Abdulhamid Juma, il carismatico presidente del Festival, ha spiegato al messaggero.it le stretegie e i progetti del Festival che, con il suo mercato in continua crescita, è una realtà sempre più di primo piano non solo nel mondo arabo.
Qual è stata la sfida più grande di questa edizione?
“Essere all’altezza delle aspettative generali. Quest’anno si celebrano i dieci anni del Festival e abbiamo avvertito una grande pressione. Non solo da parte degli Emirati, ma anche del pubblico e dei media del mondo intero. Dubai è una realtà molto ambiziosa ed è abituata a sognare in grande, da noi ci si aspetta il meglio”.
E su cosa avete puntato?
“A volte si cerca la soluzione in cima alla montagna senza vedere che l’abbiamo in tasca…Così, per festeggiare i nostri dieci anni, siamo tornati per così dire a casa: abbiamo deciso di puntare i riflettori sul cinema arabo, senza dimenticare i migliori film del resto del mondo. Abbiamo ottenuto un buon mix, simboleggiato dal film palestinese Omar che ha aperto il Festival e da American Hustle che lo chiude”.
E come sta il cinema arabo?
“E’ difficile comprendere sotto un’unica definizione il cinema prodotto da 22 paesi, a loro volta suddivisi in regioni. Il mondo identifica il cinema arabo con quello egiziano, il più antico di tutti, ma fanno film interessanti anche la Giordania, la Siria, i sei paesi del Golfo, quelli del Nord Africa. La sfida è farli distribuire e non soltanto nei paesi d’origine: ovunque gli esercenti reclamano film hollywodiani”.
Qual è il budget del vostro Festival?
“Preferisco non parlare di cifre. Tutti pensano che nel Golfo siamo ricchissimi, spendiamo senza limiti e strapaghiamo le star per farle venire a fare la passerella. Non è così. Qui non vogliamo lo show: è un vero Festival e costa quanto gli altri nel resto del mondo. Abbiamo gli sponsor giusti e sappiamo far quadrare i conti. Non a caso io vengo dal mondo delle banche…”.
Gli altri festival vi forniscono l’ispirazione?
“Li frequentiamo tutti: Toronto, Cannes, Venezia ma non vogliamo copiare nessuno. Facciamo la rassegna che più somiglia alla nostra cultura, al nostro background”.
Cosa progettate in vista dell’Expo 2020 che si terrà proprio a Dubai?
“Abbiamo già cominciato a lavorare per potenziare il festival e fare della nostra città il punto d’incontro della creatività e della cultura mondiale. Daremo il massimo”.
Conosce il cinema italiano?
“Si, e lo considero una magnifica espressione culturale. Non ha svenduto la sua anima artistica al business e noi lo ammiriamo proprio per questo”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA