Arresti a Frosinone, il fiume di denaro in contante da riciclare. E i soldi erano «mattonelle»

Ogni settimana venivano consegnati dai 20mila ai 120mila euro

Arresti a Frosinone, il fiume di denaro in contante da riciclare. E i soldi erano «mattonelle»
di Giovanni Del Giaccio
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Giovedì 8 Febbraio 2024, 09:25

C'è sempre il rumore di fondo di una macchinetta contasoldi quando avvengono le intercettazioni nel corso dell'inchiesta finalizzata a dimostrare il riciclaggio e autoriciclaggio di alcuni degli indagati. La Procura non ha dubbi: «Emerge lo scellerato rapporto di consegna periodica (settimanale) di denaro contante per valori variabili fra i 20.000 e i 120.000 euro, da parte dell'imprenditore Paolo Baldassarra a De Santis».

Consegna che «veniva intermediata dal cognato di Baldassarra, avvocato Cicatiello, ma ove necessario lo stesso De Santis andava a prendersi i soldi ovvero li faceva portare negli uffici del corporate banking della Bpf ove operavano i funzionari Lazzari e Lunghi». Due le conversazioni che insospettiscono gli investigatori, siamo nell'aprile del 2021 e i la macchina contasoldi gira «questi sono 49 e 500 - è l'avvocato a parlare - da oggi a sabato finiranno i 120, quindi la vecchia partita dei 120 a oggi è aperta».

Intorno ai contanti c'è un viavai non indifferente, tra sedi di società, nei pressi di distributori di benzina e anche all'interno della sede della Bpf.

Ma prima di tornare allo scambio e al metodo utilizzato per cercare di eludere i controlli - ovviamente ignoravano che ci fosse un'inchiesta ma ben sapendo quello che stavano facendo usavano termini singolari - c'è una frase riportata nell'ordinanza che colpisce gli investigatori.

La pronuncia Rinaldo Scaccia rivolgendosi ad Angelo De Santis esortandolo a darsi da fare «anche perché adesso ci sta da mangiare».

Era stato lo stesso De Santis a promuovere operazioni di finanziamento per due società formalmente non sue ma che in realtà controllava.

I TERMINI

Diverse delle società coinvolte nell'indagine si occupano di edilizia, commerciano in materiali e comunque l'attività che ruota intorno agli immobili è preminente. Forse anche per questo viene usato un «lessico compatibile» - scrive il giudice - con una delle aziende e i soldi diventano "mattonelle".
De Santis parla con un uomo di un'altra persona e afferma: «Mi ha chiamato venerdì e sono andato a prendere le mattonelle». Una nuova intercettazione riguarda Marino Bartoli e De Santis, con il secondo che chiede se «il totale delle mattonelle che gli ha mandato sono 30» e allo stupore dell'interlocutore che chiede il motivo della domanda replica che gli era «parso di capire che servivano 40 metri di mattonelle».

L'utilizzo di questo termine si ritrova anche in una conversazione tra Paolo Baldassarra e l'avvocato Gennaro Cicatiello. Il quale chiede: «Quante mattonelle sono arrivate?» l'altro risponde: «Ottanta novanta saranno là» e poi aggiunge «però lui ne prende metà questa settimana e metà l'ultima settimana di agosto, me lo deve far sapere altrimento devo farlo fare a qualcun altro». Nel tentare di correggere il tiro, forse preoccupati di essere ascoltati, provano a dire che si tratta di «metri quadri» di mattonelle ma più avanti fanno anche chiaro riferimento agli euro.

I PACCHI

Li chiamano «i campioni» ma in realtà sono pacchi. Scatole piene di soldi in contanti. Cicatiello teme di fare tardi a passare da De Santis, il quale non si perde d'animo e dice di «lasciarli da Lino». Si tratta di Lino Lunghi, uno dei funzionari della Bpf ai domiciliari per questa vicenda. Sempre De Santis «non è un problema ma non vorrei creare che la cosa potesse creare problemi a Lino stesso». L'avvocato lo tranquillizza, tanto «si tratta di una scatola» e ricorda come lo stesso De Santis insieme a Baldassarra in passato avessero usato lo stesso sistema. Lui replica che l'avrebbero fatto una volta sola e comunque chiamerà Lino chiedendogli di «fargli la cortesia».

Detto e fatto: «È tutto a posto - dice ancora Cicatiello - sono 22, i campioni che mi hai chiesto». La scatola sarà poi consegnata da Lunghi a De Santis, immagine ripresa dal "Trojan" inserito nel telefono cellulare di quest'ultimo che ha immortalato lo scambio, finito poi agli atti e nell'ordinanza di custodia cautelare.
Le cose, in quel gruppo oggi sotto accusa, funzionavano così.
 

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