Frosinone, frizioni in Provincia dopo l'elezione di Di Stefano all'Upi: «Ora riflessione sulle deleghe»

Frosinone, frizioni in Provincia dopo l'elezione di Di Stefano all'Upi: «Ora riflessione sulle deleghe»
di Stefano De Angelis
4 Minuti di Lettura
Giovedì 6 Aprile 2023, 23:18 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 01:11

Luca Di Stefano è stato eletto vicepresidente dell'Upi Lazio (Unione delle Province d'Italia), ma per lui hanno votato soltanto cinque consiglieri provinciali di Frosinone su dodici. E' mancato il sostegno di due partiti di centrodestra, FdI e Lega, e quello di mezzo Pd (presente nell'aula di piazza Gramsci con quattro rappresentanti), ma dai dem giurano che Di Pucchio e Ranaldi erano pronti a sostenerlo. Basta questo per aprire il secondo fronte di polemica che, giocoforza, rischia di riflettersi su quella che sarà la squadra di governo della Provincia. Tanto che Di Stefano ha commentato: “L'assegnazione delle deleghe? Dopo quello che è successo a Roma, si aprirà una fase di intensa e profonda riflessione, poi vedremo il da farsi”. Come a voler dire: per l'assetto della maggioranza e la distribuzione degli incarichi si riparte quasi daccapo.

La tensione c'è, non solo per l'esito dell'assembla generale dell'Upi che si è tenuta l'altro ieri a palazzo Valentini, a Roma. FdI e Lega, infatti, oltre a spiegare il perché non hanno preso parte alla votazione, hanno sollevato critiche all'indirizzo di Gianluca Quadrini (FI). Nella capitale, per il rinnovo dei vertici dell'Upi regionale, c'erano i consiglieri Quadrini, Cambone (Polo civico, aveva le deleghe di Mosticone e Pittiglio del Pd), Vacana (civico, che si è espresso anche a nome del presidente della Provincia di Latina), Furtivo, Ambrosetti (entrambi di FdI, il secondo anche in rappresentanza di Di Pucchio, Pd) e Amata (Lega, anche per conto dell'altro esponente di partito, Pizzuti).

Al momento del voto, però, gli ultimi tre hanno abbandonato l'aula “in contrasto con l'assetto istituzionale composto ormai da giorni” ha spiegato Quadrini, che ha aggiunto: “Il mio auspicio è che si renda la provincia di Frosinone protagonista. Auguri ancora di buon lavoro al presidente Romoli, al vicepresidente Di Stefano e un grazie sentito al presidente della Provincia di Latina, Gerardo Stefanelli, che con il suo supporto ha fatto sì che si potesse ottenere quest'altro bellissimo risultato”.

Gli altri non presenti nella Capitale erano Ranaldi (Pd) e Cardinali (Gruppo misto), quest'ultimo ha delegato un consigliere di FdI di Latina il quale, seguendo la linea del partito, non ha partecipato all'elezione. Alla fine, dunque, da Frosinone sono stati soltanto cinque i consensi per Di Stefano vicepresidente. Da qui la coda polemica tutta dal sapore politico.

“I gruppi della Lega e di FdI non hanno votato contro il presidente Di Stefano. Nemmeno sapevamo della sua intenzione di candidarsi alla vicepresidenza - scrivono in una nota Amata, Pizzuti, Ambrosetti e Furtivo -. Era stato annunciato un incontro con tutti i consiglieri provinciali, ma poi non si è tenuto. Il nostro non ostracismo a Di Stefano, tra l’altro, è dimostrato dal fatto che non abbiamo votato altro nominativo, semplicemente ci siamo astenuti per rispetto a un’idea di politica basata sul confronto e sulla condivisione”. Poi la nota critica sul dopo voto. Per le due forze di centrodestra quelle di Quadrini sono “ricostruzioni fantasiose e pretestuose: non può essere certamente lui a spiegare la linea di azione di partiti ai quali nemmeno appartiene”.

Nel frattempo per Di Stefano sono arrivate le parole di congratulazioni del capogruppo del Pd in Provincia, Pittiglio: “ Sono sicuro che saprà valorizzare al meglio le province del Lazio e quella di Frosinone. Molto bene - prosegue - l’asse del Basso Lazio, che è stato determinante per questo risultato. Un segnale importante, anche in virtù dei numerosi punti di convergenza emersi sulle strategie da mettere in campo per lo sviluppo e la crescita dei nostri territori”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA