Forum Italia-Giappone al via. Di Santo: focus sulla transizione energetica

Daniele Di Santo
di Andrea Bassi
4 Minuti di Lettura
Venerdì 25 Novembre 2022, 21:35

Unire tradizione e modernità, e coniugare il meglio degli stilemi di Italia e Giappone in un ponte culturale ed economico all’insegna della sostenibilità e della transizione ecologica. Nasce nell’ottica della collaborazione e dell’innovazione la Decima riunione del Forum Italia-Giappone, organizzato il 15 dicembre dalla Japan Italy Economic Federation - JIEF, associazione che vede tra i fondatori Daniele Di Santo, imprenditore ed esperto in politiche pubbliche che da anni vive a Fukuoka insieme alla sua famiglia, dove ha costruito una storia di successo.

Dottor Di Santo, tra qualche giorno partirà il Forum Italia-Giappone. Com’è scaturita l’idea di questo formato?

"Il Forum nasce come logica conseguenza della creazione della Japan Italy Economic Federation che si occupa principalmente di promuovere le relazioni politiche Italia-Giappone, coordinando un gruppo di lavoro di cui fanno parte autorevoli esponenti di entrambi i paesi, e di supportare università e organizzazione italiane senza trascurare la formazione di giovani talenti. In questo quadro nel 2013, grazie anche al sostegno e al prezioso contributo della comunità d’affari e delle autorità locali, è nato il Forum Italia Giappone, un appuntamento annuale che da dieci anni raccoglie esponenti del mondo economico, istituzionale e politico, con l’obiettivo di un dialogo costante tra i due paesi".

Su cosa si concentrerà l’edizione di quest’anno?

"Quest’anno celebriamo cifra tonda, la decima riunione del Forum Italia Giappone e per questo abbiamo deciso di dedicare l’edizione alla transizione ecologica, mai così importante e al centro delle politiche di tutti i paesi del mondo. Una vera e propria sfida che anche Italia e Giappone sono chiamate a raccogliere nell’ottica di innovare e rinnovare il sistema industriale economico, sociale e ambientale di ciascun paese. L’autosufficienza alimentare, le comunità energetiche rinnovabili, le nuove tecnologie, ma soprattutto la sicurezza nazionale saranno al centro dell’incontro, senza trascurare, naturalmente, la sostenibilità: basti pensare che Italia e Giappone sono accomunate da un triste primato, il tasso di natalità più basso al mondo, pur in un quadro di grandi capacità e dinamicità del sistema economico e manifatturiero".

Qual è il progetto di cui va più fiero realizzato negli ultimi anni?

"In questi anni, con la Di Santo Corporation, ho portato avanti diversi progetti a cui sono molto legato: il primo è senza dubbio Kimonissimo, brand di moda che produce cravatte, stoffe, maschere e accessori realizzati a mano, utilizzando macchinari dello scorso secolo, gli ultimi modelli in commercio della Toyota nel 1906 prima che l'azienda puntasse il suo core business sulle automobili.

In questa realtà ho cercato di coniugare tradizione e modernità prendendo il meglio delle qualità tessili di Italia e Giappone. Lo stesso ho cercato di fare ad Aso nella prefettura di Kumamoto dove abbiamo inaugurato appena un anno fa il caseificio e il complesso commerciale ‘Aso Milk Factory’, primo tassello della ‘Italian Food Valley’ un progetto che prevede la produzione in loco di prodotti tipici della tradizione italiana (formaggi, salumi, farine, vini), ma anche punti di importazione delle eccellenze made in Italy, compresi macchinari e attrezzature italiane che verranno impiegate negli stabilimenti produttivi. Sono particolarmente legato a quest’ultimo progetto perché nasce sulla scia degli aiuti che la Di Santo Corporation ha voluto portare alla prefettura di Kumamoto a seguito del terribile terremoto del 2016. Nel concreto abbiamo organizzato per una delegazione di lavoratori un soggiorno-visita di un mese presso un caseificio in Lombardia dove hanno potuto studiare e acquisire le tecniche casearie italiane al fine di poterle riportare in Giappone. Cerchiamo, insomma, di unire il meglio dei due paesi che hanno molto in comune, soprattutto per la tradizione, anche a livello culinario, un elemento che vogliamo fortemente valorizzare, anche grazie allo stretto rapporto di collaborazione che abbiamo con la Cia-Agricoltori italiani".

Come è nata la sua “avventura” in Giappone?

"Dopo aver conosciuto Tomomi, una ragazza giapponese che poi sarebbe diventata mia moglie, nel 2006 ho deciso di lasciare Roma per cominciare un nuovo capitolo della vita lontano da casa: in Giappone. Nel 2007 ho avviato l’agenzia di consulenza Di Santo Consulting, divenuta poi nel 2010 società per azioni, la “Di Santo Corporation”, oggi leader nella consulenza ad aziende ed enti pubblici giapponesi e italiani per la pianificazione di nuovi progetti e investimenti, in particolare nei settori della politica e comunicazione, dell’ambiente, della tecnologia e della valorizzazione del territorio"

© RIPRODUZIONE RISERVATA