Frosinone, Valentina e il sogno da neo allenatrice di calcio: «La panchina della Juve femminile»

Valentina Olmetti, allenatrice FIGC
di M.Laura Lauretti
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Mercoledì 22 Aprile 2020, 22:54 - Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 12:43


Valentina Olmetti, classe 1987. Un nome che vale la pena di appuntarsi da qualche parte perché questa giovane atleta ceccanese prestata al calcio sin dai primi tiri nel giardino di casa, tra qualche anno potrebbe far parlare di sé e potrebbe farlo presentandosi al pubblico come l’erede di Carolina Morace, leggenda del pallone e prima donna allenatrice della Nazionale Italiana. L’auspicio non è esagerato perché Valentina Olmetti, professionista dalle grandi aspirazioni, proprio in questi giorni ha visto il suo nome comparire tra quelli dei nuovi Allenatori dei Giovani Calciatori certificati nel settore tecnico della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Un traguardo di cui andare più che fieri considerato l’alto livello selettivo di certi ambienti sportivi e che, nel caso di Valentina, è ancora più importante perché raggiunto da altre tre donne in Italia. L'esito degli esami sostenuti a Roma da settembre a gennaio scorsi è stato reso noto con un comunicato ufficiale del presidente del settore tecnico giovanile della FIGC, Demetrio Albertini, lo scorso 15 aprile e inserisce la 32enne ceccanese tra 44 nuovi allenatori che andranno ad allenare il settore giovanile fino alle juniores.
Al telefono risponde una voce spumeggiante, quella di chi non ha dubbi sulla strada intrapresa.
Un salto di qualità per la tua carriera di professionista del calcio, vero Valentina?
“Beh, decisamente una bella soddisfazione. Ho avuto la fortuna di conoscere professionisti, tra i docenti il professor Menichelli, ex allenatore della Nazionale Calcio A5 maschile e femminile, che mi hanno fatto vedere il calcio da una prospettiva che non conoscevo e questo mi ha arricchito molto”.
Chi ti conosce e ti segue dagli esordi dice che sei una che prometteva bene già all’inizio. Com’è andata?
“La mia passione per il calcio risale all’infanzia e in maniera più attiva al periodo del Liceo, dove i professori Saulo Lombardi e Antonio Micheli hanno assecondato le mie aspirazioni. Giocavo sempre lo facevo misurandomi soprattutto con i ragazzi. Nella scelta delle squadre, però, notavo che sceglievano me, in particolare Giovanni Belli (allenatore di calcio di molti atleti ceccanesi) è stato il primo a notare la mia spontaneità nelle azioni. Cioè aveva notato che certi passaggi mi venivano senza pensarci. Poi è arrivata la prima squadra femminile in cui ho giocato: mi allenavano Massimiliano De Vito e il preparatore Marco Bombelli; il presidente era Matteo Tiberia ed il vice era mio padre Domenico Olmetti. Anni di risultati importanti perché pur militando in un campionato amatoriale eravamo una delle prime realtà di calcio femminile sul territorio”.
Poi le prime soddisfazioni professionali?
“Sì quella che ricordo più emozionante nell’Aranova Ceprano, nella Serie A2 e nella successiva promozione in A1, allenata da Moreno Giorgi e Roberto Lelli. Poi all’università, dove ho avuto come docente Cinzia Benvenuti, ho avuto modo di giocare in diverse squadre romane”.
Chi è il tuo idolo calcistico?
“Da sempre per me è Alessandro Del Piero. Dei calciatori di oggi Messi”.
È difficile, per una donna, muoversi all’interno di un ambiente sportivo come quello del calcio?
“Sì. Tanto è cambiato e migliorato negli ultimi anni, e l’esperienza della Nazionale italiana ha aiutato molto, ma tanto c’è ancora da fare.
Qual è il tuo obiettivo a questo punto?
“Riuscire a trasmettere questa  passione sportiva ai più piccoli (prima dell'emergenza Covid avevo avuto contatti con due importanti società ciociare, realtà che stanno curando parecchio la crescita delle calcistiche femminili) e, magari un giorno, avere qualcosa anche di mio”.
E il sogno nel cassetto?
“La femminile della Juve!”
A chi dedichi questo importante risultato?
“Sicuramente a mio padre che è stato sempre l’unico a credere in me anche quando non vedevo risultati. Oggi che, purtroppo, non c’è più, se mi capita di incontrare qualche suo amico, o collega di lavoro, tutti mi raccontano del suo essere sempre stato fiero di me. Come lo dedico a mia madre che, dopo un iniziale scetticismo, è diventata la mia prima sostenitrice”.
Insieme ai saluti, strappiamo a Valentina, una promessa: sei pronta per Coverciano?
“Emotivamente sì, ma so che sarò davvero pronta quando avrò concluso la giusta formazione e preparazione”.
 

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