Alberto Scagni, uccise la sorella Alice: sequestrato e massacrato di botte da due detenuti in carcere. È grave in ospedale

L'episodio nella sezione "detenuti protetti" del penitenziario di Sanremo dove è detenuto

Alberto Scagni, uccise la sorella Alice: sequestrato e massacrato di botte da due detenuti in carcere
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Giovedì 23 Novembre 2023, 11:17 - Ultimo aggiornamento: 15:07

Alberto Scagni, l'uomo che ha ucciso la sorella Alice il primo maggio 2022 a Genova, è stato massacrato di botte da due detenuti maghrebini nella cella del carcere di Sanremo della sezione "detenuti protetti".

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Alberto Scagni picchiato in carcere

Il magistrato di turno ha ordinato alla polizia penitenziaria l'intervento con l'utilizzo della forza e Scagni è stato salvato. I due detenuti maghrebini sono stati arrestati per tentato omicidio e sequestro di persona. Scagni, che era già stato picchiato in carcere a Genova Marassi, è stato trasferito nel pronto soccorso di un ospedale ingauno in condizioni critiche.

 

Cosa è successo

I due detenuti maghrebini erano completamente ubriachi e hanno devastato la cella prima di essere fermati dalla Penitenziaria.

Detenuti nella sezione del padiglione Z riservata ai detenuti "protetti" (per i cui reati rischierebbero di essere malmenati dagli altri detenuti, ndr), i due sono reclusi perché condannati per violenza sessuale aggravata e si sarebbero ubriacati utilizzando l'alcol ottenuto con la macerazione della frutta. Non è escluso che, come la prima volta, Scagni sia stato massacrato di botte per il reato commesso anche se non si hanno conferme in tal senso.

La prima volta all'origine del pestaggio avvenuto nel carcere di Genova Marassi, il detenuto che l'ha picchiato aveva trovato un ritaglio di giornale che riportava la condanna per l'omicidio della sorella. Secondo quanto appreso, nella colluttazione cui ha seguito l'arresto dei due un poliziotto ha riportato la frattura di due costole ed è stato refertato con 21 giorni di prognosi.

Il racconto dell'avvocato

«Quello che è successo nella notte ad Alberto Scagni è gravissimo. Colpito più volte al volto con degli sgabelli, ha fratture al volto che lo hanno costretto a un intervento di chirurgia maxillofacciale. Non solo. Ha subito un tentativo di strangolamento ed è sotto osservazione per le condizioni del collo», dice all'Adnkronos l'avvocato Fabio Anselmo, che assiste la famiglia di Alberto Scagni, detenuto per aver ucciso la sorella Alice a maggio dello scorso anno con 24 coltellate. «Tra l'altro è la seconda aggressione da lui subita in pochi giorni - sottolinea l'avvocato - la prima nel carcere di Marassi da dove era stato trasferito poi a Valle Armea, a Sanremo».

Come sta

«A seguito dell'aggressione avvenuta questa notte presso la casa circondariale di Sanremo ai danni del detenuto Alberto Scagni da parte di due detenuti, Asl 1 precisa che il paziente si trova ricoverato all'ospedale "Borea" di Sanremo». Così, in una nota, l'azienda sanitaria locale 1 Liguria in una nota. «Per via dell'aggressione il paziente ha riportato un politrauma - si legge - giungendo nella tarda serata di ieri in pronto soccorso in codice rosso. Al momento il paziente è sottoposto ad intervento chirurgico e si trova in prognosi riservata».

La sentenza

Scagni era stato condannato a 24 anni e sei mesi. Il pm Paola Crispo aveva chiesto la condanna all’ergastolo ritenendolo pienamente capace. La Corte d’assise, presieduta dal giudice Massimo Cusatti, aveva invece accolto l’esito della perizia chiesta dal gip, firmata da Elvezio Pirfo, oltre che dagli avvocati del 43enne, che ne indicavano lo stato di semi-infermità mentale. I giudici avevano disposto la sua permanenza per almeno tre anni, dopo il carcere, in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza.

Il delitto

Scagni, sui cui pendeva l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla parentela, uccise la sorella Alice il primo maggio 2022 dopo averla aspettata per ore sotto casa di lei. Da mesi litigava con i parenti perché chiedeva continuamente soldi. In poche settimane aveva speso il fondo pensione da 15mila euro che i genitori gli avevano messo a disposizione. Così aveva iniziato a perseguitare la nonna e i vicini di casa. Dopo l’omicidio i genitori hanno denunciato la dottoressa del centro di Salute mentale della Asl 3 e gli agenti della centrale operativa che, proprio quel primo maggio, ricevettero le telefonate, rimaste inascoltate, del padre del ragazzo. Nessuno infatti mandò una volante a controllare. La procura ha chiesto l’archiviazione per questo fascicolo ma i genitori, tramite l’avvocato Fabio Anselmo, si sono opposti e sarà fissata una udienza per la discussione. Elementi che gli stessi familiari avrebbero voluto entrassero anche in questo processo.

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