LA DIRIGENZA
Il presidente e amministratore delegato sarà nominato dall’autorità di governo competente in materia di Sport, dunque dal ministro dello Sport oppure dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport; mentre i componenti del cda saranno espressi dai ministri della Salute e dell’Istruzione. Bisogna ricordare che la riforma è nata dopo un lungo confronto. «È stata fatta non contro qualcuno, né per qualcuno. Facciamo non leggi ad personam, ma solo per il bene dello sport», ha spiegato Giorgetti. «La politica sportiva continuerà a farla il Coni, non ci saranno due papi dello sport, ma oltre al presidente del Coni, ci sarà chi si occuperà di uomini e risorse per far crescere lo sport di base, un settore che finora è stato sottovalutato dalla politica», ha concluso. Ha preso la parola, poi, Salvini: «In un settore dove di solito si taglia, abbiamo fatto un investimento di civiltà, educazione e formazione». Ad ogni modo il Coni continuerà a svolgere tutte le funzioni che gli assicura la Carta olimpica.
LE CRITICHE
Il nuovo format però non convince Malagò. «Avrei fatto una società parallela a Coni Servizi. Da uomo di sport ma anche delle istituzioni tifo affinché ci siano dei risultati», ha commentato. E poi. «Sono felice e orgoglioso che ci sia uno Stato che ci mette la volontà di investire in questi settori. Non condivido questo nome, Sport e Salute, e mi sono battuto per questo, perché molto usato e inflazionato. Avrei fatto poi una società a parte, svuotando Coni servizi dei temi che devono rientrare nelle competenze di questo nuovo soggetto», ha aggiunto. Malagò, dunque, pur non condividendo diversi aspetti della riforma, sceglie di mettersi a disposizione per senso di responsabilità istituzionale. Come detto, Sport e Salute avrà una dirigenza lineare: i consiglieri scenderanno da cinque a tre e il presidente svolgerà anche le funzioni di ad. La nuova Spa sportiva sarà operativa da maggio. Intanto i contributi già determinati per le federazioni sportive per il 2019 non subiranno variazioni. Infine ad innescare una polemica è stato Luca Lotti del Pd, ex ministro dello Sport. «Sul limite dei mandati dei presidenti federali il governo nasconde una norma salva poltrone».
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