Il filosofo Benedetto Croce
L'ideale del comunismo

Benedetto Croce
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Venerdì 20 Dicembre 2013, 17:13 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 17:12
Benedetto Croce scrive con una certa regolarit un’ottantina di articoli, dal 1947 al 1952, l’anno della sua morte ricordata in prima pagina da un breve scritto di Moravia. E’ la sua seconda stagione giornalistica dopo la prima nel “Giornale d’Italia” di Bergamini. Offre «elzeviri freschissimi», un florilegio dei suoi temi. Dalle questioni di estetica e storiografia alle note letterarie (da Rimbaud a d’Annunzio) a quelle filosofiche con una “stroncatura” di Heidegger, fino alla lettera a Eistein sugli ideali di patria e libertà.



La radice ultima dell’ideale comunistico, che non si trova nell’attiva vita spirituale e morale degli uomini, si scopre agevolmente nella brama vana e puerile della liberazione dalla fatica e dal dolore, indivisibili dalla vita e stimoli della vita, e, in quanto la sua origine è tale, non ha niente da vedere col desiderio, come si usa dire, d’una «umanità migliore» che sempre è vivo negli uomini e si attua, quando e come si può, nelle particolarità delle azioni e degli avanzamenti. Qui il desiderio di un’umanità migliore è inteso, invece, nel senso di un’umanità che sia diversa essenzialmente dall’umanità che è la nostra, di un mondo che sia diverso dal mondo che noi conosciamo: che è il mito del «di là», dell’«altro mondo», Eliso, Eden, Paradiso, Regno degli Eletti, o altro consimile.



Certo, nel mito c’è sempre, insieme con le combinazioni della immaginazione, uno spunto di verità, sebbene in veste non filosofica, e in questo caso la verità sta nel concetto della vita immortale, in cui lo spirito è libero dal corpo, non sente e non soffre col corpo, ha raggiunto pace e riposo, e tuttavia non resta inoperoso e impartecipe alla realtà del mondo: nel concetto dell’opera umana che si eterna di là dalla vita dell’individuo, nella storia che sopr’essa si prosegue e che a essa ha riferimento e sostegno; dell’immortalità effettiva non solo di coloro di cui la fama suona, ma di tutti gli altri di cui i nomi...



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