Roghi di sterpaglie, torna l'allarme nelle campagne del cassinate

Roghi di sterpaglie, torna l'allarme nelle campagne del cassinate
di Alberto Simone
2 Minuti di Lettura
Lunedì 6 Giugno 2022, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 14:58

Puntuale, come ogni estate, a Cassino, soprattutto nelle zone periferiche, e più specificatamente al confine con Sant'Elia Fiumerapido, torna il fenomeno dei roghi che creano non pochi disagi e criticità ai residenti. Da tempo gli ambientalisti sono sulle barricate. L'ultimo episodio risale a domenica mattina. Ori Sambucci, uno dei residenti di via Selvotta, un'altra zona periferica della Città Martire, racconta: «Già dalle primissime ore del mattino arriva un odore acre che prende alla gola e non lascia respirare neanche me che normalmente non soffro di problemi di respirazione. Dalle 7 ho chiamato la protezione civile che a quell'ora è assente, ho chiamato i vigili del fuoco che mi hanno detto che se sono roghi accesi in proprietà private dovevo chiamare i carabinieri che mi rimandano ai vigili del fuoco che mi dicono che non possono intervenire se non vedo il fumo e mi dicono di chiamare i vigili urbani che non rispondono perché ancora chiusi. Dopo circa 15 minuti, parlando a fatica per il grande fastidio alla gola, non ho avuto nessuna possibilità di richiedere un intervento. Probabilmente come succede ormai da anni, quando qualcuno si potrà interessare del problema, il rogo ha già fatto tutti i danni che poteva, e gli irresponsabili che accendono questi fuochi per accendere ogni tipo di materiale, che dall'odore e dagli effetti che provocano non sono certamente innocui, restano impuniti e liberi di continuare».
DENUNCIA DEGLI AMBIENTALISTI
Quello dei roghi, dicevamo, è un problema che affligge soprattutto le zone di campagna di Cassino ai confini con Sant'Elia Fiumerapido. Più volte gli attivisti e i residenti del posto hanno allertato le autorità, ma ancora non si riesce a mettere un freno. Un rogo si è sviluppato ancora nei giorni scorsi in via delle Terme, nei pressi della stazione ferroviaria. A denunciarlo è stato l'ambientalista Edoardo Grossi, che spiega: «L'abbruciamento dei residui vegetali è considerato da molti una pratica agricola ordinaria, finalizzata non solo a ripulire il terreno, ma anche alla mineralizzazione degli elementi contenuti nei residui organici, alla concimazione dei terreni coltivati ed al controllo delle fonti di inoculo e propagazione delle fitopatie in grado di colpire le colture agrarie. Ma la combustione non controllata di residui agricoli produce sostanze inquinanti con impatti a scala globale, regionale e locale sulla qualità dell'aria, la salute umana ed il clima, ed ha un impatto negativo sulla biodiversita e sul paesaggio».
Conclude Grossi: «La combustione della biomassa vegetale eun processo complesso comprendente reazioni chimiche e fisiche e trasferimenti di massa ed energia. Quando la combustione non avviene in impianti dedicati e provvisti di adeguati sistemi di abbattimento degli inquinanti, ma in campo aperto, produce rilevanti emissioni in atmosfera di monossido di carbonio, anidride carbonica, ossidi di azoto, metano, biossido di zolfo, ammoniaca, composti organici volatili, polveri sottili e microinquinanti».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA