Filosofia e aforismi, è il metodo Scolari
ecco come la Seleçao cerca le vittorie

Filosofia e aforismi, è il metodo Scolari ecco come la Seleçao cerca le vittorie
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 30 Giugno 2014, 01:26 - Ultimo aggiornamento: 15:22
Chorado. Cioè: pianto. Un doppio senso. Il pianto di Julio Cesar, non solo dopo, ma addirittura prima di parare i calci di rigore. Il gioco del Brasile che è un pianto. La Folha de S.Paulo, il quotidiano più diffuso di tutta l’America Latina, non ci va leggero. Gli altri giornali nemmeno. “Julio Cesar e la traversa salvatori della Patria”, il titolo più diffuso. “Selecao joga mal” il giudizio unanime. Le pagelle ai giocatori spietate. Insufficiente persino Neymar. Vengono promossi soltanto David Luiz e Thiago Silva, oltre al portiere dei miracoli naturalmente. Julio Cesar esce così da un incubo durato quattro anni. Prima messo all’indice in Brasile per il grave errore che portò alla sconfitta con l’Olanda in Sudafrica (per scaramanzia stavolta ha rifiutato il numero 1 che aveva nel 2010 sulla maglia, ora gioca con il 12), poi scartato dall’Inter come un ferro vecchio con tanto di certificazione medica sulla sua schiena a pezzi, spedito in Inghilterra al Qpr che pur di non farlo giocare mandava in campo persino il portiere del centro sportivo, infine emigrato al Toronto per arrivare al Mondiale con almeno qualche partita sulla spalle: per la verità solo sette. «Sono passato in quattro anni dalla tristezza più profonda all’apice della felicità. – racconta adesso – So che molti non mi avrebbero voluto qui. Ma non immaginate con quanta cura mi sono preparato per riuscire a realizzare questo sogno. Nao desista nunca, non mollare mai, il mio motto. Soltanto Dio e la mia famiglia sanno quello che ho passato».



IL RITUALE

Di Dio si parla tanto in Brasile dopo lo scampato pericolo. Anche subito prima dei rigori era stato molto invocato. Dentro lo stadio si sono visti Luiz e Gustavo inginocchiarsi e pregare; la fidanzata di Neymar baciare un santino in tribuna; Thiago Silva pregare anche lui, a mani giunte; Scolari sgranare il rosario. Proprio Felipao a fine partita è sembrato molto dimesso: «Sapevo che il Cile era un avversario molto difficile, l’unica cosa che non digerisco è che abbiamo regalato un gol su una rimessa in gioco a nostro favore». Come sempre nella sua carriera, Scolari ha deciso di affidarsi anche in questo Mondiale a un sistema di gioco e a una squadra da non modificare mai, se non in caso di emergenza. La critica gli chiede di cambiare, di inserire magari qualche centrocampista di qualità in più, a sostegno di Neymar, uscito acciaccato e stremato dalla battaglia con il Cile. Ma Felipao tira dritto. Lavora più sulle motivazioni che sulla tattica. Prima di ogni partita fa infilare sotto le porte delle stanze dei giocatori un foglietto con una citazione più o meno illustre e una chiosa sua. In vista del Messico si è affidato alle parole di William George Ward, teologo e filosofo cattolico inglese dell’Ottocento: “Il pessimista si lamenta del vento, l’ottimista spera che il vento cambi, il realista sistema le vele”. Morale di Felipao: “Non cercare il problema, cerca la soluzione”. Per la sfida con il Camerun, decisiva per passare il primo turno, è stata la volta nientemeno che dell’ex presidente americano Reagan: “Non ci sono limiti a quello che tu puoi fare, purché non ti importi di riconoscere chi ti può aiutare”. Aggiunta del ct: “Non si può essere bravi solo a metà”.



LA SCELTA

La scelta dell’aforisma giusto è piuttosto complessa. Coinvolge l’ufficio comunicazione, che deve selezionare le citazioni cui attingere e poi stampare e distribuire il pizzino, lo staff tecnico che deve individuare tipo di impegno e caratteristiche dell’avversario, infine Scolari che deve trovare lo slogan giusto. Forse hanno capito tutti quanti che i piedi di molti giocatori, specialmente gli attaccanti, più di tanto non si possono migliorare. Tanto vale lavorare sulla loro testa.



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