Fiuggi, invalidi 90enni devono togliere la rampa disabili ma i vicini di casa che hanno vinto la causa vivono all'estero

La guerra legale in un condominio della città termale, la disperazione degli anziani

Fiuggi, 90enni invalidi devono togliere la rampa disabili ma i vicini che hanno vinto la causa vivono all'estero
di Pierfederico Pernarella
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Lunedì 6 Novembre 2023, 06:53 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 11:11

Hanno chiesto e ottenuto dal tribunale l'ordine di rimozione della rampa disabili dei vicini 90enni invalidi, ma loro nella casa che sarebbe danneggiata dalla struttura nemmeno ci abitano più da anni. Un particolare, forse ininfluente sul piano legale, ma che rende ancora di più il sapore di beffa della vicenda che vede protagonista una coppia di anziani di Fiuggi. Il tribunale di Frosinone, dopo il ricorso presentato da altri inquilini che abitano, anzi abitavano nella loro stessa palazzina, ha intimato ai due anziani di rimuovere la rampa che costituisce la sola possibile via di accesso e uscita da casa: lei è invalida al 100% e cammina con un deambulatore, mentre il marito ormai si muove solo a piccoli passi.

La vicenda, che si trascina da una decina di anni, n questi giorni è balzata all'attenzione pubblica dopo l'appello disperato del figlio della coppia, il signor Elio Salvatori: «Per i miei i genitori togliere quella rampa sarebbe una condanna a vivere prigionieri in casa».

Vediamo cosa è successo.

LA RICOSTRUZIONE

Con l'avanzare dell'età, i due anziani avevano sempre più maggiore difficoltà a muoversi. Abitando al secondo piano di una palazzina sprovvista di ascensore per entrare ed uscire da casa avrebbero dovuto fare quattro rampe di scale. È così era venuta l'idea di realizzare (a proprie spese) una rampa nella parte retrostante dello stabile che consentisse l'accesso in casa attraverso il balcone. Siamo nel 2014. Gli anziani, come da regolamento, prima di eseguire i lavori, avevano chiesto e ottenuto il consenso degli altri condomini. Tutti d'accordo, tranne la coppia proprietaria dell'appartamento sottostante a quello degli anziani. I lavori erano stati autorizzati dal Comune che aveva fornito alla coppia dei novantenni anche un nuovo numero civico corrispondente all'ingresso con la rampa. Tutto regolare sul piano edilizio, ma bisognava fare i conti con le severissime regole condominiali. I vicini degli anziani, contrari alla rampa, si sono rivolti al tribunale contestando il fatto che la delibera condominiale non fosse valida perché era stata votata a maggioranza e non all'unanimità.

LA SENTENZA

Nel marzo scorso è arrivato il verdetto. Il giudice ha dato ragione ai ricorrenti e ha ordinato la rimozione della rampa disabili.

Nell'atto di comparsa contro il ricorso dei vicini, l'avvocato della coppia dei 90enni solleva una serie di eccezioni. Osserva che la rampa non reca danno alla stabilità e all'estetica del palazzo (essendo stata realizzata nella parte retrostante e inutilizzata) e che il diritto alla salute degli anziani, con l'eliminazione delle barriere architettoniche per usufruire di un bene primario come la casa, impone un principio di solidarietà condominiale. Unanimità o meno degli atri inquilini. Ma c'è di più. L'avvocato degli anziani fa anche osservare che i vicini contrari alla rampa nell'appartamento non ci abitano più perché da alcuni anni si sono trasferiti all'estero.

Una circostanza che non è stata tenuta in considerazione dal giudice e nemmeno nei tentativi di trovare un accordo: la coppia di anziani era pronta anche a sottoscrivere un impegno davanti a un notaio che alla loro morte la rampa sarebbe stata rimossa. Niente, non c'è stato verso. Ora gli anziani, sul piano legale, non possono fare nulla. Non avendo fatto appello, la sentenza è diventata esecutiva. Oggi il figlio Elio incontrerà di nuovo l'avvocato per studiare il da farsi. I vicini da un momento all'altro possono chiedere la rimozione immediata della rampa. Per loro sarebbe una dramma.

E dramma nel dramma per loro diventerebbe impossibile vedere il nipote, Matteo, sin dalla nascita costretto sulla sedie a rotelle. Anche questo un aspetto che sul piano legale, forse, non conta nulla, ma aggiunge a questa storia un senso spiacevole di indifferenza, di assoluta mancanza di empatia e solidarietà. Tutto in nome delle regole condominiali. Inviolabili anche rispetto a un'altra regola, questa non scritta, chiamata umanità.
 

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