Serena Mollicone, il colpo alla testa e l'agonia: «Poteva essere salvata»

Il medico legale Luisa Regimenti ha ricostruito le ultime ore di vita della ragazza. La psicologa forense Volpini, consulente della famiglia: "Santino Tuzi è attendibile". La sentenza attesa tra maggio e giugno

La 18enne assassinata e la caserma dei carabinieri di Arce
di Vincenzo Caramadre
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Mercoledì 31 Gennaio 2024, 07:39 - Ultimo aggiornamento: 07:43

«Serena poteva essere salvata se soccorsa subito». Ad affermarlo la professoressa Luisa Regimenti, medico legale consulente di parte della famiglia di Serena Mollicone, all'udienza di ieri nel processo di appello per la morte della 18enne, uccisa nel 2001, dove sono imputati (assolti in primo grado) Franco Mottola, il figlio Marco, la moglie Annamaria, il carabiniere Francesco Quatrale, tutti accusati di concorso in omicidio e il carabiniere Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento. Regimenti ha affrontato diverse questioni, come l'ora della morte e l'altezza della ragazza rispetto al punto di rottura trovato sulla porta dell'alloggio della caserma, dove, per l'accusa, sarebbe stata sbattuta prima di essere imbavagliata con una busta di plastica attorno al collo. «L'aggressione alla ragazza - ha spiegato il medico legale - ha prodotto un edema cerebrale del tutto idoneo a determinare nella vittima uno stato di perdita di coscienza, ma non ancora il decesso. È indubbio che Serena Mollicone poteva essere salvata se fosse stata soccorsa subito. Fu lasciata, invece, in queste condizioni per alcune ore prima di essere uccisa dal nastro adesivo che gli è stato applicato sulla bocca e sul naso provocandone il soffocamento».

L'ORA DEL DECESSO

L'ora del decesso nella sentenza di primo grado viene collocata all'alba del 2 giugno 2001. «Abbiamo inoltre collocato l'orario della morte nel pomeriggio del primo giugno contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa», ha aggiunto Regimenti. «Possiamo affermare che l'omicidio è avvenuto in un luogo diverso da quello dove è stato rinvenuto il cadavere: il nastro che avvolgeva il capo ed il corpo di Serena quando è stato tagliato, era perfettamente pulito all'interno, non vi erano tracce di terra. Le modalità di confezionamento del cadavere hanno richiesto molto tempo, ore e tranquillità: non vi sono infatti piegature. Ciò denota che l'omicida ha avuto a disposizione un luogo chiuso e molto tempo per confezionare la salma».
Poi ha concluso: «Serena misurava 155 centimetri, ma la lunghezza di una salma non corrisponde alla misura della persona viva. Attraverso la misurazione delle ossa, avvenuta attraverso una tac, siamo giunti alla reale altezza di Serena che può essere stimata intorno a 160-161 centimetri». Affrontato, ieri, anche uno dei più controversi elementi della sentenza di primo grado: la dichiarazioni del brigadiere Santino Tuzi, che aveva detto di aver visto Serena entrare in caserma la mattina del 1 giugno 2001 verso le 11.30. La criminologa e psicologa forense Laura Volpini, consulente della famiglia Mollicone, l'ha definita «accurata e coerente». Parlando delle sommarie informazioni testimoniali che il brigadiere ha sostenuto che «non mette mai in discussione di aver visto entrare in caserma una ragazza». Inoltre, ha spiegato, «il ricordo che la ragazza è entrata in caserma non subisce discrasie e anche il fatto che fosse lei viene poi confermato».

IL CALENDARIO

La corte d'assise d'appello ha stilato un ricco calendario di udienze: tre a febbraio (nei giorni 6, 12 e 22) tre a marzo (nei giorni 14, 22 e 26) e tre ad aprile (nei giorni 6, 9 e 19). Poi verrà chiusa l'istruttoria dibattimentale e ci sarà la discussione. La sentenza di secondo grado arriverà entro il mese di maggio.
 

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