Case a un euro a Patrica, il Comune ci ha provato ma è stato un flop

Case a un euro a Patrica, il Comune ci ha provato ma è stato un flop
di Pierfederico Pernarella
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Venerdì 3 Maggio 2019, 23:31
L’idea ha riscosso tanto interesse, ma ha messo in luce anche altrettante difficoltà per venire a capo di un problema gigantesco: l’abbandono dei centri storici. A due anni dal lancio della campagna del Comune di Patrica delle case a un euro il risultato è poco confortante: solo per una, stando a quanto fa sapere il sindaco Lucio Fiordalisio, è stata conclusa una compravendita.

IL SUCCESSO MEDIATICO
Eppure sul piano mediatico l’iniziativa aveva riscosso un certo successo. Il Comune è stato subissato da numerose richieste di informazioni, molte delle quali provenienti anche dall’estero. Cina, Finlandia, tanto per citarne qualcuno. «Tra gli interessati - racconta il sindaco - pure qualche volto noto della tv, come Gianni Sperti». Tanto clamore, però, si è risolto con un nulla di fatto, o quasi. E non per colpa dell’ente che il suo ha provato a farlo.
Il Comune, nell’avviare il progetto delle case a un euro, aveva individuato 38 edifici fatiscenti. A quel punto dovevano essere i proprietari degli immobili a fare un passo avanti, dando la disponibilità a partecipare alla campagna attraverso una convenzione con il Comune. La risposta è stata minima. Nella sezione del sito web dell’ente dedicata all’iniziativa si trovano soltanto due annunci.
«Non ci aspettavamo una risposta del genere. E questo ci ha convinto ancora più del fatto che questa è la strada giusta per riqualificare il centro storico, ma il progetto va perfezionato», ammette il sindaco Fiordalisio. Se l’idea di rilanciare un centro storico vendendo le case ad un euro può essere accattivante, la realtà è un tantino più complicata.

LA REALTÀ E PIÙ COMPLICATA
Innanzitutto i vantaggi a vendere la propria casa a un prezzo simbolico (questo per evitare che la donazione possa essere impugnata dagli eredi) non sono così scontati. La tassazione sugli immobili fatiscenti e disabitati è agevolata, quando non del tutto assente. Quindi meglio lasciare che la casa vada in malora, piuttosto che liberarsene a un euro. «Noi l’avevamo pensata come una iniziativa a favore dei proprietari», dice il sindaco. Così non è stata interpretata.
Anche perché per questi immobili il problema principale sono proprio i proprietari. Spesso, trattandosi di vecchie case, ci sono di mezzo tanti eredi con tutte le varianti del caso: non si mettono d’accordo, sono in lite tra loro, oppure sono emigrati. Ma può capitare anche che le abitazioni, o particelle di esse, siano state pignorate. Insomma, un bel caos. Che vanifica ogni possibilità di mettere a disposizione del Comune gli immobili. E le case vendute a un euro, con l’obbligo dell’acquirente di accollarsi le spese per le pratiche e di ultimare il restauro entro tre anni dalla compravendita, restano un sogno. Bello, ma pur sempre un sogno.

LA RICERCA
Nel frattempo i centri storici si spopolano, trasformandosi in piccole borghi fantasma. Delle case non si prende più cura nessuno, il degrado avanza, sconfinando spesso in problemi di sicurezza per la pubblica incolumità. I sindaci firmano le ordinanze per l’immediato ripristino dei luoghi e torna il problema dei proprietari. Il cane che si morde la coda: le ordinanze restano lettera morta e tutto resta così com’è. Con numeri che mettono paura. Soprattutto in provincia di Frosinone. La prima in Italia, stando a un dossier pubblicato da Unimpresa in base ai dati della Corte dei Conti e dell’Agenzia delle Entrate: gli immobili catalogati come “degradati” sono 28.596 a fronte di 410.813 «sani», con un rapporto pari al 6,96%. È la percentuale più alta di Italia se si tiene conto che la media nazionale del rapporto tra edifici “degradati” e “sani” è pari al all’0,59% e che la seconda peggiore è la provincia di Benevento con una percentuale del 4,22%
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