Garanzie "gonfiate" o inesistenti, i trucchi dell'associazione per far erogare i mutui

Per ottenere i finanziamenti si cedevano i crediti derivanti da contratti di affitto con qualche "zero" in più o mai stipulati

Polizia e finanza martedì all'esterno della banca
di Giovanni Del Giaccio
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Venerdì 9 Febbraio 2024, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 08:45

Bastava aggiungere qualche "zero" e il gioco era fatto. Si ottenevano i mutui della Banca popolare del Frusinate garantendoli con contratti d'affitto che al momento delle verifiche si sono rivelati di gran lunga inferiori rispetto a quelli citati negli atti. C'erano degli "zero" ballerini e nessuno controllava, evidentemente, se quei contratti fossero reali o meno.

Negli atti dell'indagine che ha portato ai domiciliari l'amministratore delegato e direttore generale della Popolare di piazzale De Matthaeis, Rinaldo Scaccia, in carcere gli imprenditori Marino Bartoli e Angelo De Santis, sempre ai domiciliari due funzionari dell'istituto, due notai, un avvocato e un altro imprenditore, emergono vicende a dir poco singolari.

LE VERIFICHE

Un mutuo concesso alla Elemago, società amministrata formalmente da Eleonora Gori, nipote di Angelo De Santis, vede a garanzia dei 700.000 euro concessi la cessione del credito di un contratto di affitto con canone annuo di 60.000 euro.
Dalla verifica presso l'agenzia delle entrate, il contratto registrato prevede un affitto sì annuo, ma di 600 euro. Il mutuo viene concesso per l'acquisto di un immobile a Roma, da parte della United company riconducibile a Francesco Puca - indagato in questa vicenda - il quale a sua volta aveva comprato a un'asta giudiziaria. Sempre la Elemago ottiene un altro mutuo per 550.000 euro, necessario «per liquidità e ristrutturazione», garantito dal contratto di locazione tra la società e un hotel sito a Milano. Si attesta che sono 48.000 euro fino al 30 settembre del 2025 ma l'atto di locazione registrato è pari a 4.800 l'anno.
La P Costruzioni di Paolo Baldassarra, attualmente agli arresti domiciliari, ottiene il 615.000 euro cedendo alla banca un credito futuro, nascente da un contratto stipulato per l'affitto di locali a una carrozzeria fino al 2027 e indicando un canone di 108.000 euro annui.

Peccato che è «risultato inesistente agli atti del registro presso l'agenzia delle entrate di Frosinone». Stesso discorso per la società Canadian, riferibile direttamente ad Angelo De Santis: concessi 2 milioni 860.000 euro con la garanzia di un contratto sontuoso, 440.000 euro l'anno per un immobile su via Tiburtina, a Roma. Anche questo «risultato inesistente».

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LA DOPPIA VENDITA

L'opificio industriale della Comepa, a Frosinone, viene acquistato dalla Agad della quale De Santis è definito «dominus e gestore» negli atti l'11 agosto del 2022 e da questa rivenduto il 3 novembre alla Immobiliare Genny srl riferibile all'indagato Gusmano Gori, cognato di De Santis. Il prezzo convenuto di 521.000 euro è corrisposto attraverso dieci assegni emessi dalla Banca popolare del Frusinate. «Esattamente identici ai mezzi di pagamento già attestati nel contratto di compravendita dello stesso immobile, a rogito dello stesso notaio».
Giovanni Del Giaccio
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