Trisulti, presentata la richiesta di revoca della concessione: i tre punti contestati

Trisulti, presentata la richiesta di revoca della concessione: i tre punti contestati
di Andrea Tagliaferri
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Venerdì 5 Aprile 2019, 15:34
Presentato il ricorso al Ministero dei Beni Culturali da parte di ‘Comunità Solidali’. L’istanza, accompagnata da circa 2000 tra firme cartacee e online, è corredata da una relazione dell’avvocato Felice Maria Spirito. Nell’istanza si chiede l’annullamento in autotutela, quindi con atto diretto del Mibac, della concessione onerosa per 19 anni in favore dell’attuale gestore, il Dignitatis Humanae Institute, associazione sovranista e ultracattolica che ne vorrebbe fare la sede di un’accademia sulle origini giudaico cristiane dell’Europa ma, soprattutto, la tanto contestata Scuola di formazione politica finanziata da Steve Bannon, ex stratega di Trump e leader dei sovranisti americani.

L’iniziativa era stata annunciata in occasione della seconda marcia organizzata a Collepardo lo scorso 16 marzo nella quale Daniela Bianchi e Marco Maddalena secondo i quali ci sono «concreti elementi che fanno ben sperare sulla richiesta di annullamento». «Solo dopo di un atto ufficiale del Ministero - aggiunsero i due - potremo presentare una controproposta per la gestione della secolare Certosa cistercense, ripristinandone le sue vocazioni tradizionali di accoglienza e libertà».

I PUNTI CONTESTATI
Tre i punti messi in risalto nella relazione allegata alla richiesta di annullamento della concessione. Secondo le ricerche effettuate dallo studio legale, infatti, il DHI all’epoca della presentazione della propria candidatura al bando ministeriale non godeva di personalità giuridica, condizione prevista dalle norme e dal bando stesso. L’iscrizione dell’associazione nel registro delle persone giuridiche, istituito in Prefettura, è stata effettuata a giugno 2017, mentre la domanda è stata presentata sei mesi prima.

Altro requisito mancante sarebbe la «documentata esperienza almeno quinquennale nel settore della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale» richiesta nell’avviso pubblico del 2016: il DHI si è costituito in Italia a novembre di quell’anno, da questo la constatazione che non poteva avere l’esperienza quinquennale richiesta.

Ultimo dato su cui l’istanza di Comunità Solidali punta è quello del mancato rispetto della documentata esperienza nella gestione, nell’ultimo quinquennio antecedente la pubblicazione dell’avviso, di almeno un immobile culturale, pubblico o privato: da verifiche incrociate non solo il museo di Civita di Collepardo non esisterebbe, ma la gestione stessa non sarebbe certificata da un contratto registrato che quindi non può essere preso a prova del requisito temporale. Oltre ai tre vizi formali, infine, l’istanza aggiunge che l’idea della scuola sovranista politica non sarebbe tra le attività di valorizzazione proprie di un luogo di culto e bene comune che era la finalità del bando.
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