IL RITUALE
Di Dio si parla tanto in Brasile dopo lo scampato pericolo. Anche subito prima dei rigori era stato molto invocato. Dentro lo stadio si sono visti Luiz e Gustavo inginocchiarsi e pregare; la fidanzata di Neymar baciare un santino in tribuna; Thiago Silva pregare anche lui, a mani giunte; Scolari sgranare il rosario. Proprio Felipao a fine partita è sembrato molto dimesso: «Sapevo che il Cile era un avversario molto difficile, l’unica cosa che non digerisco è che abbiamo regalato un gol su una rimessa in gioco a nostro favore». Come sempre nella sua carriera, Scolari ha deciso di affidarsi anche in questo Mondiale a un sistema di gioco e a una squadra da non modificare mai, se non in caso di emergenza. La critica gli chiede di cambiare, di inserire magari qualche centrocampista di qualità in più, a sostegno di Neymar, uscito acciaccato e stremato dalla battaglia con il Cile. Ma Felipao tira dritto. Lavora più sulle motivazioni che sulla tattica. Prima di ogni partita fa infilare sotto le porte delle stanze dei giocatori un foglietto con una citazione più o meno illustre e una chiosa sua. In vista del Messico si è affidato alle parole di William George Ward, teologo e filosofo cattolico inglese dell’Ottocento: “Il pessimista si lamenta del vento, l’ottimista spera che il vento cambi, il realista sistema le vele”. Morale di Felipao: “Non cercare il problema, cerca la soluzione”. Per la sfida con il Camerun, decisiva per passare il primo turno, è stata la volta nientemeno che dell’ex presidente americano Reagan: “Non ci sono limiti a quello che tu puoi fare, purché non ti importi di riconoscere chi ti può aiutare”. Aggiunta del ct: “Non si può essere bravi solo a metà”.
LA SCELTA
La scelta dell’aforisma giusto è piuttosto complessa. Coinvolge l’ufficio comunicazione, che deve selezionare le citazioni cui attingere e poi stampare e distribuire il pizzino, lo staff tecnico che deve individuare tipo di impegno e caratteristiche dell’avversario, infine Scolari che deve trovare lo slogan giusto. Forse hanno capito tutti quanti che i piedi di molti giocatori, specialmente gli attaccanti, più di tanto non si possono migliorare. Tanto vale lavorare sulla loro testa.
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