Recovery, più fondi a sanità e opere. Cancellati i mini progetti

Recovery, più fondi a sanità e opere. Cancellati i mini progetti
di Andrea Bassi
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Giovedì 31 Dicembre 2020, 08:51 - Ultimo aggiornamento: 12:41

Il piano italiano di impiego dei fondi europei sarà modificato. Ma, almeno per ora, al Tesoro e al ministero degli Affari europei, non prevedono «stravolgimenti». I 52 progetti inseriti nella bozza del Recovery plan saranno sfoltiti. La decisione è di concentrarsi soprattutto sui grandi capitoli: la digitalizzazione della Pa, la transizione verde, le infrastrutture e la Sanità. Soprattutto quest'ultimo capitolo dovrebbe ricevere un incremento di risorse rispetto ai 9 miliardi previsti dalla bozza attuale. Innanzitutto ci sarà una sorta di consolidamento. Le risorse che in qualche modo riguardano la sanità (come per esempio la costruzione di nuovi ospedali), dovrebbero essere accorpate in un unico capitolo. Già con questa operazione, secondo il ministero dell'Economia, dovrebbe emergere che i fondi destinati alla salute non sono 9 miliardi, ma una quindicina. Ma soprattutto ci sarà lo sfoltimento di tutta una serie di mini progetti che hanno trovato spazio tra le 52 proposte della bozza italiana del Recovery plan e che verrebbero invece cancellate, magari rimandando il loro finanziamento ad altri strumenti. Ci sono, per esempio, i 140 milioni dell'agricoltura digitale che potrebbero essere finanziati dai fondi strutturali europei, i 220 milioni del piano Editoria 5.0, i 600 milioni per i microprocessori, i 220 milioni per le fonti rinnovabili in Sardegna e una miriade di altri stanziamenti minori che, tuttavia, se sommati permetterebbero di recuperare diversi miliardi di euro da destinare al rafforzamento dei capitoli più importanti. Se ne discuterà, comunque, nei prossimi giorni. Anche perché la soluzione tecnica per ribilanciare i finanziamenti come chiesto dai partiti della maggioranza, si incrocia inevitabilmente con la verifica politica. Gli incontri di ieri al ministero dell'Economia con il ministro Roberto Gualtieri e con Vincenzo Amendola, titolare degli Affari europei, sono stati a tratti molto accesi. Soprattutto quello con la delegazione di Italia Viva.

Gli attriti

Il momento di maggior attrito c'è stato quando i renziani hanno chiesto a Gualtieri di aumentare la quota di prestiti europei da destinare ad investimenti «aggiuntivi» e non solo per sostituire fondi nazionali con fondi comunitari.

Su questo punto il ministro dell'Economia ha eretto un muro. Dei 127 miliardi di prestiti, l'Italia ne userà 55 per nuovi progetti, mentre il resto sarà usato per pagare con i soldi europei opere già finanziate con risorse nazionali. Oltre, secondo Gualtieri, non si può andare. Anche perché uno degli impegni presi dal Paese resta la riduzione del debito pubblico. Le distanze rispetto alle richieste di Italia Viva, insomma, restano ampie («un abisso» hanno fatto sapere i renziani dopo l'incontro.

Secondo fonti del governo, invece, molte delle questioni sollevate troverebbero risposta già nel cronoprogramma degli interventi fatto circolare ieri e che aggiorna le vecchie bozze dei giorni dentro. All'interno ci sono molte conferme, dai fondi per allungare il superbonus del 110%, ai nuovi parametri per accedere agli incentivi di transizione 4.0 per le imprese (il target dichiarato sono 60 mila aziende). Coi sono due miliardi e 640 milioni aggiuntivi per accelerare sulla banda ultralarga e avviare già nel 2021 la copertura del 10% di scuole, strutture sanitarie, musei, e anche di 30 mila km di strade extraurbane.

Le assunzioni

 

Ci sono 2 miliardi per un piano di assunzioni straordinarie nella Pubblica amministrazione e per la formazione sia dei dirigenti che dei pubblici dipendenti. I primi bandi di concorso, secondo il cronoprogramma, sarebbero previsti per il secondo trimestre del 2021. Ci sono poi, 3,5 miliardi per cultura e turismo tra interventi di restauro nelle principali città italiane, miglioramento nella fruizione dell'intero patrimonio culturale italiano tra digitalizzazione ed eliminazione delle barriere fisiche, nuovi teatri di posa per calamitare nuove produzioni cinematografiche, riqualificazione dei centri storici dei borghi ma anche delle periferie e una spinta al turismo lento che passa anche per il recupero delle linee ferroviarie storiche. Un progetto dal nome Space economy, costellazione satellitare e Inot da 900 milioni di euro per intervenire con incentivi finanziari per favorire gli investimenti nel settore aerospazio, realizzati da imprese che non riescono a trovare opportunità di finanziamento nel mercato. Ma, almeno fin quando non saranno sciolti i nodi politici, l'intero progetto messo a punto da Tesoro, Palazzo Chigi e ministero delle politiche Comunitarie, resta scritto sull'acqua.

 

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