Tutti in piazza per Serena: «Parlate se sapete qualcosa, lei per voi lo avrebbe fatto. Il caso finisce al Parlamento europeo

Domenica 18 settembre la manifestazione ad Arce dedicata alla ragazza uccisa ventuno anni fa

Tutti in piazza per Serena: «Parlate se sapete qualcosa, lei per voi lo avrebbe fatto. Il caso finisce al Parlamento europeo
di Pierfederico Pernarella
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Lunedì 19 Settembre 2022, 08:14 - Ultimo aggiornamento: 13:56

Intorno alle 14 sul corso principale del paese ha sfilato la banda musicale, quella in cui Serena Mollicone suonava il clarinetto sin da bambina. È iniziato con questo momento toccante l'evento organizzato ieri ad Arce per ricordare la ragazza di 18 anni uccisa nel giugno del 2001. Omicidio rimasto senza colpevoli dopo l'assoluzione nel luglio scorso dell'ex maresciallo Franco Mottola, il figlio Marco, la moglie Annamaria e i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.

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Le motivazioni della sentenza, che tanto ha fatto discutere, saranno rese note per la metà di ottobre, nel frattempo non si è mai spenta la voglia di verità .

In piazza Umberto I, a due passi di quella che per lungo tempo è stata la cartolibreria di Guglielmo Mollicone, il papà di Serena che si è battuto come un leone per dare un nome agli assassini della figlia e deceduto prima che iniziasse il processo, è stato allestito un palco. La prima a prendere la parola è stata Gaia Fraioli, cugina di Serena, una delle promotrici dell'evento di ieri.

La ragazza si è appellata in maniera accorata ai tanti presenti: «Se avete visto qualcosa che voi pensate sia insignificante, credetemi non lo è, per favore parlate, dite ciò che avete visto, che avete sentito, che pensate sia successo.

Ogni particolare è importante. E ricordate: Serena per voi lo avrebbe fatto».

In piazza numerosi giovani, famiglie, bambini. Sono stati proprio i ragazzi di Arce a volere questa giornata. Gli stessi che il giorno della sentenza avevano riempito l'aula del tribunale di Cassino. Nelle nuove generazioni il ricordo di Serena e la voglia di giustizia sulla sua assurda morte sono vivi come non sono mai stati. E la scritta Serena Vive ieri campeggiava ovunque ad Arce. Sui lenzuoli bianchi appesi alle finestre delle case, sulla gigantografia del volto di Serena disegnato con i colori dell'arcobaleno, nei cuori dei tanti che non voluto manifestare la propria vicinanza. Compresa la famiglia di Gianmarco Pozzi, il buttafuori romano trovato morto in circostanze sospette a Ponza nel 2020, forse ucciso anche se i presunti colpevoli non sono stati ancora individuati. Anche i genitori di Gianmarco vivono nella disperata ricerca di una verità.

La manifestazione ha colto nel segno. Il sindaco di Arce, Luigi Germani, ha annunciato che l'evento verrà istituzionalizzato: ogni 18 settembre Serena verrà ricordata, davanti alla chiesa dove è stata salutata per l'ultima volta ventuno anni fa. Tanti, troppi anni, ma non ancora abbastanza per dare un nome ai suoi assassini.

La vicenda giudiziaria, dopo l'assoluzione in primo grado, non è conclusa. Una volta lette le motivazioni, la Procura dovrebbe proporre l'Appello. E ieri non sono stati dimenticati nemmeno gli aspetti investigativi del giallo di Arce. La manifestazione si è conclusa con una tavola rotonda con i consulenti della parte civile, tra i quali la criminologa Roberta Bruzzone e il medico legale Luisa Regimenti che attraverso la propria associazione, Rete europea delle donne, ha portato il caso del delitto di Serena all'attenzione di Bruxelles.
 

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