Ambufest, utili ma ancora per pochi
Intanto la Asl spende 60mila euro
per la pubblicità sulle testate locali

L'ingresso all'ambufest nell'ex ospedale di Frosinone
di Pierfederico Pernarella
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Sabato 25 Novembre 2017, 18:13

Ambulatorio cure primarie (Ambufest), viale Mazzini, ex ospedale di Frosinone, domenica 19 novembre, ore 16:30: in fila ci sono tre persone. Un’altra è appena entrata. Una ragazza ha un problema agli occhi, un signore ha il viso gonfio, forse una reazione allergica. Tutti codici bianchi, al massimo verdi. In assenza dell’ambulatorio, sarebbero stati condannati a file interminabili al pronto soccorso. «A quest’ora di domenica - dice una signora - non avrei saputo dove andare. Ce ne dovrebbero essere di più di questi ambulatori». Il servizio è nato, grazie ad una collaborazione con i medici di famiglia, con lo scopo di decongestionare i pronto soccorso. Gli ambulatori sono aperti il sabato, la domenica e nei giorni festivi dalle 10 alle 19.

I NUMERI DEGLI ACCESSI
L’esperimento è partito a luglio dello scorso anno: da allora, alle ore 16 di domenica, gli accessi all’ ambufest di Frosinone sono stati 4.370. Al 30 ottobre scorso, in tutta la provincia di Frosinone, gli accessi sono stati 9.615: 4.160 a Frosinone, 2.188 a Cassino, 2.114 a Sora. In media, l’ ambufest del capoluogo tratta dai 40 ai 50 pazienti ogni weekend. Se si raffrontano questi numeri con quelli dei pronto soccorso (nel 2016, ad esempio, gli accessi al ps di Frosinone sono stati 48mila), il risultato è imbarazzante: è come svuotare un oceano (le file) con un cucchiaino. Alcuni sindacati, anche quello dei medici di famiglia (Snami), hanno bocciato il progetto. Anche il centrodestra ha fortemente criticato l’iniziativa giudicandola inutile.

Al netto delle critiche, c’è la realtà dei fatti e delle storie di ordinaria sanità: «Questa mattina – racconta il dottor Egidio Lombardi, medico in servizio domenica all’ambufest di Frosinone – è venuta un’anziana: aveva una forte sinusite. La notte prima era andata al pronto soccorso alle 3, le hanno dato un codice bianco e ha atteso invano fino a mezzogiorno. Poi è venuta qui e ha risolto il problema in poco tempo. Da noi si rivolgono anche malati oncologiche per l’assistenza nelle cure prescritte». Storie emblematiche da cui emerge un dato inconfutabile: i pazienti con codici verdi e bianchi ai pronto soccorso sono condannati ad attese che, nella migliore delle ipotesi, non sono inferiori alle cinque ore. Nei giorni festivi poi, quando non lavorano i medici di famiglia, è l’apocalisse. Soprattutto quando ci sono i picchi influenzali. Come risolvere il problema? Gli ambufest sono la soluzione? Sono stati organizzati nella maniera adeguata?

IL GRADIMENTO
Ai pazienti il servizio piace. A testimoniarlo, sono anche i questionari, anonimi, che i pazienti possono compilare all’uscita dall’ambulatorio. Ne leggiamo qualcuno. I giudizi sono tutti positivi. Un paziente ha scritto: «Peccato che non abbia conosciuto il servizio prima». E se fosse un problema di informazione? Nel questionario si chiede anche come si è venuti a conoscenza del servizio. Le risposte sono sempre le stesse: medici di famiglia e pronto soccorso. La casella “quotidiani locali”, almeno nella decina di schede che abbiamo avuto modo di vedere, è immancabilmente vuota. Forse il nostro campione non è indicativo. Nel caso lo fosse, sarebbe un vero peccato.

PUBBLICITÀ SULLE TESTATE LOCALI
Tra le critiche agli ambufest, infatti, c’è anche questa: la spesa, ritenuta eccessiva, per la campagna di pubblicizzazione del servizio, curata dall’ufficio stampa della Asl, su alcune testate locali. Ecco qualche numero, per chi volesse farsi un’opinione. Dall’aprile scorso ad oggi per acquistare spazi su giornali e tv locali sono stati spesi 60.390 euro, circa la metà di quanto serve (145mila euro) in un anno per pagare i medici impegnati negli ambufest. La spesa per la pubblicità è stata così ripartita: 18.910 a “Iniziative Editoriali”, la concessionaria pubblicitaria di Ciociaria Oggi, l’omonimo sito web, QuiSette e QuiMagazine; 18.300 euro alla “Comunication srl”, concessionaria pubblicitaria de La Provincia e infine 23.180 euro alla cooperativa che edita il free-press Pertè, l’omonimo sito web e LazioTv. I 60.390 euro sono stati presi dall’affitto degli spazi per i distributori automatici di bevande e merendine.
 

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