La radice ultima dell’ideale comunistico, che non si trova nell’attiva vita spirituale e morale degli uomini, si scopre agevolmente nella brama vana e puerile della liberazione dalla fatica e dal dolore, indivisibili dalla vita e stimoli della vita, e, in quanto la sua origine è tale, non ha niente da vedere col desiderio, come si usa dire, d’una «umanità migliore» che sempre è vivo negli uomini e si attua, quando e come si può, nelle particolarità delle azioni e degli avanzamenti. Qui il desiderio di un’umanità migliore è inteso, invece, nel senso di un’umanità che sia diversa essenzialmente dall’umanità che è la nostra, di un mondo che sia diverso dal mondo che noi conosciamo: che è il mito del «di là», dell’«altro mondo», Eliso, Eden, Paradiso, Regno degli Eletti, o altro consimile.
Certo, nel mito c’è sempre, insieme con le combinazioni della immaginazione, uno spunto di verità, sebbene in veste non filosofica, e in questo caso la verità sta nel concetto della vita immortale, in cui lo spirito è libero dal corpo, non sente e non soffre col corpo, ha raggiunto pace e riposo, e tuttavia non resta inoperoso e impartecipe alla realtà del mondo: nel concetto dell’opera umana che si eterna di là dalla vita dell’individuo, nella storia che sopr’essa si prosegue e che a essa ha riferimento e sostegno; dell’immortalità effettiva non solo di coloro di cui la fama suona, ma di tutti gli altri di cui i nomi...
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