Serena Mollicone, teste chiave al processo d'appello: «Torriero mi disse che era in caserma»

Ricostruite le ultime ore di vita della 18enne di Arce assassinata nel 2001

Serena Mollicone, la 18enne di Arce
di Vincenzo Caramadre
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Venerdì 22 Marzo 2024, 17:49 - Ultimo aggiornamento: 17:52

«Annarita Torriero mi raccontò che il giorno che Serena era scomparsa, il 1 giugno 2001, lei era stata in caserma: era andata a portare un panino e una scheda telefonica a Santino Tuzi. Mi disse che quella mattina aveva visto Serena». Lo ha detto questa mattina, 22 marzo 2022, davanti alla prima Corte d'Assise d'Appello di Roma, Sonia Da Fonseca, teste chiave nel processo per l'omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001.

Sonia Da Fonseca era vicina di casa di Annarita Torriero, che aveva avuto una relazione con Santino Tuzi, il brigadiere morto suicida nel 2008 dopo aver rivelato di aver visto Serena entrare in caserma.

La Da Fonseca ha poi riferito un colloquio che ebbe con Torriero, il marito e la sorella in macchina il 9 ottobre 2008.

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«Andammo in caserma con Annarita, il marito (Massimiliano Gemma, ndr) e la sorella. Io le dissi 'tu devi dire la verità' e lei mi disse di farmi gli affari miei - ricorda - Anche il marito le ripeteva di dire la verità. Ci disse 'state zitti che mi mettete in mezzo ai guaì». Gli altri testimoni attesi in aula, Massimiliano Gemma e Anna Rita Torriero, appunto, non si sono presentati e sono stati riconvocati per la prossima udienza che si terrà il 26 marzo insieme con Rosa Mirarchi.

Nel corso dell'udienza il procuratore generale ha chiesto una perizia su due intercettazioni relative a colloqui tra Sonia Da Fonseca e l'appuntato dei carabinieri Ernesto Venticinque, una ambientale in macchina del 28 settembre 2008 e una telefonica del 10 ottobre dello stesso anno. Intercettazioni che secondo la pubblica accusa avrebbero potuto chiarire dichiarazioni rese dalla teste in passato e su cui ora la memoria vacilla. Ma la Corte ha rigettato la richiesta ritenendola «intempestiva e non necessaria».

Nel processo, come noto, sono imputati per concorso nell'omicidio l'ex comandante della Caserma dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Annamaria e il carabiniere Vincenzo Quatrale. L'altro carabiniere, Francesco Suprano, è invece accusato di favoreggiamento. Oggi in aula era presente solo Quatrale.

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