Ginevra Hollander legata con corde e fil di ferro: il barcaiolo trovato con i tabulati di Mossoni

Ginevra Hollander legata con corde e fil di ferro: il barcaiolo trovato con i tabulati di Mossoni
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Giovedì 19 Giugno 2014, 12:45 - Ultimo aggiornamento: 20 Giugno, 10:58

Federica Giacomini, l'attrice hard il cui cadavere stato ritrovato marted, a cinque mesi dalla scomparsa, nel fondo del lago di Garda, era legata anche con corde e fil di ferro.

Dopo l'autopsia di ieri ora gli accertamenti si concentreranno anche su questi elementi emersi nelle ultime ore. Nella giornata di oggi saranno inoltre spediti ai Ris i tamponi effettuati durante gli esami autoptici di ieri, per verificare se la donna fosse stata sedata o drogata prima del suo omicidio.

L'identificazione di Federica è ormai certa, anche alla luce di alcune sue caratteristiche morfologiche che ne hanno facilitato il riconoscimento (una menomazione al dito di una mano) ma proseguiranno nei prossimi giorni anche ulteriori indagini per avere un riscontro più certo possibile anche dal punto di vista del Dna.

BARCAIOLO TROVATO CON I TABULATI DI MOSSONI «Meglio di no, grazie»: è gentile ma deciso stamane il titolare dell'agenzia di Castelletto di Brenzone che ha noleggiato la barca all'assassino di Federica Giacomini, la pornostar di origini bresciane ma residente a Vicenza il cui cadavere è stato riportato in superficie due giorni fa, nel respingere qualunque domanda sull'accaduto. In questa località della sponda veronese del lago di Garda è stagione piena, visto che i turisti tedeschi che qui la fanno da padroni scelgono sempre più spesso il mese di giugno per le loro ferie italiane. «Ho una fila di persone davanti a me che vogliono noleggiare una barca» taglia corto l'uomo.

Eppure la 'fotografià di una normale giornata di lavoro di questo piccolo imprenditore non è molto diversa da quello che deve essere accaduto l'inverno scorso, quando il finto biologo che gli investigatori ritengono possa essere il compagno della donna Franco Mossoni, sospettato del delitto e attualmente rinchiuso nell'ospedale psichiatrico di Reggio Emilia, si è presentato alla porta del negozio. L'uomo sosteneva di aver bisogno di una barca e del relativo conducente per depositare in mezzo al lago un presunto congegno di rilevazione. In realtà era una bara di plastica camuffata con pulsanti e antenne per darle una parvenza tecnologica, in cui vi era il cadavere di Federica, appena massacrata.

I tamponi relativi ai suoi resti, esaminati ieri all'istituto di medicina legale di Padova, saranno ora analizzati dai tecnici della Polizia scientifica. Nessun sospetto dell'esercente, tanto più che l'assassino aveva le idee ben chiare e si è fatto portare in un punto preciso dello specchio d'acqua, profondo circa 100 metri. Il barcaiolo era talmente convinto di avere per cliente un biologo vero da averlo aiutato a buttare il acqua la cassa, zavorrata in precedenza dall'assassino con un forato di cemento per non riemergere mai più.

Quando due giorni fa i sommozzatori hanno riportato in superficie l'involucro l'imprenditore era a riva, le mani nei capelli e lo sguardo inorridito. Particolarmente laborioso è stato il percorso che ha portato la squadra mobile di Vicenza sulle tracce del noleggiatore. Gli investigatori sono partiti dai tabulati telefonici di Mossoni e hanno ricostruito che tra fine gennaio e inizio febbraio, all'epoca della scomparsa della vittima, aveva freneticamente cercato di mettersi in contatto con un barcaiolo di Brenzone. Molti esercizi d'inverno sono chiusi, per cui si è arrivati abbastanza facilmente al noleggiatore. Ma qui c'è stato un intoppo.

Per due volte il noleggiatore ha negato la circostanza, forse temendo una verifica di natura fiscale, per poi ammettere solo qualche giorno fa il contatto con l'assassino. «Si è vero» ha detto alla Polizia, raccontando di quel finto biologo (la cella telefonica di Mossoni ha agganciato proprio in quei giorni Castelletto di Brenzone) e della sua volontà di portare una cassa nel punto più profondo del lago.

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