Donato Rotondo perde la casa all'asta e si toglie la vita: la confessione choc di un 61enne di Cassino

L'uomo aveva anche un tumore, non ha retto all'umiliazione

Donato Rotondo perde la casa all'asta e si toglie la vita: la confessione choc di un 61enne di Cassino
di Alberto Simone
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Sabato 25 Novembre 2023, 13:37 - Ultimo aggiornamento: 14:49

Perde la casa all'asta e quando arriva lo notifica dello sfratto esecutivo che gli impone di lasciare l'abitazione, decide di togliersi la vita. Protagonista della triste storia è Donato Rotondo, conosciutissimo a Cassino per il suo lavoro in un noto supermercato della città. Il suo corpo è stato rinvenuto mercoledì mattina all'interno dell'auto nel suo garage. Al suo fianco il fucile utilizzato per l'estremo gesto. I familiari, che nella mattinata di mercoledì hanno trovato l'uomo ormai senza vita, hanno subito allertato le forze dell'ordine. Sul posto sono giunti gli agenti del commissariato di Polizia di Cassino e la salma è stata posta sotto sequestro e trasferita all'obitorio dell'ospedale Santa Scolastica per tutti gli esami del caso. L'uomo, classe 1962, era malato da tempo: gli era infatti stato diagnosticato un tumore. In un primo momento i familiari hanno pensato che l'estremo gesto fosse dettato dalle sue condizioni di salute. Con il passare delle ore sono però emersi particolari di cui i familiari erano all'oscuro.

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LA SCOPERTA

Il giorno successivo, e cioè ieri mattina, era previsto lo sfratto della famiglia Rotondo dall'immobile di via Montino. Secondo quello che si apprende, l'uomo aveva ipotecato la sua abitazione quando aveva deciso di aprire un'attività commerciale in proprio in via D'Annunzio, a Cassino. Un'esperienza che non durò molti anni, dopo poco, infatti, l'uomo tornò a lavorare come impiegato nel supermercato di viale Dante, sempre a Cassino. A causa dei debiti, contratti probabilmente proprio quando il 62enne aveva avviato l'attività commerciale, la sua abitazione nella frazione di Sant'Angelo, ipotecate, era intanto finita all'asta. I familiari erano all'oscuro di tutto. Da quanto si apprende l'uomo aveva tentato di ritardare sempre di più lo sfratto chiedendo al professionista che si era aggiudicato l'abitazione di ritardare la consegna delle chiavi dell'abitazione anche per aver modo di terminare le cure. Quando il 62enne ha capito che il tempo era ormai scaduto e che con la notifica dello sfratto esecutivo avrebbe dovuto lasciare l'abitazione dove viveva da oltre mezzo secolo, ha deciso di farla finita. I familiari hanno scoperto questa storia solo dopo che Donato si è tolto la vita. Prima di compiere l'estremo gesto, infatti, l'uomo ha deciso di raccontare tutta la verità in una lettera rinvenuta dagli inquirenti. L'uomo probabilmente non ha retto il peso dell'umiliazione nel dover raccontare la verità alla moglie e alla figlia: una tragedia nella tragedia per i familiari. Dalle informazioni che trapelano, nella stessa lettera ci sarebbe anche un accenno al professionista che a soli 40.000 euro si è aggiudicato all'asta l'immobile di via Montino in località Sant'Angelo. Il 62enne gli avrebbe chiesto di poter restare in quella casa fino al 23 gennaio, quando cioè avrebbe terminato le cure oncologiche, ma la richiesta di aiuto sarebbe rimasta inascoltata e si è quindi consumata la tragedia.
 

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