Pino Santonico, l'ex campione di calcio immobilizzato a letto per l'Alzheimer. La moglie: «Assistenza negata perché muove le mani»

Negli anni Sessanta militò anche in Serie A con l'Atalanta: ora il 79enne alle prese con un grave malattia, gli serve assistenza

Pino Santonico, 79 anni, immobilizzato a letto dall'Alzheimer
di Gianpiero Pizzuti
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Domenica 24 Settembre 2023, 07:17 - Ultimo aggiornamento: 10:10

«Aiutatemi sono disperata non so più che fare». Il grido di Teresa Parpiglia, moglie dell’ex gloria del calcio isolano Pino Santonico: «Siamo stati lasciati soli, nessuno ci da una mano». L’ex attaccante dell’Isola Liri in città è un’istituzione, unico nella storia della città ad aver giocato nella massima serie con l’Atalanta. Quando si parla di Pino Santonico la prima cosa che si pensa è il calcio, lui è stato l’espressione massima di questo sport per generazioni di isolani e di chi ha avuto modo di vederlo giocare. Oggi è immobile su un letto. Il padre Umberto per 50 anni massaggiatore dell’Isola Liri, i fratelli Ernesto e Franco da bambini ad adulti sempre con la maglia dell’Isola Liri, per un amore mai finito.

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«Pino ha l’Alzheimer - racconta sconsolata la moglie – è ridotto ad un tronco, non parla più, peggiora di giorno in giorno.

Lo abbiamo ricoverato in una struttura ad agosto, perché mi ero fatta male ai legamenti e non potevo più assisterlo al 100%, ma la situazione è precipitata. È tornato peggiorato e pieno di piaghe da decubito, prima riuscivo con la donna che mi da una mano a metterlo sulla sedia a rotelle, ora non ce la facciamo a sollevarlo. In questi anni sono andata a bussare a destra ed a manca pur di trovare risposte ad una situazione che giorno dopo giorno è diventata ingestibile».

 

LA CARRIERA

Pino Santonico è un’autentica bandiera per Isola del Liri, nessun isolano dopo di lui ha giocato in serie A. Nato il 5 agosto 1945 ai piedi della cascata, formidabile attaccante, tecnicamente forte con entrambi i piedi, ma micidiale con i colpi di testa. Cresciuto calcisticamente nell’Isola Liri, la sua carriera esplode a Reggio Calabria, quando diventa titolare nella Reggina, nei campionati di serie C e B in cui milita con gli amaranto. Nella stagione 1967-1968 arriva in A con l’Atalanta, quattro presenze ed un gol. Vestirà le maglie in B ed in C di Livorno, Taranto, Avellino, Giulianova ed Aquila Montevarchi. Terminerà la sua carriera sul finire degli anni ’70 con le maglie dell’Isola Liri, ma nella stagione 1987-1988 (serie D) nonostante avesse appeso le scarpe al chiodo da qualche anno, in qualità di allenatore della Juniores per cui tesserato, verrà mandato in campo da Bruno Mizzoni a 42 anni contro l’Almas Roma per i suoi ultimi 20 minuti da giocatore.

LA MALATTIA

Teresa Parpiglia racconta l’odissea di questi anni da un ambulatorio, da un ufficio all’altro, solo frasi di circostanza, ma di concreto è sempre tornata a casa con un pugno di mosche: «A maggio del 2022 ho fatto richiesta al Centro assistenza domiciliare per una visita per invalidità grave, lo staff medico è venuto a casa, hanno costatato la sua situazione. Con sommo stupore è arrivata la risposta: esito negativo, dice che muoveva le mani per cui non aveva diritto ad un’assistenza. Non mi sono data per vinta e sono rivolta all’avvocato Cesare Natalizio, ma da allora la situazione non è cambiata. A distanza di un anno a maggio 2023 ho fatto richiesta di una visita fisiatrica, ma ancora siamo in attesa. Io insieme ad una donna lo accudiamo ogni secondo della giornata, ma non ce la facciamo più, impossibile sollevarlo. Abbiamo bisogno di un sollevatore elettrico, che non possiamo avere perché se non passa la visita fisiatrica la domanda non può essere inoltrata. Così sono tornata al Cad per avere ulteriori risposte, dallo sportello sono andata dal direttore e sono stata ricevuta da due donne - racconta la moglie di Santonico - che mi hanno confermato che c’è una lista d’attesa lunga ed è ferma a marzo 2023 e che il dottore che doveva venire a fare la visita è stato operato alle anche, per cui è in malattia. Uscita dall’ufficio sono andata in Municipio, a chiedere una supplica, avere almeno un sollevatore in prestito da qualcuno che possa in qualche modo aiutare Pino, il mio è un grido disperato, possibile che a quest’uomo che ha dato la vita allo sport di questa città, lui e tutta la sua famiglia, debba morire come un cane».

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