RITA
La Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) è uno strumento pensato all’interno del “pacchetto” Ape volontaria e social, come ulteriore forma di flessibilità basata sulla previdenza integrativa. Di fatto non era stata utilizzata finora, perché era richiesta una certificazione dei requisiti da parte dell’Inps, condizione venuta meno con l’ultima legge di Bilancio. La Rita, il cui importo dipende dal capitale accumulato dal lavoratore nel Fondo pensionistico complementare, può essere percepita in anticipo rispetto al momento in cui si matura la pensione obbligatoria e quindi rappresenta una forma di reddito provvisorio in attesa di quel momento. Può essere ottenuta dagli iscritti ai Fondi a cui mancano fino a 5 anni alla pensione, che hanno cessato l’attività lavorativa, hanno versato contributi per 20 anni nella gestione obbligatoria e sono inseriti nella previdenza complementare da almeno 5. Chi dopo aver cessato il lavoro è rimasto inoccupato per 24 mesi può chiedere la Rita con un anticipo fino a 10 anni rispetto al momento della pensione, anche con meno di 20 anni di contributi obbligatori.
APE SOCIALE
L’anticipo pensionistico sociale (Ape sociale) è un’indennità a carico dello Stato che viene pagata dall’Inps a chi ha almeno 63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi a seconda dei casi e se rientra in una di queste quattro categorie : disoccupati che hanno concluso l’indennità di disoccupazione da almeno 3 mesi con 30 anni di contributi; lavoratori che assistono familiari conviventi di primo grado con disabilità grave da almeno 6 mesi con 30 anni di contributi; lavoratori con invalidità superiore o uguale al 74% con 30 anni di contributi; lavoratori dipendenti che svolgono un lavoro ritenuto pesante (e lo hanno svolto per almeno 6 anni negli ultimi 7) con 36 anni di contributi. I lavori gravosi individuati dal governo sono 14, e vanno dai conciatori fino alle maestre d’asilo.
APE VOLONTARIA
L’operazione Ape volontaria, un prestito che funge da “reddito ponte” in attesa della pensione, è partita concretamente a metà febbraio dopo molti mesi di attesa, con le istruzioni operative dell’Inps. L’anticipo può essere richiesto da coloro a cui manca fino ad un massimo di 3 anni e 7 mesi al momento della pensione di vecchiaia, con almeno 63 anni di età e 20 anni di versamenti contributivi: verrà restituito in 20 anni a valere sulla pensione definitiva. Il primo passo è chiedere all’Inps la certificazione dei requisiti. Ma per coloro che avevano maturato il diritto all’Ape tra il primo maggio e il 18 ottobre 2017 e quindi hanno diritto ad arretrati è necessario fare domanda entro il prossimo 18 aprile per poter effettivamente ottenere tutte le somme arretrate.
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