Documenti falsi per la Certosa di Trisulti: il braccio destro di Bannon rischia il processo

Steve Bannon con Benjamin Harnwell
di Michela Allegri
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Venerdì 5 Giugno 2020, 17:24 - Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 14:18

Canoni d'affitto non pagati, ma anche carte false e manutenzioni mai effettuate. Dopo avere incassato una vittoria davanti al Tar di Latina, che ha stabilito che, nonostante le anomalie, la Certosa di Trisulti resti in gestione alla Dignitatis Humanae Institute, l'associazione ultra cattolica che fa capo a Steve Bannon, ex capo stratega di Donald Trump, che vorrebbe creare nell'ex convento di Collepardo la scuola internazionale del sovranismo, ora arriva la stangata penale.

Perché Benjamin Winston Harnwell, braccio destro di Bannon, presidente e legale rappresentate dell'associazione, rischia di finire sul banco degli imputati per turbata libertà degli incanti e inadempimento in pubbliche forniture.

Il pm Carlo Villani, della procura di Roma, gli ha appena notificato un avviso di conclusione delle indagini, atto che solitamente precede una richiesta di rinvio a giudizio. E potrebbe essere solo l'inizio, perché nei giorni scorsi si è mossa anche la Corte dei conti: i pm hanno consegnato ad Harnwell un atto di citazione nel quale gli viene chiesto di pagare al ministero dei Beni culturali 200mila euro, cioè il totale dei canoni d'affitto mai corrisposti per l'occupazione del monastero.

L'obiettivo della Dignitatis Humanae Institute era quello di trasformare in una scuola di formazione politica internazionale che «difenda le radici cristiano giudaiche dell'Occidente» la storica certosa di monaci, che si trova quasi al confine tra il Lazio e l'Abruzzo. E per aggiudicarsi quella location incantevole, secondo l'accusa, Harnwell avrebbe letteralmente fatto carte false.

Nel capo di imputazione si legge infatti che, in concorso con Padre Eugenio Romagnuolo, abate presidente della congregazione cistercense di Casamari, membro del consiglio direttivo dell'associazione, deceduto lo scorso aprile, avrebbe «turbato la procedura di gara relativa all'avviso pubblico per l'individuazione di enti cui affidare la concessione di beni immobili appartenenti al demanio culturale dello Stato, bandita il 28 dicembre 2016».

Le anomalie sarebbero tantissime: documenti retrodatati, ragioni sociali alterate. Nella domanda di partecipazione al bando, infatti, tra le finalità principali della Dignitatis Humanae Institute erano state indicate «attività di tutela, promozione, valorizzazione o conoscenza dei beni culturali e paesaggistici». In realtà queste finalità sarebbero state inserite nello statuto solo il 30 marzo 2017.

E ancora: sarebbe stata riferita una «documentata esperienza, almeno quinquennale, nel settore della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale». Tutto falso, sostiene la Procura. Così come la gestione - dichiarata negli atti - del Piccolo museo monastico di Civita», mai esistito, secondo il pm. Un falso che, per l'accusa, sarebbe stato avallato dall'Abate con un'attestazione su carta intestata e timbrata. Il braccio destro di Bannon è indagato anche per inadempimento in pubbliche forniture.

L'associazione, infatti, non avrebbe nemmeno rispettato il contratto stipulato, che prevedeva interventi di valorizzazione dell'area, attività di recupero e di manutenzione e la corresponsione di un canone annuo di 100mila euro, mai versato nel 2018 e nel 2019.

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