Francesco Rutelli

Un anno dalla morte/ Costanzo e l’eredità che ha lasciato a chi ama Roma

Un anno dalla morte/ Costanzo e l’eredità che ha lasciato a chi ama Roma
di Francesco Rutelli
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Domenica 25 Febbraio 2024, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 00:03

Un anno dopo la morte di Maurizio Costanzo resta vivissimo il ricordo di una sensazionale carriera professionale. Si ripercorrono in questi giorni novità e scoperte da parte di un personaggio che ha inventato dei modi di coinvolgimento del pubblico, dal talk show all’”uno contro tutti”, che erano sconosciuti agli utenti della tv. Erano inarrestabili la curiosità e la sete di comunicazione di un uomo che non si stancava di scrivere (imperdibile e’ stata la sua rubrica quotidiana sul Messaggero), di realizzare rubriche radiofoniche, oltre a nuove trasmissioni televisive. 

Ma due aspetti della sua esperienza vengono spesso sottovalutati: l’amore per contribuire ad ampliare lo spazio pubblico, e il valore della sua romanità.

Un mese prima della sua morte, il 13 gennaio 2023, sono stato nuovamente a trovarlo nell’ufficio di Via Boezio, in Prati. Non era in gran forma, certo: ma ci siamo lasciati condividendo due iniziative che avremmo voluto realizzare insieme (chissà: un giorno e nel suo nome potrebbero vedere la luce). Normale, tra noi - mi chiese di sposarlo con Maria De Filippi in Campidoglio; e non dimentico le sue parole, ripetute più volte, sul compiere la scelta dell’adozione “dopo aver guardato gli occhi” di nostra figlia Serena, durante una vacanza ad Ansedonia.

Trent’anni fa, la sua inedita collaborazione con la nostra Amministrazione del Comune di Roma fu sorprendente: innovativa, gratuita, di grande valore sociale. Cito tre esempi: specialmente assieme a Gianni Borgna (e con Maurizio Venafro e Michele Civita) abbiamo dato vita al primo esperimento di Teatro nei quartieri delle periferie, ‘Tenda Comune’, che esordì con Vittorio Gassman al Casilino, e poi ebbe Paolo Rossi, Giobbe Covatta e Domenico Modugno e molti altri protagonisti di rango; non eventi isolati, ma la base per realizzare, nel tempo, i Teatri permanenti di Ostia, Tor Bella Monaca, o l’India. Questo modo di operare di Maurizio (‘Consigliere del Sindaco per la rinascita culturale delle periferie’) fu subito chiaro: il primo Gran Ballo di S. Stefano con tremila anziani si tenne nel mitico Teatro 5 di Cinecittà. Ma ancora più originali i suoi corsi (di vero e proprio public speaking) che tenne per i nostri amministratori, perché si esprimessero con chiarezza davanti ai cittadini - e a una telecamera. Costanzo avrebbe proseguito alcuni impegni con altre Amministrazioni. 
Sempre come prova della sua romanità (attenzione, non dico “romanisticita’”, perché in questo campo ci siamo presi in giro per una vita). Dalla scuola di Flaiano aveva preso l’ironia, e l’autoironia. Dall’amore per Roma, un’intransigente difesa della dignità della Città Eterna contro detrattori e stupidi diffamatori. Insomma: se molto ci manchi, Maurizio, molto, insieme, abbiamo imparato, e molti hanno vissuto con te preziose esperienze partecipative e creative.
 

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