulteriore proroghe e «tutti insieme», come sostenuto il giorno prima dal ministro Boccia e anche dal reggente M5S Vito Crimi che solo due giorni fa chiedeva che fossero consentiti solo «spostamenti in aree limitrofe, considerando che in Lombardia ancora si muore». Nella riunione serale il confronto procede rapido. Tutti concordano sul via libera per il 3 giugno, come da programma, ma nel rispetto rigoroso delle misure di distanziamento, igiene e divieto di assembramento. Resta l'impegno a rafforzare i sistemi sanitari anche in vista di una possibile risalita dei contagi in autunno.

Attenti, quindi, a non sottovalutare i segnali e pronti ad intervenire con tempestività. Toccherà ora al premier Conte e al ministro Boccia gestire la preoccupazione di alcune regioni, su tutte Sicilia e Sardegna, per il possibile arrivo dal Nord Italia. Timori che ieri si sono estesi ai governatori di Puglia, Lazio e Campania e che potrebbero scatenare nuove polemiche anche se il governo è stato molto fermo nel giudicare «inaccettabile» il fai-da-te dei governatori. Conte non può perdere la sfida con i governatori, con i quali ha duellato per quasi tre mesi, e ieri sera - decidendo con i ministri la riapertura - manda un messaggio ai governatori: decide Roma.

IL TIRO
Permettere al Nord di riaprire insieme al resto del Paese, malgrado non tutti i dati siano andati a posto, rappresenta un segnale di disponibilità e di fiducia dell'attuale governo che fatica a trovare interlocutori nelle aree più produttive del Paese. Personalità come Zaia e Bonaccini, eletti direttamente e in stretto contatto con il proprio territorio, potrebbero alla lunga rappresentare un problema per Conte che guida una maggioranza a trazione meridionale e a forte vocazione assistenzialista.

Chiusa la stagione dei dpcm, resta quella della ricostruzione del tessuto economico e sociale con i presidenti di regioni che non sembrano voler mollare il proscenio. Lo contesa sulla data delle elezioni, e soprattutto il possibile utilizzo dei fondi che il Mes mette a disposizione per i sistemi sanitari regionali, saranno infatti occasione per nuovi protagonismi o, «per fare nuovi titoli di giornali», come sostiene il sottosegretario 5S Stefano Buffagni. Per ora l'unico modo che ha escogitato il governo per non trovarsi assediato, è quello di chiamarli uno ad uno mettendo fine alle adunate via web.
 

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