Alberto Scagni torturato in carcere, la mamma: «Piango Alice e sto in pena per la vita di mio figlio»

Le parole della madre dopo l'aggressione subita dal figlio nel carcere di Valle Armea a Sanremo

Alberto Scagni picchiato in carcere, la mamma: «Piango Alice e sto in pena per la vita di mio figlio»
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Giovedì 23 Novembre 2023, 13:05

«Lo Stato ha fatto in modo che Alice morisse e finirà per restituirci un cadavere anche con Alberto». Lo dice all'Adnkronos Antonella Zarri, mamma di Alice Scagni, uccisa a Genova dal fratello Alberto il primo maggio dello scorso anno con 24 coltellate, dopo l'aggressione subita dal figlio nel carcere di Valle Armea a Sanremo.

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Le parole della madre di Scagni

«Ci aspettiamo una nuova aggressione a nostro figlio.

La temiamo. E sappiamo che questo accontenterà la pancia di molte persone perché ormai in Italia più che la giustizia ci si aspetta la vendetta. Anche se Alberto è ostaggio dello Stato - ribadisce Antonella - noi abbiamo ancora il coraggio di andare avanti e ribadire la verità: lo Stato ci ha abbandonato nella figura delle istituzioni di salute mentale e delle forze di polizia, secondo noi in modo plateale. È uno schiaffo, questo abbandono dello Stato, incomprensibile. E parlo dell'omicidio di Alice. Quante telefonate di minacce di morte registrate, quante richieste di aiuto. E lo Stato non ha fatto in modo che Alice non morisse».

 

Il ricordo della figlia

«Mia figlia è stata una coraggiosa vittima che è andata incontro al suo assassino. Ed io, mamma di una giovanissima mamma uccisa, tre ore dopo aver allattato, oggi sto in pena per la vita del suo omicida. A volte nemmeno io so come faccio a tenermi ancora in piedi - continua - Se Alberto fosse stato messo per tempo in Tso, in una situazione di sua sicurezza psichica, non avrebbe avuto il delirio che lo ha portato a fare quello che ha fatto. Il 112 non ha fatto nulla quando lo abbiamo chiamato, non ha cercato Alberto. Cosa fanno le forze di polizia quando vengono sollecitate? È aberrante quello che è capitato a noi e che continua a capitare. Noi abbiamo servito i segnali su un piatto d'argento, il delirio psichico di Alberto era conclamato in sede di incontri in salute mentale eppure negato in sede di processo».

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