La carica delle startup, scommessa che si può vincere

di Giusy Franzese
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Venerdì 17 Gennaio 2014, 18:26 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 12:50
Ne nascono un centinaio al mese. Sono la dimostrazione che l’Italia ancora un Paese di creativi. Pieno di talenti, che hanno solo bisogno dei mezzi e delle ”attrezzature“ giuste per dimostrarlo. E di qualcuno che crede in loro. Sono le startup innovative: il report Infocamere del 13 gennaio 2014 ne conta 1.525 iscritte all’apposita sezione speciale del registro delle imprese varata dal governo Monti nel 2012. A inizio dicembre erano poco meno di 1400, a settembre 2013 erano intorno ai 1100.



Certo, rispetto all’universo impresa in Italia, sono solo un puntino. Un fenomeno assolutamente minoritario. Eppure è proprio attraverso questi neo-imprenditori, per lo più giovani brillanti, pieni di idee, con il loro entusiasmo contagioso, che il nostro Paese può ingranare la marcia per ripartire alla grande. L’entusiasmo ad esempio di Flavia e Lorenza, le due imprenditrici baresi che hanno dato vita alla startup ”CucinaMancina“, una foodcomunity, che dà consigli, fornisce ricette e indirizzi per chi vuole o deve (perché iperteso, diabetico, allergico, intollerante o altro) mangiare diverso. O la passione del team di ingegneri e ricercatori dell’Università di Padova che ha fondato Exim (Exoscheleton in Motion), start up che propone un esoscheletro biomedicale flessibile che aiuta chi ha lesioni spinali o deficit neuromuscolari nell’azione motoria. Exim è una delle tre startup vincitrici del concorso indetto dall’associazione ItaliaCamp: il premio consiste nel partecipare il prossimo 26 febbraio fino al 4 marzo al primo barcamp organizzato nella storia della Borsa di New York; nel trading floor di Wall Street le startup potranno presentare le loro idee ai più rilevanti investitori, venture capitalist e business angels americani.



È una scommessa, che si basa però anche sulle esperienze di altri Paesi. A partire dagli Stati Uniti. Lì - come evidenzia una ricerca della Fondazione Kauffman - attraverso le startup ogni anno si creano tre milioni di posti di lavoro, mentre le aziende tradizionali ne perdono in media un milione. Insomma, senza l’apporto delle startup il risultato occupazionale netto degli USA sarebbe negativo.



Il governo Letta, bisogna riconoscerlo, sta facendo la sua parte. Tra ”Destinazione Italia“ e legge di Stabilità ha implementato quanto già previsto dal governo Monti: per le startup innovative sono previste facilitazioni burocratiche, deroghe societarie, costi ridotti per la fase di avvio, agevolazioni e incentivi fiscali (come le detrazioni d’imposta per chi investe e i crediti di imposta per le assunzioni), accesso facilitato al credito (attraverso il Fondo Centrale di Garanzia per ottenere la garanzia dello Stato), piattaforme web per il capitale di rischio e maggiore flessibilità nei rapporti di lavoro (meno vincoli e costi per i contratti a tempo determinato). «Per il 2014 puntiamo a superare la soglia delle 3 mila startup registrate, a raddoppiare quindi il numero delle imprese che possono beneficiare di un ecosistema più favorevole» dicono al ministero per lo Sviluppo Economico.



E non mancano le iniziative di organizzazioni private, ma anche di enti locali. Basta fare una ricerca veloce sul web per trovare l’elenco di interessanti opportunità per chi ha idee innovative. Solo per fermarci alle più recenti, ad esempio, c’è il bando Qip che, attraverso il comitato Abruzzo, mette a disposizione 410.000 euro a fondo perduto per sostenere l’avvio di nuove imprese nei comuni colpiti dal sisma. Le agevolazioni variano tra i tremila e dodicimila euro. In Toscana, l’Upi e le Province in collaborazione con la Cna regionale, hanno appena diffuso il bando ”I go“ rivolto a 300 startupper under 35: i vincitori avranno a disposizione un percorso di formazione e al termine i 30 progetti migliori godranno di un contributo economico per dar vita alla loro idea imprenditoriale. L’agenzia regionale per la promozione della ricerca e dell’innovazione ”Campania Innovazione“ e l’incubatore di startup innovative digitali nel sud Italia ”56Cube“, hanno siglato un accordo di collaborazione che ha l’obiettivo di scovare e aiutare gli startupper. E via via, ogni regione, ha la sua grande o piccola iniziativa.



Per ora è la Lombardia a detenere con 311 startup lo scettro del numero maggiore di idee innovative che hanno trovato la forza (capitale umano e investimenti) di sbarcare sul mercato. Seguono Emilia Romagna (168), Lazio (157) e Veneto (132). Sono sopra la soglia delle cento startup anche il Piemonte (126) e la Toscana (104). E il Sud? Complessivamente le startup con sede nelle regioni meridionali rappresentano solo il 18% del totale nazionale. Una presenza ancora minima, quindi. I cui motivi bisognerebbe analizzare meglio (propensione culturale a minor rischio? formazione non appropriata? scarsa conoscenza della legislazione apposita?). Di certo è difficile credere che il nostro Sud sia carente di creatività, di lampi di genio. In ogni caso ci sono regioni, come Campania (71 startup) e Puglia (64), che sono più avanti di altre del Nord, come Liguria (27) e Friuli Venezia Giulia (56 startup).



Probabilmente è semplicemente ancora presto per disegnare una mappa dell’innovazione imprenditoriale italiana. E forse non tutti i giovani sanno quanto possa valere sul mercato la loro ”pazza idea“. Per cui, armi e (forse) bagagli. Il mondo resta a caccia di visionari, datevi da fare ragazzi. Nel 2015, poche settimane prima dell’Expo, Milano ospiterà il più importante movimento globale di startupper, il Global Entrepreneurship Congress. Che bello sarebbe dimostrare che anche nei garage o negli scantinati della più remota provincia italiana, e non solo in quelli della California, possono nascere le intuizioni alla Steve Jobs in grado di cambiare il mondo.



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