Chiesa chiusa per furto dal parroco, statua della Madonna decapitata per rubare gli orecchini

Nel Bellunese. La decisione di don Stefano Vanzetto dopo la scoperta di un furto sacrilego

Parroco chiude chiesa per furto, statua della Madonna decapitata per rubare gli orecchini
di Olivia Bonetti
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Domenica 2 Luglio 2023, 23:08 - Ultimo aggiornamento: 23:24

«Chiuso per furto». Un cartello che desta sconcerto quando compare sulle porte dei negozi, ma ancora di più quando si vede sul portone di una chiesa. Campeggiava ieri sull’uscio sbarrato della chiesa “Natività della Beata Vergine Maria” nella piazza di Fonzaso. Il parroco, don Stefano Vanzetto, ha chiuso la chiesa ieri alle 7,30, dopo la scoperta di un furto sacrilego: ignoti nelle ore precedenti avevano decapitato la statua della Madonna Bambina, asportandone gli orecchini. Immediata la denuncia ai carabinieri e dopo il sopralluogo di furto dei militari della Compagnia di Feltre il luogo sacro è stato riaperto. 

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IL RAID
I malviventi sono entrati probabilmente quando la chiesa era aperta, il giorno prima: infatti non sono stati trovati segni di effrazione. «La nostra chiesa è sempre aperta - dice il parroco - la chiudiamo solo di notte.

Alle 19.30 di venerdì sono passato e non ho notato nulla di particolare. Stamattina (ieri ndr) invece quando sono andato ad aprire ho acceso e mi sono accorto che la teca era stata aperta e mancava Maria bambina: l’ho trovata sull’altare a pezzi». «Non sembra abbiano toccato altro: hanno preso di mira solo quello - fa sapere don Vanzetto -. Hanno tirato via due orecchini, ma per prenderli non si fa una testa a pezzi. Non era necessario per rubare distruggere la statua». 

IL SIMBOLO
È provato il parroco di Fonzaso. Conosce bene il valore di quella statua per i fonzasini, devoti a quella effigie che raccoglie ogni anno decine di “ex voto”, ovvero oggetti donati alla Madonna per una grazia ricevuta o richiesta. Ma c’è anche un valore economico di un oggetto artistico e storico, oltre che dei monili. «Ho fatto sapere in diocesi e sto aspettando esattamente di sapere cosa è stato asportato - prosegue il sacerdote -. Non ho dati precisi sul valore della statua ma risale a metà Ottocento. Nell’archivio diocesano avranno tutti i dati. Io ho già scritto al vicario generale».

 

LA PERDITA 
Fin dalle prime ore della mattina ieri sui social il tam tam con commenti di persone sconvolte per l’accaduto. «È una statua in cera e ripararla sarà difficile - dice don Stefano -: è su uno degli altari della nostra chiesa e Maria Bambina era parte della spiritualità del paese: non è una statuetta messa lì così. Ci sono tanti ex voto e tante persone che portano le foto dei propri bambini per chiedere delle grazie. È un oggetto di devozione popolare molto sentito». Era tenuta con tutte le attenzioni del caso per preservarla più a lungo. «Era nella sua teca sull’altare con sistemi di areazione - ricorda il prete - perché essendo di cera c’era una ventilazione per mantenere la temperatura fresca». Ma era così fragile essendo di cera? «Basta una botta e la rompi e così hanno fatto», risponde sconsolato il parroco. Sconsolato anche per i continui attacchi che minano la serenità della parrocchia. «Settimanalmente ci sono incursioni di persone che vengono a prendere le offerte con la tecnica del nastro adesivo per cercare di tirar fuori qualche monetina - fa sapere -. Non li abbiamo mai beccati, ma passano periodicamente. E sabato scorso hanno provato a venire in canonica per rubare: ho trovato la porta con segni di effrazione».

LE TELECAMERE
Purtroppo non c’era un impianto di videosorveglianza che possa aiutare nelle indagini. «Sono pochi mesi che sono qui e quando sono arrivato - dice il parroco, con accanto lo storico sacerdote monsignor Alberto Vallotto - il processo era già avanzato, ci sono normative da seguire. E con la diocesi si stava facendo una valutazione sia dal punto di vista economico che normativo per mettere un sistema di videosorveglianza e allarme. 

IL DANNO
Oltre ai danni materiali anche la possibile decisione di tenere chiusa la chiesa di Fonzaso per diverse ore. «Deciderò con i miei superiori cosa fare - afferma don Stefano -: la chiesa è casa di Dio e casa di tutti, ma ci sono dei beni storici che vanno tutelati. Bisognerà fare delle valutazioni perché ci sono anche delle responsabilità». E riflette: «Queste persone rubano quella che è la parte dell’armonia delle persone: sentirsi a casa. Le cose si cambiano si comprano. Non è quello. Non capisco, nel caso specifico, perché ridurre così la statua sacra. Non so darmi una spiegazione di chi possa essere stato». «Sicuramente in paese la gente amava questa statua e avevano una grande devozione come ce l’hanno per la madonna della Scoletta - conclude il sacerdote -. Chi va contro un bene della parrocchia fa del male a una comunità. E concludo: le mamme non si toccano mai».

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