Corse sui binari e malori. I pendolari: «Tra ritardi e scioperi è un calvario»

I racconti di chi ogni giorno si reca a Roma per motivi di studio o lavoro

Corse sui binari e malori. I pendolari: «Tra ritardi e scioperi è un calvario»
di Elena Pittiglio
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Domenica 3 Dicembre 2023, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 07:33

«Treni guasti e scioperi hanno trasformato questa settimana, come la più nera dopo i lavori di agosto». È lo sfogo di Francesco, pendolare storico. Ormai la disperazione dei viaggiatori, che giornalmente percorrono la tratta Cassino-Frosinone-Roma e viceversa, ha superato il limite.

Le proteste, le segnalazioni, la partecipazione all'audizione in Regione del rappresentante del Comitato dei pendolari Massimo Miconi non hanno sortito nulla.

NON SOLO GUASTI

Ogni giorno è peggiore del precedente.

Dopo i guasti ai treni e al sistema elettrico della linea, giovedì e venerdì ad esasperare gli animi è arrivato lo sciopero che ha creato disagi senza precedenti. «Giovedì nel vedere la stazione Termini, piena di gente disperata che voleva tornare a casa, ho pensato che venerdì ci sarebbe stata una situazione migliore. E invece è stata drammatico: treni con ritardi di un'ora e altri soppressi. Dopo aver atteso invano riferisce Francesco - sono stato costretto ad andare alla stazione Cotral di Anagnina a prendere l'autobus per poter tornare a casa».

Quello che si vive è un vero e proprio incubo in cui a risentirne è anche la salute. Veronica, altra pendolare, nella serata di giovedì ha accusato un malore. La donna ha rinunciato all'intervento del 118 in quanto l'arrivo dei sanitari avrebbe, ulteriormente, bloccato la partenza del convoglio diretto a Cassino: «Il mio turno di lavoro terminava alle 19:12, ma sapendo del disagio, ho avuto un'ora di permesso per andare via e dirigermi verso il mio ennesimo viaggio della speranza. Arrivata in stazione trovo il delirio e per fortuna anche una parte dei miei compagni di viaggio e di disavventure. I tabelloni cambiavano continuamente, mentre mi trovavo su un binario che segnava la partenza di un treno verso Cassino, viene cambiato con un'altra destinazione. Alla fine viene annunciato un treno al binario 20 che sarebbe partito, non ricordo bene a che ora. Era pieno. Poi riferisce sempre Veronica - mi arriva un messaggio dicendo che quel treno sarebbe partito, ma in realtà si trovava davanti a quest'ultimo. Insieme ai miei amici corriamo e riusciamo a salire in treno. Mi viene un attacco di panico, piango, tremo, voglio tornare a casa dai miei figli. Una signora prende una bottiglia di acqua e me la versa in testa perché stavo svenendo. Nel frattempo un ragazzo mi invita a scendere perché se fosse venuta l'ambulanza quel treno non sarebbe partito. Volevo scendere, ma la mia amica mi diceva di tener duro e che non mi avrebbe lasciata. Allora capisco che non dovevo mollare, dovevo resistere per me e per tutti i pendolari. Mi cedono un posto per sedermi, respiro profondamente e penso ai miei figli, pensando a loro ho avuto di nuovo la forza, la forza di una mamma che non vedeva i suoi figli svegli da più di 48 ore. Il treno parte e piango dall'emozione. La mia amica mi dice: Hai visto ce l'abbiamo fatta?' Mi è sembrato di aver vinto una guerra, invece stavo solo tornando a casa dopo aver lavorato 10 ore in ospedale» conclude Veronica.

I PERMESSI

A causa dei disagi, i lavoratori sono costretti a prendere permessi di lavoro non solo in entrata ma, addirittura, se si vuole rincasare la sera devono chiedere permessi anche in uscita. «Il tempo tolto alle nostre famiglie e a noi stessi - sottolinea Lia - non tornerà mai indietro e se situazioni del genere si verificassero un paio di volte all'anno, potremmo anche essere tolleranti, tolleriamo da molto tempo, ma ormai sta accadendo tutti i gironi e questo noi, non lo possiamo più accettare».
Il pensiero di Lia è anche quello di Alessandra, insegnante. «Chiederemo i danni perché ci stiamo ammalando a forza di rincorrere i treni. Ho dolori ovunque e ansia alle stelle. Trenitalia, Rfi e la Regione Lazio ci ascoltino altrimenti scenderemo in piazza. Anzi, sui binari». Ad Alessandra fa eco Sandra, un'altra insegnante pendolare di Cassino: «Lo sciopero è un diritto. Ma lo sciopero lo dovremmo fare noi non pagando più gli abbonamenti».
 

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