La tendenza tutta americana degli swap party, approdati a Roma e molto apprezzati dai millennials, nasceva in origine come singolare escamotage per le mamme che desideravano rinverdire il guardaroba dei propri pargoli, riciclando e senza spendere un centesimo. Così, al Fleming, boom di happening all’insegna del riuso per accontentare con nuovi look i piccoli modaioli. E se a Testaccio, in particolare alla Città dell’Altra Economia, il fenomeno dello scambio fashion con eventi tematici ad hoc strizza l’occhio alla sostenibilità, oggi anche i maschietti parsimoniosi sembrano gradire. Tant’è che le sneakers d’antan vengono sostituite con un paio di boots e ricevute, tra chiacchiere e sorrisi, alla serata swap che prende il via da popolati gruppi WhatsApp. Storie di abiti, riduzione degli sprechi e divertimento assicurato anche in via Carlo Denina, non distante dall’Appia Nuova, dove, respirando atmosfere dal sapore rétro, la festa dedicata agli scambisti dello stile è servita tra delizie a colazione o all’ora del brunch.
Spesso, poi, per i fanatici dello shopping “money-free”, a Prati, alcuni locali organizzano selezioni in cui non tutto ciò che si porta per essere scambiato può essere accettato. Fra jeans e magliette, il numero dei capi da mettere sul banco di prova del baratto non può superare le 10 unità davanti alla giuria di esperti del recycle che ne selezionerà solo 5: i migliori saranno destinati ai nuovi proprietari. L’urban swapping si evolve e coinvolge anche la cosmesi. Per chi ha trucchi e rossetti che non usa più, o se quel profumo sul comodino è il ricordo di un amore stagionato che puzza di vecchio, il “do ut des” amichevole, senza sborsare un euro, consente di barattare anche prodotti make up e fragranze. C’è sempre una seconda occasione di vita per abiti e cosmetici. Diversamente dagli ex.
Gustavo Marco Cipolla © RIPRODUZIONE RISERVATA
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