Agenda rossa di Borsellino, la testimonianza dopo 30 anni: «È nascosta a casa dell'ex questore La Barbera». Scattate le perquisizioni

La testimonianza arriva a 31 anni dalla strage di via D'Amelio

genda rossa di Borsellino, spunta il testimone: «È nascosta a casa dell'ex Questore La Barbera». Scattate le perquisizioni
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Venerdì 17 Novembre 2023, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 14:55

Una recente testimonianza raccolta dalla Procura di Caltanissetta riapre il filone d'inchiesta sull'agenda rossa di Paolo Borsellino: secondo quanto riferito dal testimone, l'agenda si troverebbe a casa dell'ex Questore Arnaldo La Barbera. Una pista che rimetterebbe in gioco i misteri contenuti nella preziosa agenda rossa nella quale Borsellino annotava e raccoglieva nomi e informazioni che sono andate comletamente perdute dopo la strage di via D'Amelio.

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La nuova testimonianza a 31 anni dalla strage

Dopo la testimonianza, la Procura di Caltanissetta ha disposto le perquisizioni, eseguite dai carabinieri del Ros, nelle abitazioni della moglie e di una delle figlie dell'ex capo della squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, morto nel 2002.  A parlare, sembra che sia stata una persona vina alla famiglia La Barbera.

Tuttavia, stando alle informazioni finora trapelate, nelle case della moglie e dalla figlia, fra Roma e Verona, l'agenda non risulta essere stata trovata. I carabinieri hanno però sequestrato numerosi documenti nell'archivio dell'investigatore, il quale è ritenuto il regista del depistaggio delle indagini su via D'Amelio.

Il testimone, la cui dichiarazione arriva a 31 anni dalla strage, ha spiegato essersi deciso a parlare adesso sull'onda emotiva sollevata da alcunu interventi sul tema, precisando di non avere mai visto l'agenda rossa.

La pista del colonnello Arcangioli

Il decreto di perquisizione si lega alla pista d'indagine che riguarda il colonnello Giovanni Arcangioli.

Quest'ultimo fu infatti stato fotografato mentre teneva in mano la borsa del giudice. Arcangioli, secondo l'ipotesi investigativa, avrebbe consegnato la borsa a un ispettore di polizia e, poco dopo, la borsa sarebbe finita nella stanza di un dirigente.

Il tribunale di Caltanissetta nella sentenza sul depistaggio scrisse che La Barbera «ha avuto un comportamento inqualificabile. Dapprima disse alla vedova che la borsa del marito era andata distrutta. Poi gliela restituì mesi dopo, negando la presenza dell'agenda rossa. All'epoca fu la figlia Lucia a discutere con La Barbera». «A fronte dell'insistenza della ragazza, che usciva persino dalla stanza, sbattendo la porta il dottor La Barbera, con la sua voce roca, disse alla vedova che sua figlia necessitava di assistenza psicologica, in quanto delirava e farneticava», ha ricostruito il tribunale. «Un atteggiamento che rivelava non solo un'impressionante insensibilità per il dolore dei familiari di Paolo Borsellino, ma anche un'aggressività volta a mascherare la propria evidente difficoltà a rispondere alle domande poste, con grande dignità e coraggio, da Lucia Borsellino». Nella sentenza per il depistaggio scaturita dalle dichiarazioni del falso pentito Paolo Scarantino i giudici hanno scritto che rimane il dubbio se sulla vicenda della relazione ci sia stata negligenza o qualcosa di più.

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